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Bruxelles non vuole sentire ragioni. L'Ue tira dritto sugli asset russi: "Per finanziare l'Ucraina non ci sono alternative"

Bruxelles non vuole sentire ragioni. L'Ue tira dritto sugli asset russi: "Per finanziare l'Ucraina non ci sono alternative"

Politica estera

15/12/2025

Da La Notizia

Dario Conti

Kallas ribadisce che l'Ue tira dritto sugli asset russi: "Non ci sono alternative per finanziare Kiev". Irritazione per il no italiano.

L’Ue tira dritto. Sugli asset russi non si torna indietro per Bruxelles, con le principali cancellerie che non nascondono l’irritazione nei confronti dell’Italia per i suoi dubbi sulla questione su cui dovrà decidere il Consiglio europeo. La linea di Bruxelles l’ha ribadita anche questa mattina, arrivando al Consiglio Esteri, l’Alto rappresentante Kaja Kallas: “Le altre opzioni non funzionano, già due anni fa ho proposto gli Eurobond per sostenere l’Ucraina ma non c’è l’unanimità”.

Kallas ha spiegato come si uscirà dall’impasse per superare l’opposizione di alcuni Paesi, tra cui l’Italia: “La proposta sui prestiti può essere approvata a maggioranza qualificata, non pesa sui nostri contribuenti e lancia un messaggio, se si causano tutti questi danni a un altro Paese, si deve pagare per i risarcimenti”.

Asset russi, l’Ue tira dritto

Kallas ha spiegato che ci sono diverse opzioni sul tavolo e verranno discusse nel vertice di giovedì, con una certezza: “Non lasceremo la riunione prima di aver ottenuto risultati, prima di aver preso una decisione sui finanziamenti per l’Ucraina. L’opzione più credibile è il prestito di riparazione, ed è su questo che stiamo lavorando. Non ci siamo ancora arrivati, ed è sempre più difficile, ma stiamo lavorando”. Quella appena iniziata sarà quindi la “settimana decisiva” per i finanziamenti all’Ucraina.

Il prestito attraverso gli asset russi viene ritenuto “difficile”, considerando le “pressioni” che arrivano in questi giorni. Eppure Kallas non ha dubbi, visto che le altre opzioni “non stanno funzionando”. L’Alto rappresentante ha anche spiegato un altro passaggio fondamentale: il prestito attraverso gli asset russi congelati “non proviene dal denaro dei nostri contribuenti” e “manda anche un segnale chiaro: se causi tutti questi danni a un altro Paese, devi pagare le riparazioni”.

Ieri da Bruxelles è stato ribadito che la soluzione con “maggiori consensi” per finanziare l’Ucraina resta quella degli asset russi. E non viene nascosta una certa irritazione verso l’Italia, soprattutto da Francia e Germania, che dovrebbero farlo notare anche durante il vertice dei volenterosi a Giorgia Meloni.

Per l’Ue tornare indietro sul tema sarebbe un segnale di debolezza e un regalo al presidente russo, Vladimir Putin. E poi puntare sugli asset russi vorrebbe dire finanziare Kiev con soldi non degli Stati membri. Resta da trovare una soluzione soprattutto con il Belgio, che detiene 185 su 210 miliardi di asset congelati: un’idea potrebbe essere quella di sollevare i singoli Paesi dalla responsabilità legale. Insomma, l’ipotesi più probabile è che l’Ue vada avanti sulla strada intrapresa anche con il no di Italia, Belgio e degli altri Stati membri che esprimono dubbi sull’operazione.

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