14/11/2025
da Il Manifesto
Terra rimossa. Gli ultimi assalti dei settler hanno generato condanne anche in Israele, ma le aggressioni ai palestinesi non hanno mai colpevoli
Con ogni probabilità sorridevano i coloni israeliani protagonisti, due giorni fa, del grave assalto a Beit Lid, tra Nablus e Tulkarem, ascoltando il segretario di Stato americano Marco Rubio che si diceva «preoccupato» per le violenze contro i palestinesi in Cisgiordania e avvertiva che esse potrebbero minare gli sforzi per consolidare il cessate il fuoco a Gaza. E hanno sorriso ancora di fronte alle parole del presidente Herzog che, dopo aver definito le loro azioni «scioccanti e gravi», ha poi ridimensionato tutto parlando di «una violenza commessa da una manciata di persone». Non meno divertente per loro deve essere stata la condanna pronunciata dal capo di stato maggiore Eyal Zamir e dal comandante militare in Cisgiordania Avi Bluth (peraltro ritenuto vicino ai coloni).
Non sono una «manciata» i responsabili delle violenze. E neppure un pugno di «anarchici», come li chiamano i comandi militari. Sono migliaia. E tutti sanno che le loro azioni vengono coordinate nelle colonie più radicali della Cisgiordania e che sono sostenuti da esponenti di primo piano della maggioranza. Non è certo un caso che il governo Netanyahu sia rimasto sostanzialmente in silenzio mentre si moltiplicavano le (vuote) condanne internazionali per l’attacco a Beit Lid ed Herzog, Zamir e Marco Rubio si affannavano a rilasciare dichiarazioni destinate a non cambiare nulla. Dei quattro coloni arrestati dopo l’assalto a Beit Lid, tre sono stati rilasciati già dopo poche ore dalla polizia, in linea con la politica varata tre anni fa dal ministro della Sicurezza e leader dell’estrema destra Itamar Ben Gvir. «Sono finiti i tempi in cui i ‘Giovani delle colline’ (coloni giovanissimi e tra i più radicali) erano il bersaglio dell’azione della polizia», ha tuonato ieri Ben Gvir in un’intervista al sito N12, replicando a chi lo accusa di aver garantito di fatto un’impunità totale ai coloni.
«Questa è la violenza di cittadini israeliani, non di coloni, come amano dire in tanti per assolvere la nostra società compiacente nei confronti degli attacchi ai palestinesi» ha detto al manifesto Yonathan Pollak, un attivista che da oltre vent’anni è testimone dei raid di coloni e soldati contro i civili palestinesi nelle aree rurali della Cisgiordania. «È in atto una strategia ben precisa – aggiunge Pollak -, si vuole rendere impossibile la vita ai palestinesi per cacciarli via. L’esercito e il governo partecipano a questa strategia. È una situazione simile a quella che esisteva il secolo scorso nel Sud degli Stati Uniti, quando lo sceriffo era parte del Ku Klux Klan. Le condanne dei coloni fatte da rappresentanti israeliani sono gesti necessari per placare lo sdegno internazionale. Poi non cambia nulla». Concorda Dror Etkes, ricercatore e uno dei massimi esperti locali di colonizzazione. «La violenza dei coloni – ci dice – è una parte essenziale del sistema israeliano di apartheid in Cisgiordania. Non è mai stata affrontata seriamente perché serve all’obiettivo strategico di Israele: cacciare via i palestinesi». Nel governo Netanyahu siedono figure di primo piano del movimento dei coloni. Oltre a Itamar Ben Gvir, c’è il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, responsabile della politica degli insediamenti. L’esecutivo, pur dichiarando di opporsi alla violenza, di fatto è il garante politico e ideologico delle azioni dei coloni.

resti bruciati del Corano dopo un incendio alla moschea di Deir Istiya – Ap
A Beit Lid, tra Nablus e Tulkarem, i coloni hanno dato fuoco a camion, automobili, campi coltivati, magazzini e una fabbrica, in un attacco di vasta portata che ha lasciato dietro di sé diversi feriti palestinesi. Poi si sono lanciati su Deir Sharaf e infine su Deir Istiya. Questo villaggio ieri si è svegliato avvolto dall’odore acre del fumo. Una moschea del centro è stata incendiata. Sui muri, messaggi di sfida in ebraico: «Non abbiamo paura, ci vendicheremo di nuovo, continuate pure a condannare». Non ha torto chi li ha scritti. La condanna delle autorità è scattata solo perché a Beit Lid, a un certo punto, hanno attaccato con lanci di sassi alcuni soldati. Le aggressioni subite dai palestinesi, comprese le uccisioni, non generano alcuna solidarietà.
L’ondata di violenze non cesserà, nessuno si fa illusioni. I coloni sentono di poter agire come meglio credono. L’Ong Yesh Din riferisce che il 94% delle indagini aperte dal 2005 al 2024 sulla violenza dei coloni contro i palestinesi si è concluso senza incriminazioni. Solo il 3% ha portato a condanne totali o parziali. L’Ufficio delle Nazioni unite per gli Affari Umanitari (Ocha) denuncia che la violenza dei coloni ha raggiunto nel 2024 livelli mai registrati. Nel solo mese di ottobre si sono contati 264 attacchi contro i palestinesi (700 dall’inizio dell’anno). Nel 2025 la polizia ha avviato appena 60 indagini, rispetto alle 235 del 2023. Dopo il 7 ottobre di due anni fa, almeno 3.535 palestinesi sono stati costretti a lasciare le proprie case a causa di aggressioni dei coloni.

