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Bugie sul blocco ucraino del gas russo all’Europa

Bugie sul blocco ucraino del gas russo all’Europa

Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa ripesca la celebre frase della scrittrice britannica Charlotte Brontë: «Con amici così chi ha bisogno di nemici?». I tranquillizzanti annunci dell’Unione Europea al gas russo bloccato dall’Ucraina mentre da subito ci piombano addosso rincari sempre più pesanti a colpire famiglia ed aziende. L’amico peggiore del nemico, in questo caso. Prima la spinta e poi gli applausi alla decisione di Kiev da parte degli Stati Uniti e, paradossalmente, dell’Unione Europea. Contro Mosca o contro chi altro?

Interesse economico Usa, Unione europea a perdere

«Se Washington ha tutto l’interesse a privare di fornitori competitivi il mercato energetico europeo per imporci l’acquisto del suo costoso GNL (tema sostenuto prima da Barack Obama, poi da Joe Biden e che Donald Trump ha già anticipato) c’è da porsi qualche domanda sul ruolo della UE deciso dalla Commissione Von der Leyen 1 e 2, pronta a sacrificare gli interessi dei suoi stati membri pur di difendere quelli di Washington e Kiev». Accuse pesanti ma giustificate.
La timida reazione dell’Unione e del governo tedesco dopo la distruzione dei gasdotti Nord Stream nel settembre 2022, attacco strategico alla Germania e all’Europa, addirittura col plauso di alcuni membri di NATO e UE. Attacco compiuto forse degli ucraini, più probabilmente dagli anglo-americani con qualche alleato del Nord Europa, ma certamente non dai russi.

Guerra al mercato energetico europeo

L’11 gennaio la Difesa di Mosca ha denunciato come «terrorismo energetico» il fallito attacco di 9 droni ucraini alla stazione di compressione Russkaya del gasdotto Turk Stream a Gai-Kodzor, nel sud della Russia. Il TurkStream che attraversa i fondali del Mar Nero e raggiunge il territorio turco sul continente europeo, è l’ultimo gasdotto ancora funzionante che trasporta il gas a Serbia e Ungheria.
Budapest ha definito l’incursione ucraina un attacco alla propria sovranità. «Ci aspettiamo che tutti rispettino la sicurezza e la funzionalità del gasdotto Turk Stream», affermato il ministro degli Esteri di Budapest, avvertendo che «la sicurezza energetica è una questione di sovranità e qualsiasi azione che minacci il nostro approvvigionamento energetico deve essere vista come un attacco alla sovranità».

Russia contro il mandante Usa

Per il portavoce del Cremlino, è essenzialmente una continuazione della linea di terrorismo energetico che Kiev segue, «apparentemente sotto la supervisione di amici stranieri, da molto tempo». Il riferimento è agli Stati Uniti e in particolare all’amministrazione Biden, che ha imposto nuove sanzioni al settore petrolifero russo a pochi giorni dalla sua uscita di scena con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il 20 gennaio.
«Avevamo previsto – ha aggiunto Peskov – che fino all’ultimo giorno della sua permanenza alla Casa Bianca, Biden e la sua amministrazione avrebbero fatto di tutto per lasciare l’eredità peggiore in termini di relazioni bilaterali con la Russia. Stanno seguendo questa linea». Vecchia storia insomma, già da Obama che nel 2014 venne in Europa a esortarci a rinunciare al gas russo sostituendolo con il molto più caro GNL statunitense.

