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Caos-Ucraina: Putin incontrerà Zelensky? Forse entro agosto

Sorrisi

Caos-Ucraina: Putin incontrerà Zelensky? Forse entro agosto

Politica Estera

19.08.2025 

da Remocontro

Piero Orteca

Putin incontrerà Zelensky, forse. Putin: bilaterale con Zelensky entro agosto. Il presidente ucraino: ‘Entro 10 giorni gli alleati occidentali formalizzeranno le garanzie di sicurezza per noi’. Oggi il Consiglio europeo.E gli Stati Uniti «forniranno tutte le possibili garanzie di sicurezza all’Ucraina». Ma, attenzione ai dettagli, come scrive il Wall Street Journal: «In un accordo simile alla Nato, guidato dall’Europa». ‘Articolo 5 compreso’.

Il fardello dell’Articolo 5

Articolo 5 del Patto atlantico. Quello che prevede l’entrata in guerra immediata dei sottoscrittori, a sostegno dell’aggredito. Italia compresa. Insomma, bisogna parlare chiaro ai cittadini, spiegando quello che si firmerebbe. Tradotto: grandi onori, più oneri, e maggiori responsabilità politiche e finanziarie per il Vecchio continente. Intanto, il conflitto continua, come prima, se non peggio. Questa la sintesi dei ‘risultati’ che sarebbero stati raggiunti dal vertice di Washington, sulla possibilità di chiudere la guerra in Ucraina, così come sono stati annunciati (significativamente) dal Segretario generale della Nato, Mark Rutte. A dimostrazione che ormai il vero scontro, di fatto, è pericolosamente diventato quello tra Occidente e Russia. Fatto sta che questa narrativa ‘ottimistica’, sui progressi dell’incontro tenutosi nello Studio Ovale, non è stata confermata dal Cremlino. «I presidenti si sono espressi a favore della prosecuzione dei negoziati diretti tra le delegazioni della Federazione Russa e dell’Ucraina – ha dichiarato l’agenzia di stampa statale russa Tass citando il Cremlino. E aggiungendo che Putin e Trump hanno discusso l’idea di aumentare il livello dei negoziati diretti russo-ucraini». Non è esattamente quanto annunciato da Rutte.

Bailamme diplomatico

A conforto di questa tesi ‘minimalista’ e ad aumentare il bailamme diplomatico c’è anche la dichiarazione del Segretario di Stato, Marco Rubio. «Stiamo lavorando ora per cercare di organizzare un incontro (a due n.d.r.), il che sarebbe di nuovo senza precedenti. E poi, se andrà bene, speriamo che il prossimo incontro sarà tra i Presidenti Putin, Trump e Zelensky, dove pensiamo di finalizzare un accordo». Tutto è ancora in aria, dunque. In ogni caso, le linee guida della futura trattativa bilaterale, tra Kiev e Mosca, sono state concordate direttamente da Trump con Putin via telefono, dopo che il Presidente americano si era confrontato prima con Zelensky e poi anche con i leader europei. Alla Casa Bianca erano presenti, oltre a Rutte, anche il francese Emmanuel Macron, il britannico Keir Starmer, il tedesco Friedrich Merz, l’italiana Giorgia Meloni, la Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen e il Presidente finlandese, Alexander Stubb.

Ancora ‘guerra fino alla vittoria’

Mentre Starmer si è dichiarato ‘soddisfatto’ dagli esiti del vertice, Merz e Macron non hanno perso occasione di remare contro. Il Cancelliere tedesco, una delle voci più militariste della «nuova Europa», ha detto che per Kiev rinunciare al Donbass sarebbe come per gli Usa staccarsi dalla Florida. Per cui, secondo lui, bisogna continuare a combattere per una pace giusta”, o fino alla vittoria. Gli ha fatto eco Macron, dicendo che non appena ci sarà un qualsiasi trattato, la migliore garanzia per l’Ucraina sarà quella di «accogliere truppe occidentali a sua difesa». Un’idea che ricorda parecchio quella dell’Ucraina «porcospino d’acciaio», inondata di armi e missili europei, proposta dalla Von der Leyen. Una narrativa che sembra fatta apposta per incarognire ancor di più i russi, e convincerli che l’unica strada praticabile è quella di continuare la guerra all’infinito. Oggi gli europei faranno un ‘briefing’ per stabilire il da farsi, anche se pare di capire che, con queste premesse, dovranno per forza alzare il livello dello scontro con Mosca e la portata del loro coinvolgimento

