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Chi fa i soldi col genocidio

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Un report Onu rivela i legami economici che alimentano l’occupazione israeliana e il genocidio a Gaza. Decine le aziende coinvolte, anche italiane

“From economy of occupation to economy of genocide” è l’ultimo report pubblicato da Francesca Albanese, Relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati (Opt) dal 1967. Una quarantina di pagine coi nomi e cognomi degli attori economico-finanziari che non solo sostengono l’occupazione degli Opt – più volte condannata come illegale -, ma addirittura fanno i soldi con l’economia del genocidio.

Un report fondamentale per capire il genocidio a Gaza

Yanis Varoufakis, ex-ministro delle Finanze greco, quotato economista e politico di spicco a livello internazionale, lo ha definito su X un “devastante must read” sulle basi economiche globali del genocidio. Più chiaro di così non poteva essere per dire che quello che accade oggi a Gaza, e da decenni negli Opt, non sarebbe possibile senza il sostegno interessato di gran parte del mondo, soprattutto l’Occidente. In barba a ogni norma, diritto e morale.

Il movimento BDS, spesso referenziato nel rapporto, ha sottolineato come le richieste di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni inserite da Albanese alla fine del report e rivolte a sindacati, giuristi, società civile e cittadini comuni, siano allineate con ciò che BDS chiede da vent’anni: ieri, per scardinare lo status quo negli Opt; oggi, per fermare il genocidio, termine da tempo utilizzato dai più quotati esperti internazionali in materia. Lo ha usato di recente la presidentessa dell’Associazione Internazionale degli Studiosi del Genocidio, affermando che Israele non ha alcuna difesa contro l’accusa di genocidio per la quale è alla sbarra alla Corte Internazionale di Giustizia.

Chi alimenta l’economia del genocidio a Gaza: c’è anche Leonardo

Il rapporto mostra come le imprese di tanti settori economici chiave abbiano sostenuto l’economia coloniale israeliana e si siano poi adattati all’economia del genocidio. Sono suddivise fra chi ha contribuito al displacement (spostamento) dei Palestinesi, chi al replacement (sostituzione) e chi ne è stato facilitatore. Nel mirino soprattutto i settori militare e tecnologico. Con una premessa: le complicità descritte nel report non dipingono l’intero quadro ma solo la punta dell’iceberg.

Sono almeno 1.650 le aziende coinvolte nel più grande programma di sempre di forniture per la difesa di cui ha beneficiato Israele, inclusi i caccia F-35 impiegati a Gaza. In testa la statunitense Lockheed Martin. Ma c’è anche l’italiana Leonardo, citata più volte nel report.

Leonardo, attraverso la controllata statunitense Leonardo DRS, è fra le aziende che hanno contribuito a fare dei bulldozer di Caterpillar un armamento fondamentale che l’esercito israeliano impiega in molteplici attività. Leonardo è anche fra i beneficiati da attori finanziari accusati dal report di “finanziare le violazioni”, avendo ricevuto finanziamenti da BNP Paribas e Barclays tra 2021-2024 per centinaia di milioni di dollari. Infine, Leonardo ritorna quando si parla delle istituzioni educative che collaborano con l’apparato militare israeliano attraverso programmi di ricerca, o comunque contribuiscono a una narrazione pro-occupazione e apartheid: è il caso dell’Università di Edimburgo, accusata di collaborare con «aziende che supportano le operazioni militari israeliane, tra cui Leonardo».

Leonardo: perché è tra i complici del genocidio in Palestina

«Non sorprende più di tanto – dice Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza Etica – il fatto che Leonardo SpA, attraverso sue controllate, partecipi a programmi d’arma controversi o a intermediazioni di sistemi d’armamento verso Paesi coinvolti in conflitti armati e in violazioni sistematiche dei diritti umani. Avviene così con le armi nucleari, alla cui realizzazione Leonardo partecipa attraverso un consorzio francese di cui detiene il 25% (MBDA) o attraverso la realizzazione delle ali degli F-35 che, nella versione poi assemblata e realizzata negli Stati Uniti, sono in grado di trasportare bombe nucleari».

