02/09/2025
da La Notizia
L’America che chiede metal detector e addestra i ragazzi ai lockdown drills non è più libera: è più rassegnata
Paradosso americano nudo: Charlie Kirk cade sotto un colpo durante un evento nello Utah; poche ore dopo un’altra scuola entra nelle breaking news tra spari e sirene. Violenza politica e accesso facile alle armi si toccano, si alimentano, si confondono. Non è un incidente: è un sistema che accetta il rischio come costo della libertà armata.
Kirk, volto di Turning Point USA e idolo dei razzisti e degli adoratori di armi, è stato ucciso a Utah Valley University. Le autorità parlano di attacco mirato; la politica condanna e volta pagina.
In Colorado, a Evergreen High School, due studenti feriti: a morire è il giovane aggressore con colpo su di sé. Nessun bambino “protetto” dall’idea che più armi significhino più sicurezza: solo aule svuotate e famiglie in fila.
La tesi che la circolazione capillare di pistole e fucili difenda un “bene superiore” ha un corollario: accettiamo vittime collaterali. È una resa culturale prima che legislativa. L’America che chiede metal detector e addestra i ragazzi ai lockdown drills non è più libera: è più rassegnata.
Arginare la violenza politica significa fare tre cose: raffreddare la retorica che disumanizza; restringere l’accesso alle armi, chiudendo varchi e responsabilizzando i proprietari; finanziare prevenzione e salute mentale nelle scuole. Il resto è cordoglio.
La democrazia non vive tra trincee domestiche e campus fortificati. Vive quando una platea può ascoltare senza cadere e quando l’uscita da scuola non è un percorso di guerra. Oggi non è così; e non lo sarà domani finché il sangue resterà un effetto collaterale accettabile. Per tutti, punto.