ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

In cammino verso gli Stati generali della giustizia climatica e sociale

In cammino verso gli Stati generali della giustizia climatica e sociale

"Battezzati" da Greta Thunberg, gli Stati generali della giustizia climatica e sociale mettono al centro i protagonisti della vertenza Gkn

Gli Stati generali della giustizia climatica e sociale: a lanciare l’idea è stato mesi fa il collettivo Gkn, nato dalla lotta per impedire la chiusura della fabbrica Gkn di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Matteo Cini, ricercatore in Fisica dei cambiamenti climatici, fa parte del Gruppo solidali Gkn che sostiene la causa dei lavoratori. È fra i coordinatori del percorso verso gli Stati generali.

Perché gli Stati generali della giustizia climatica e sociale?

C’è stato un elemento di contingenza dal quale poi è scaturito un percorso. La contingenza è stata la visita di Greta Thunberg a Gkn a ottobre 2024. Quell’evento servì a innescare un ragionamento, e poi appunto un percorso, a partire da una considerazione: l’evidenza del fatto che stiamo entrando sempre più dentro la crisi climatica. Lo scorso inverno, poi, abbiamo organizzato una delle primissime iniziative in cui ha cominciato a prendere forma tale percorso. In quattro tappe, a Venezia, Firenze, Bologna e Roma, è venuta in Italia a raccontarci la sua esperienza un’associazione valenciana che si era attivata per portare aiuto alla popolazione vittima delle alluvioni dell’autunno del 2024.

Come mai la scelta di unire clima e sociale?

Perché il nostro obiettivo è manifestare il carattere sociale della crisi climatica. Al riguardo quelli scientifici rischiano a volte di rimanere concetti un po’ astratti, mentre vogliamo evidenziare gli impatti concreti della crisi sulla vita delle persone. Come le conseguenze di un’ondata di calore in termini di peggioramento delle condizioni di vita e salute, o di rischi sul lavoro. Un segnale importante in tal senso ci è arrivato dall’associazione valenciana che citavo. Era attiva su temi sociali, non direttamente su questioni legate ad ambiente o clima. Però in occasione dell’alluvione si è riorganizzata: nell’immediato per dare centralità al sostegno alla popolazione, poi per presidiare l’utilizzo dei fondi pubblici destinati alla ricostruzione. E alla fine ha inserito fra le sue priorità proprio la crisi climatica.

Si può dire che uno dei messaggi centrali degli Stati generali è che la transizione dev’essere spinta dal basso?

Gli Stati generali sono un tentativo di fare sintesi fra l’imminenza della crisi e la preoccupazione per una transizione ecologica dall’alto, diretta e governata dalle istituzioni pubbliche europee, che ha fallito. Lo confermano i dati sulle emissioni di CO2, che non si sono assestate ma continuano a crescere. Il fatto che oggi in Europa non si parli più di Green Deal ma di Rearm Europe è il chiaro segnale che quel percorso, che comunque non aveva prodotto gli effetti sperati, non esiste più. Per cui dobbiamo essere consapevoli che sì, se vogliamo la transizione dobbiamo costruirla dal basso.

Con quali realtà state collaborando?

Oltre a Gkn e Bologna for Climate Justice (che lo scorso anno col supporto fra gli altri di Git Banca Etica Bologna ha promosso la Climate Justice Universityndr), su questo percorso si stanno affacciando tanti soggetti diversi. Tra cui Mondeggi Bene Comune di Firenze, realtà di Roma che fanno capo a Reset against the war (Rete per lo sciopero sociale, ecologista e transfemminista contro la guerra), reti contadine da Bari e Palermo, collettivi universitari da Venezia e Pisa. Molto presenti anche Extinction Rebellion Italia e Fridays for Future Italia. L’idea è aggregare una rete che unisca le esperienze dal basso più importanti.

C’è già una data per gli Stati generali della giustizia climatica e sociale?

Per ora l’ipotesi è organizzare un weekend questo settembre. Il luogo potrebbe essere Gkn stessa. Ma molto dipenderà da cosa sarà successo nel frattempo riguardo alla ex-Gkn (si attende la partenza del consorzio industriale pubblico-privato che potrebbe rilanciare l’attività produttiva di Gkn, con diversi Comuni che hanno già formalmente dato la propria disponibilità, ndr), di cui l’11-12 luglio con una serie di manifestazioni si è ricordato il quarto anno dall’inizio della vertenza. Un esito positivo di quella vicenda darebbe una grossa spinta all’intero percorso. E il caso Gkn sarebbe un ottimo esempio da utilizzare sia per la narrazione, sia per dimostrare come si può fare la transizione dal basso.

Che risultati auspicate possano produrre gli Stati generali della giustizia climatica e sociale?

Questa sarà appunto la questione al centro degli Stati generali. L’idea è quella di organizzare un incontro ampio e una discussione ricca, partendo dai principi ma individuando dei punti di caduta: quali progetti mettere in campo, a quali campagne aderire, come coordinare l’azione di realtà che finora hanno avuto esperienze soprattutto locali. Sicuramente un obiettivo è quello di affinare l’elaborazione della visione sociale della crisi climatica, alimentando e costruendo un immaginario. Ma non si potrà restare solo al livello di narrativa e occorrerà definire obiettivi comuni, generali e tematici.

Negli ultimi incontri abbiamo parlato molto di energia e guerra, non solo in termini di campagne ma anche, riguardo all’energia, di pratiche. Come le Cer (Comunità energetiche rinnovabili), i diversi modi di immaginare gli spazi cittadini, l’uso del suolo, la riforestazione urbana. Senz’altro si dovrà fare uno sforzo per condensare l’impegno delle varie realtà partecipanti su alcuni cardini principali, producendo una sorta di manifesto della giustizia climatica e sociale. Fondamentale resta comunque il grande insegnamento dell’esperienza Gkn: la necessità di convergere davanti all’urgenza della crisi climatica. Tanto più se diventa anche una crisi umanitaria di fronte alle guerre.

06/08/2025

Da Valori

Andrea Di Turi

share