«Possiamo, in questo caso, però discutere sul fatto che la fornitura di armamenti a Israele deve ricevere l’autorizzazione ministeriale prevista dalla L.185/90 – prosegue Siliani –. Ma questa legge esclude che l’Italia possa autorizzare transazioni di forniture militari a Paesi coinvolti attivamente in conflitti militari non coperti dall’art.51 della carta delle Nazioni Unite e verso Paesi responsabili di gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. Israele, crediamo indiscutibilmente, si trova sotto entrambe queste casistiche: il conflitto in cui Israele è impegnato a Gaza non risulta essere ascrivibile alle casistiche previste dall’art.51 della Carta dell’ONU e non vi è dubbio che gli attacchi indiscriminati verso la popolazione civile costituiscano atti gravi di violazioni dei diritti umani».

«Quanto a Leonardo SpA – conclude Siliani – è ormai diventato uno dei grandi colossi produttivi di armamenti, undicesimo fra le aziende del settore nel mondo secondo la Top100 di Sipri: evidentemente non si fa scrupoli di vendere armamenti ai migliori compratori. Che ovviamente sono i Paesi che maggiormente utilizzano tali strumenti di morte. Fra cui, purtroppo, spicca Israele».

Dalle armi ai dati: anche la Big Tech complice del genocidio palestinese

AlphabetAmazonMicrosoft IBM sono descritte come «centrali per l’apparato di sorveglianza israeliano e la continua distruzione di Gaza». Il celebre MIT di Boston è citato per aver collaborato allo sviluppo dei droni usati dall’esercito israeliano.

Alla compagnia di navigazione danese Maersk si contesta di aver garantito coi suoi trasporti il flusso di equipaggiamento militare dagli Stati Uniti a Israele. Palantir ha espanso la collaborazione con Israele dopo ottobre 2023, aiutando nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale utilizzati in battaglia. La coreana HD Hyundai e la svedese Volvo sono accusate di aver fornito, tramite concessionari israeliani, macchinari pesanti utilizzati per distruggere le proprietà palestinesi. Poi big dell’oil&gas, del real estate, dell’agribusiness, delle assicurazioni. E del “turismo dell’occupazione”, con Booking.com e Airbnb che pubblicano offerte nelle colonie israeliane.

Oltre 45 aziende sono state preventivamente informate delle accuse che sarebbero state loro rivolte nel report. Che ha utilizzato più di 200 contributi ricevuti da Stati, difensori dei diritti umani, aziende e accademici, grazie ai quali è stato costituito un database di circa mille aziende potenzialmente implicate in violazioni dei diritti umani e crimini internazionali negli Opt.

Dalle parole ai fatti: le azioni chieste contro il genocidio a Gaza

La richiesta fondamentale formulata nel report è: tagliare i ponti con Israele, con tutte le azioni diplomatiche, economiche e legali a disposizione.

Si chiede agli Stati di imporre sanzioni e un embargo totale sulle armi, inclusi gli accordi in essere. Al Tribunale Penale Internazionale e alle magistrature dei vari Paesi si chiede di perseguire le aziende, e i loro dirigenti, che hanno preso parte a crimini e al riciclaggio dei proventi di tali crimini. Poi, stop ad accordi commerciali e d’investimento con realtà coinvolte in attività che mettono a rischio la vita dei Palestinesi. Garantire che chi è coinvolto in violazioni e crimini ne paghi le conseguenze legali. Si ipotizza una apartheid wealth tax sul modello sudafricano per finanziare i risarcimenti ai Palestinesi.

Nelle conclusioni c’è la risposta alla domanda che tutti si pongono: com’è possibile che il genocidio continui? «Perché è redditizio per molti». La morte dell’umanità.

03/07/2025

da Valori

Andrea Di Turi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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