LA STANGATA. L’Associazione italiana Editori ribatte: «Rincari tra il 3 e il 3,4%, molto meno dell’inflazione. Le Regioni diano i fondi alle famiglie». Angela Nava (Genitori Democratici): «Aleggia l'idea del libro digitale ma spesso si tratta solo di una componente aggiuntiva del manuale che lo studente finisce per stampare»
«La crescita del prezzo dei libri scolastici anche nel 2023 si mantiene sotto l’inflazione: per i testi della scuola secondaria di primo grado è pari al 3,04%, per quelli della scuola secondaria di secondo grado al 3,42% rispetto all’anno precedente» mentre l’indice dei prezzi al consumo su base annua è al 6,4%: sono i dati diffusi dall’Associazione italiana Editori. «I tetti di spesa, bloccati dal 2012, senza tener conto dell’inflazione e dell’inserimento di nuove materie, fissano l’importo complessivo massimo della spesa per ogni classe di ogni ordine di scuola a un livello inadeguato. I numeri testimoniano il senso di responsabilità degli editori in una congiuntura molto difficile»: è la posizione di Paolo Tartaglino, presidente del gruppo Educativo Aie. Per concludere: «È importante che i fondi per l’acquisto dei testi scolastici da parte delle famiglie meno abbienti, pari a 133 milioni l’anno, siano erogati dalle regioni nella maniera più efficiente e veloce possibile».
IL PROBLEMA è più complicato visto dal lato delle famiglie, alle prese con la stangata di inizio anno: per ogni studente l’incremento va moltiplicato per il numero dei libri di testo, poi si sommano i costi dei prodotti di cancelleria e dei trasporti in un paese dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori. Assoutenti ha diffuso le prime stime sul caro scuola: affrontare l’anno costerà tra l’8 e il 10% in più a studente, ma secondo il Sindacato italiano librai e cartolibrai il rialzo medio potrebbe toccare punte del 12%. I prodotti di cartoleria registrano un incremento medio del 9,2% su base annua, a causa dei rincari delle materie prime e dei maggiori costi di produzione. Prezzi che raggiungono livelli più elevati se si scelgono prodotti di marca.
Chi dovrà acquistare da zero il corredo (zaino, diario, astuccio, penne, matite, quaderni e altro) dovrà spendere circa 50 euro in più rispetto al 2022. Per i libri di testo, secondo Assoutenti, la spesa sale in base al grado di istruzione: si passa dai circa 300 euro a studente della prima media ai 600 del liceo ma si può arrivare anche a 700 euro.
«UN BUSINESS che supera quota 1 miliardo di euro all’anno. La spesa media solo per i libri salirà in media di circa 45 euro a studente. Se si scelgono prodotti di marca e nuovi edizioni dei testi la spesa può facilmente superare i 1.200 euro a studente. Occorre bloccare il business degli editori sui libri scolastici, un settore che vale da solo 780 milioni l’anno, ai quali vanno aggiunti 335 milioni dei servizi Internet, un terzo dell’intero mercato librario nazionale». E infine: «inaccettabile poi che le scuole sforino puntualmente i tetti di spesa fissati dal ministero dell’Istruzione, invitiamo i genitori a denunciare quegli istituti che non rispettano i limiti massimi». Nonostante il decreto ministeriale del 2013 imponga il tetto, si assiste ogni volta al suo superamento. D’altro canto, l’Aie mostra l’elenco dei rincari causati da pandemia, conflitti e inflazione: il costo medio della carta per i libri è aumentato del 57% tra gennaio 2021 e maggio 2022. Ma per i libri scolastici ancora di più, all’incirca l’80%, a questo si aggiunge l’aumento del cifre necessarie a coprire la stampa. In media i costi industriali sono cresciuti fino al 20%.
ANGELA NAVA presidente del coordinamento Genitori Democratici: «Per valutare l’impatto dei rincari sulle famiflie non si deve valutare solo la percentuale media ma guardare alla spesa compensativa. Il riproporsi del problema a ogni inizio anno dimostra la sostanziale ingovernabilità del tema. Scontiamo anche l’assenza di luoghi di confronto: fino a circa dieci anni fa c’era un tavolo dove sedevano il ministero, gli editori, i librai, gli studenti e i genitori, almeno si potevano condividere delle proposte».
PER TAGLIARE LE SPESE le famiglie ricorrono ai libri usati (che possono costare anche il 50% in meno) o alle copie che gli editori distribuiscono per far conoscere i testi (il risparmio in questo caso è del 20%): «Adesso – prosegue Nava – aleggia l’idea del libro digitale ma spesso si tratta solo di una componente aggiuntiva del manuale e lo studente finisce poi per stamparla. A far salire molto i costi, soprattutto alle superiori, è il continuo rinnovo di edizione dello stesso libro di testo, cosa che rende difficile ricorrere all’usato. Ovviamente gli editori possono decidere di rivedere un manuale ma dovrebbero spiegare questo numero così alto di nuove edizioni ogni anno quando, spesso, la cosa che cambia sono solo gli esercizi. Pratiche virtuose sono state sperimentate ma soprattutto nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado ma è possibile solo se si immagina e realizza una scuola diversa con spazi e visioni differenti».
22/08/2023
da Il Manifesto