16/09/2025
da Il Fatto Quotidiano
di Andrea Tundo
La denuncia dei Sudd Cobas contro la titolare della fabbrica che confeziona capi per le griffe del lusso
Chiedevano diritti, hanno ricevuto calci e pugni e il loro gazebo è stato distrutto. Direttamente dalla titolare e da persone a lei vicine, secondo la denuncia dei Sudd Cobas. C’è un video brutale a sostenere la denuncia del sindacato riguardo a quanto accaduto in una fabbrica di confezioni di moda a Montemurlo, in provincia di Prato. Lo stabilimento è de L’Alba Srl, spiegano i Sudd Cobas, e gli operai sono stati presi a cazzotti durante un presidio con il quale cercavano di rivendicare i loro diritti.
L’aggressione è avvenuta nelle prime ore del mattino di martedì, mentre all’esterno dei capannoni dello stabilimento era in corso la protesta di 18 operai per lo più di origine pakistana, afgana e bengalese. “Un lavoratore è rimasto a terra dopo essere stato colpito più volte. L’hanno dovuto portare via in ambulanza”, sottolineano i Sudd Cobas. “Gli operai presi a cazzotti non lavorano per una confezione cinese, ma cuciono e stirano capi di abbigliamento di importanti brand della moda, quelli che in negozio arrivano a costare quanto un loro stipendio”, sottolinea il sindacato ricordando che “diritti negati, società che chiudono e riaprono sotto altri nomi e violenza contro chi protesta: succede questo nella giungla di appalti e subappalti della moda Made In Italy”.
I brand committenti, accusa Sudd Cobas, “non pensino di essere estranei” perché “quello che è accaduto a L’Alba Srl li riguarda direttamente. Prato non può più essere la città dei diritti negati e della violenza contro chi sciopera”. Quindi hanno rivolto un appello “a tutta la cittadinanza, alla società civile e alle istituzioni a reagire” di fronte alle immagini: “Siamo pronti alla mobilitazione”.
Il presidio andava avanti da diversi giorni per contrastare il tentativo dell’azienda di esternalizzare nuovamente la formale assunzione dei lavoratori, raggiunta pochi mesi fa, dopo che per lungo tempo gli operai erano stati formalmente assunti da un’altra società pur lavorando nello stabilimento L’Alba e sotto la sua direzione, avevano denunciato i Sudd Cobas. “A loro era applicato il contratto collettivo nazionale Pulizie, nonostante si trattasse di addetti allo stiro e al cucito, e alle paghe da fame si sommavano straordinari non pagati (erano costretti a lavorare gratuitamente tutti i sabati, ndr) e precarietà”, aveva spiegato Francesca Ciuffi di Sudd Cobas ai microfoni di Controradio alcuni giorni fa.