Cornuti e mazziati dai nostri alleati

Nel 2022, subito dopo la decisione della Ue di fare a meno in pochi anni dell’energia fornita da Mosca, l’Amministrazione Biden, con la Legge per la Riduzione dell’Inflazione, incentiva le aziende europee a trasferirsi negli USA, dove «l’energia costa 5 volte meno». Cornuti e mazziati. Allora i ministri dell’economia di Francia e Germania protestarono, «flebilmente e senza nessun risultato concreto». In attesa di vedere in azione la nuova amministrazione, Trump ha già dichiarato che l’Europa deve acquistare il GNL americano se vuole evitare dazi commerciali.
Al di là dei ben chiari intenti statunitensi, l’attacco al Turk Stream, come prima quello al Nord Stream e lo stop ai flussi sul gasdotto che attraversa l’Ucraina, costituisce una minaccia diretta all’Europa e alla sua economia, non a caso in una grave crisi dall’inizio del conflitto.

Europa di pasta frolla

Anche nel caso dell’attacco al Turk Stream la reazione della Commissione Ue è stata di circostanza: «Ogni attacco a infrastrutture energetiche è qualcosa di preoccupante». L’Ucraina non dice, «Ma ovviamente continuiamo a monitorare la situazione per quanto riguarda qualsiasi problema di sicurezza e fornitura in Ucraina, Moldavia e ogni Paese membro», dichiara la portavoce della Commissione europea per l’Energia, Anna-Kaisa Itkonen. Caricaturale.
Nessun monito a Kiev affinché nella guerra alla Russia eviti di provocare danni alla UE e ai Paesi che tanto hanno dato in termini politici, economici e militari alla causa ucraina. Tra l’altro le ultime sanzioni statunitensi alla Russia stanno provocando danni all’Europa anche sul fronte petrolifero.

Prepotenza criminale o stupidità?

Secondo un’analisi della Lloyd’s List Intelligence, circa il 35% delle 669 petroliere utilizzate per il trasporto di petrolio russo, venezuelano e iraniano sono ora soggette a sanzioni imposte da Stati Uniti, Regno Unito o Unione Europea. Risultato, meno navi nel mercato globale, e prezzi aumentati del 39% dal 10 gennaio raggiungendo 37.800 dollari al giorno. Nuove sanzioni che riducono il petrolio sul mercato significano costi più alti per tutti coloro che importano greggio, Europa in testa.
Le recenti iniziative statunitensi e ucraine sul fronte energetico penalizzano tutta l’Europa dove, nel 2024, la produzione industriale è diminuita dell’1,9% nell’area dell’euro. Ufficio tedesco di statistica: «il volume degli ordini delle imprese industriali tedesche è diminuito del 5,4% a novembre».

Europa a precipizio verso la recessione

Gli ordini per mezzi di produzione sono diminuiti del 9,4% gli ordini di beni di consumo diminuiti del 7,1%: «mentre la Germania è colpita da un’ondata record di fallimenti». 364 grandi aziende fallite nel 2024, il 30% in più rispetto al 2023 per lo più nei settori edile, sanità, ingegneria meccanica, automobilistico. Quest’anno i fallimenti aumenteranno di un altro 25-30%. E nel 2024 il PIL tedesco è sceso dello 0,2 dal 2023. E nella Germania in campagna elettorale, la leader del partito BSW, Sahra Wagenknecht, ha affermato che le sanzioni a Mosca sono funzionali solo all’economia statunitense.
«Le sanzioni non hanno nulla a che fare con la moralità, non hanno nulla a che fare con i diritti umani, non hanno nulla a che fare con l’amore per la pace, sono semplicemente un programma di stimolo economico per l’economia statunitense e un programma micidiale per le aziende tedesche ed europee».

Per tutti noi, la virtù del dubbio

In un momento di grave crisi continentale e in vista di possibili contrasti con l’Amministrazione Trump (per la minaccia di dazi, espansionismo geografico o la pretesa che gli stati europei dedichino alla Difesa il 5% del PIL), appare evidente che se la UE non supporta la crescita degli stati membri garantendo piena democrazia e interessi energetici, allora quali interessi persegue? Di fronte alle iniziative di Washington e Kiev, il dubbio politico diventa obbligo. Con amici così chi ha bisogno di nemici?

21/01/2025

da Remocontro

rem

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