All’ultimo sangue, ma ucraino

È l’Europa, in questo momento, a frenare sulle possibili trattative dettando di fatto a Zelensky delle condizioni preliminari “non negoziabili”. Una prova? Ecco ciò che ha scritto il Presidente ucraino prima del vertice: “Il nostro obiettivo principale è una pace affidabile e duratura per l’Ucraina e per l’intera Europa. Ed è importante che lo slancio di tutti i nostri incontri porti proprio a questo risultato. Sappiamo che non dovremmo aspettarci che Putin abbandoni volontariamente l’aggressione e i nuovi tentativi di conquista. Ecco perché la pressione deve essere efficace, e deve essere una pressione congiunta: da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, e da parte di chiunque nel mondo rispetti il diritto alla vita e l’ordine internazionale. Dobbiamo fermare le uccisioni e ringrazio i nostri partner che stanno lavorando per questo e, in ultima analisi, per una pace affidabile e dignitosa. Insieme ai leader di Finlandia, Regno Unito, Italia, Commissione Europea e Segretario Generale della Nato, abbiamo coordinato le nostre posizioni in vista dell’incontro con il Presidente Trump. L’Ucraina è pronta per una vera tregua e per stabilire una nuova architettura di sicurezza. Abbiamo bisogno di pace”.

Il vero colloquio di ieri

Riflessionenon facciamoci ingannare dalla pomposa missione diplomatica, che le Cancellerie del Vecchio continente hanno organizzato in quattro e quattr’otto per salvarsi la faccia: l’Europa a Washington non contava niente. Il copione che disegna l’epilogo della guerra in Ucraina era già scritto da un pezzo e Trump e Putin lo hanno solo idealmente controfirmato in Alaska. Ieri, il ‘vero colloquio’, alla base di tutto l’affaire, è stato quello svoltosi a tu per tu, tra il Presidente americano e Volodymir Zelensky. Certo, molto più cordiale e ‘soft’ nelle forme di quello di alcuni mesi fa, ma decisamente più duro nella sostanza. Almeno da parte di Trump. Ciò che è venuto dopo, cioè il confronto con i leader europei e le solenni dichiarazioni ricche di patriottici endecasillabi, è tutta fuffa per le agenzie di stampa e per i fotografi. E, se vogliamo, è anche una mezza àncora di salvezza lanciata dalla Casa Bianca ai suoi fibrillanti alleati, rimasti in mezzo al guado a dover spiegare ai propri elettorati la ‘ratio’ di stratosferiche spese militari, a fronte di una pace (mai tanto temuta) che sembrava avvicinarsi. Il mondo sottosopra, insomma.

I punti chiave a Zelensky

Vediamo allora quali sono i due punti-cardine, proposti congiuntamente da Trump e Putin per avviare concretamente trattative di pace, così come il Presidente Usa li ha comunicati a Zelensky. Il Wall Street Journal scrive: «Trump non ritiene necessario un cessate il fuoco, prima di discutere un accordo di pace definitivo, sebbene l’idea gli piaccia in linea di principio perché fermerebbe le uccisioni». «Possiamo pensare a un’intesa – ha detto – in cui si lavori a un accordo di pace. Mentre combattono, però, devono combattere. Strategicamente, questo potrebbe essere uno svantaggio per una parte o per l’altra». Questa presa di posizione riecheggia l’ostruzionismo del Cremlino, che teme che la pausa sia invocata dall’Europa non per finalità umanitarie, ma con l’obiettivo di riarmare Kiev e ripartire al contrattacco. In effetti, sia il francese Macron che il tedesco Merz hanno molto insistito su questo punto. I russi dicono che gli europei sono in malafede, sanno di essere in difficoltà sul campo di battaglia e cercano di ‘barare’.

