La riforma su cui questa maggioranza rischia di schiantarsi svilisce il Presidente della Repubblica a una mera figura cerimoniale utile per tagliare nastri e servire prosecco e pasticcini. Se ne è accorto anche lo storico esponente di Forza Italia
La retorica e la propaganda intorno alla desiderata riforma costituzionale per il premierato gli deve essere risultata insopportabile e così ieri anche Gianni Letta, storico sottosegretario di Silvio Berlusconi e anima del centrodestra italiano per qualche decennio, ha sbottato. Letta, parlando a un’iniziativa dell’associazione Progetto Città di Firenze, spiega che il rischio di riduzione del capo dello Stato – in caso di approvazione delle riforme volute dalla premier Giorgia Meloni – sarebbe dovuto al fatto “che la forza che ti deriva dalla investitura popolare è certamente maggiore di quella che deriva dal Parlamento: non sta scritto, ma è ovvio che poi nella dialettica chi è investito ha più forza”.
“Secondo me – ha detto Letta intervenendo a un’iniziativa dell’associazione Progetto Città di Firenze – la figura del presidente della Repubblica così com’è disegnata, e l’interpretazione così come è stata data dai singoli presidenti nel rispetto della Costituzione, come tutti i costituzionalisti oggi riconoscono, sta bene così: non l’attenuerei, non la ridisegnerei, non toglierei nessuna delle prerogative così come attualmente sono state esercitate”.
A poco servono gli infervorati comunicati stampa del coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. La riforma su cui questa maggioranza rischia di schiantarsi svilisce il Presidente della Repubblica a una mera figura cerimoniale utile per tagliare nastri e servire prosecco e pasticcini. Non c’è nulla di nuovo: governanti che vogliono più spazi per governare perché sono incapaci di farlo.
foto da Quirinale.it, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4732658
01/12/2023
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