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‘Caro amico ti scrivo, anzi, ti scrivero’: trottola Trump al ridicolo

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‘Caro amico ti scrivo’. Trump tra Colbert don Corleone. In attesa della ‘lettera di Trump, che attacca la Ue sulle auto e sulle ‘troppe regole’. Il presidente Usa fa slittare ad agosto l’entrata in vigore. Ma a Bruxelles Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione, ieri era sulla difensiva al Parlamento europeo in vista del voto di sfiducia di giovedì proposto dall’estrema destra

La forza commerciale Ue sotto attacco

  • L’Unione europea, principale forza commerciale mondiale, sotto attacco e prese in giro da Washington. Ieri, era attesa la ‘lettera’ di Trump sui dazi unilaterali alla Ue. Gli Usa hanno affermato di averne inviate o di essere in procinto di inviarne 12-15 ai paesi del gruppo che stanno negoziando un accordo sui dazi, ma ieri sera il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha affermato di non aver ancora ricevuto niente.

Trattativa continua ma niente ‘tassi zero’

La trattativa continua con gli ultimatum di Trump che sono sempre i penultimi. Però l’ideale dei tassi zero si allontana. Trump cerca la spaccatura tra i 27, che finora hanno però mantenuto una linea comune di negoziato, malgrado le differenze, tra la Francia, che vorrebbe un atteggiamento più deciso, e la Germania che cerca un accordo veloce, per evitare i danni che sta subendo giornalmente l’industria automobilistica, sottoposta a una tariffa del 25% (per acciaio e alluminio è in vigore il 50%, per tutto il resto siamo al 10%), e l’Italia della ‘Cara amica Giorgia’.

Rinvio a domani

Entro la scadenza del 9 luglio (sempre il penultimo ultimatum?), dovrebbero venire annunciati i nuovi accordi. Gli Stai Uniti vorrebbero poi obbligare l’Unione europea a ridurre le norme e a sopprimere la regolamentazione del digitale. Ieri, Apple ha fatto ricorso all’Autorità regolatrice della Ue contro la multa di 500 milioni di euro che è stata imposta alla società Usa in base al Digital Market Act, per aver violato le norme che regolano il potere eccessivo dei giganti multinazionali.

Tra Colbert e don Corleone

«L’estorsione L’intera architettura della guerra commerciale mondiale scatenata da Trump si basa sul chiamare dazi ciò che dazi non sono», denuncia Roberto Zanini sul manifesto. Donald Trump li chiama reciprocal tariffs ma dazi reciproci non rende neanche remotamente l’idea. C’è nella lingua italiana l’eccellente termine estorsione, deriva dal tardo latino strappare con la forza, suona anche nell’inglese extortion ed è quindi immediatamente comprensibile su entrambi i lati dell’Atlantico, che è un bel vantaggio».

‘Estorsione’, dal tardo latino ‘strappare con forza’

  • «Ma lo strumento funziona magnificamente. È già stato usato con successo quando l’economico gas russo è stato sostituito dal gas liquefatto americano che costa quattro volte di più, perché un paese bombardava l’Ucraina mentre l’altro ha bombardato l’Iran e ciò farà pure qualche differenza nei rapporti tra autentiche democrazie».

5% per le armi, più pizzo che estorsione

«Il più consistente gettito del 5% di Pil da spendere in armi, invece, tecnicamente è più pizzo che estorsione, e quaggiù in mezzo al Mediterraneo sappiamo la differenza e forse deteniamo un copyright che vale come il Parmigiano e il Barolo. Non sono soldi in cambio di niente ma soldi in cambio di protezione, che il più forte elargisce al più debole contro ogni minaccia, la principale essendo quella incarnata da chi impone il pizzo».

Don Vito Corleone e le Famiglie

«Ciò che dimostra come la presidenza degli Stati uniti abbia appreso e interpretato in modo egregio le lezioni di Tucidide sui forti e i deboli nel Peloponneso come quelle di Charles Darwin sulla sopravvivenza dei più adatti nelle Galapagos, le idee di Jean-Baptiste Colbert sulla ricchezza delle Nazioni e quelle di don Vito Corleone sull’arricchimento delle Famiglie. Il pensatore di riferimento è certamente quest’ultimo, anche perché Colbert è morto da più di trecento anni e la sua attualità è dunque discutibile. Nondimeno…».

Un gangster e le sue prede

«L’intera architettura della guerra commerciale mondiale scatenata da Trump si basa sul chiamare dazi ciò che dazi non sono, e su questo slittamento semantico costruire l’apparenza di una legittimità, l’impalcatura visibile di quelle strutture e di quell’autorevolezza che informano i rapporti tra gli Stati invece di quelli tra i gangster, o meglio tra un gangster e le sue prede. […]

  • Trump lo fa perché può. Perché guida il paese più ricco e meglio armato del mondo e che sia il più indebitato è un dettaglio poco rilevante, e perché di fronte non ha nessuno all’altezza dei suoi mezzi. Non l’Unione europea riunita ieri a Strasburgo che sarebbe il vero gigante economico ma riesce ad essere solo il nano politico che in effetti è.
  • In Europa ora si dice che un dazio del 10% sarebbe equo o tollerabile. Come se un rapinatore pretendesse il 10% del nostro portafoglio e lo ringraziassimo per non averci amputato il dito con l’anello».

08/07/2025

da Remocontro

Ennio Remondino

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