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Cisl, il nuovo statuto non scritto: vietato dissentire dalla premier

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Politica italiana

22/10/2025

da Left

Giulio Cavalli

Un sindacato che espelle chi contesta il potere politico a cui si avvicina, non sta solo tradendo la sua storia. Sta dicendo ai lavoratori che la libertà di parola è tollerata solo se applaude

Ci sono sindacati che nascono per difendere chi critica il potere, e poi c’è la Cisl che oggi sembra premiare chi con il potere ci va a braccetto. Il caso raccontato da Domani in un articolo firmato da Daniela Preziosi è più di una vicenda disciplinare: è un test di resistenza democratica dentro un’organizzazione che si autodefinisce “pluralista”. Francesco Lauria, studioso del lavoro e figura interna di primo piano, rischia il licenziamento per aver osato sfiorare l’intoccabile: criticare il governo di Giorgia Meloni.

L’aggiornamento di un libro sulla storia della Cisl, con qualche passaggio critico verso l’esecutivo, diventa il casus belli di un procedimento che profuma di epurazione. Le pagine vengono “bonificate”, ma al ricercatore piovono 25 contestazioni, sospensioni cautelative, accuse perfino estratte da conversazioni private registrate e trasformate in armi disciplinari. Un clima da sorveglianza interna che in molti raccontano come «Germania Est».

Mentre ex segretari storici come Giorgio Benvenuto e Savino Pezzotta parlano di un «deterioramento delle tradizioni democratiche» della confederazione, la segretaria Daniela Fumarola tira dritto. È la stessa Cisl che oggi fa da sponda a Palazzo Chigi, con l’ex leader Luigi Sbarra comodamente arruolato come sottosegretario. Criticare Meloni nella “sua” casa sindacale non è più dissenso: è un rischio professionale.

Se un sindacato espelle chi contesta il potere politico a cui si avvicina, non sta solo tradendo la sua storia. Sta dicendo ai lavoratori che la libertà di parola è tollerata solo se applaude. E questa piccola storia è la fotografia perfetta del momento. 

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