Gli Usa sempre in Ucraina

Sempre il WSJ afferma, come abbiamo visto, che «gli Stati Uniti avranno un ruolo nelle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Trump ha lasciato aperta la porta a un possibile ruolo militare degli Usa, previsto da qualsiasi clausola di sicurezza che Washington e le capitali europee potrebbero offrire a Kiev». Di nuovo, non c’è proprio niente altro. La trasvolata, scomposta e precipitosa, dei leader europei a Washington può avere diverse chiavi di lettura. Ma sicuramente, anche agli osservatori meno attenti, non sfuggirà il fatto che questo viaggio per ‘accompagnare’ Zelensky alla Casa Bianca è una clamorosa ammissione di debolezza e di impotenza. I ‘volenterosi’, l’UE più il Regno Unito, dopo essersi esposti sempre più apertamente nella guerra in Ucraina, ora si ritrovano col classico cerino in mano.

Tutti col cerino in mano

L’equazione, per la quale ci si affanna a trovare una soluzione nel chiuso delle Cancellerie, è straordinariamente complicata: come chiudere una guerra, che l’Occidente ha stra-finanziato per anni, con i miliardi dei contribuenti, e che ha sempre proclamato ai quattro venti che avrebbe vinto ‘per procura’? Le sanzioni economiche avrebbero dovuto annichilire Putin. E il suo popolo, stanco, vessato e roso dai morsi della fame, lo avrebbe dovuto cacciare a pedate nel sedere. Bene, l’ultima rilevazione dell’Istituto ‘Levada’, ritenuto serio e affidabile in tutto l’Occidente, ha detto che il leader del Cremlino viaggia sempre su un ‘job approval’, una percentuale di approvazione, che sfiora l’85%. Altro che colpo di Stato! Si tratta solo di una legnata in testa a tutti quegli strateghi del piffero, che parlano di Russia e dei russi senza conoscerne storia, usanze e, soprattutto, qualità e difetti. L’errore? Credere che il mondo sia tutto fatto come quello che si vede dalla prospettiva di Washington o di Bruxelles. E credere che i potenziali avversari debbano per forza pensare con la stessa logica che usiamo noi. La storia è piena di guerre e di massacri, scatenati da una parola sbagliata. Anzi, incompresa.

Narrazione monocorde sbagliata

Per tre anni e mezzo la narrativa americana ed europea è stata monocorde: le sanzioni avrebbero messo in ginocchio la Russia e tutti quei Paesi che avessero osato commerciare con lei, facendo una sorta di ‘mercato nero’. Non poteva funzionare, perché non ha mai funzionato nella storia. È vero, l’economia di Mosca è in gravi difficoltà, ma è resiliente e riesce a tirare avanti. Ma quello che è peggio e che ci sta coalizzando contro tutto il Sud del mondo, colpito di rimbalzo dalla stretta finanziaria e commerciale nei confronti della Russia. Basti solo pensare alla strategia punitiva dei ‘dazi secondari’, applicati ai Brics e principalmente all’India. Una sciocchezza geopolitica immane, una catastrofe diplomatica che rischia di isolare gli Stati Uniti e l’Europa dei ‘volenterosi’, neocolonialisti e guerrafondai che gli vanno appresso.

Classe politica europea a rischio

  • Certo, se veramente ci fossero dei passi avanti verso la pace, queste elites, che le diverse congiunture astrali hanno portato al potere, dovrebbero dare ai loro popoli delle risposte chiare e immediate. Perché hanno scelto tutti all’improvviso, sincronicamente, di svenare i loro Paesi per spendere e spandere risorse vitali in strumenti di morte. Era necessario? In un mondo più pacifico, sicuramente no. E allora, per questa gente, che ben venga la minaccia della guerra: è l’ingrediente indispensabile per continuare ad arricchirsi.
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