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Commissione Europea bloccata dai troppi compromessi

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La Von der Leyen bis non può entrare in carica per i veti incrociati sulla nomina a vicepresidente di Raffaele Fitto e della spagnola Teresa Ribera. In teoria al termine delle audizioni ciascuna commissione avrebbe dovuto votare per approvare o respingere ciascun candidato o candidata; in pratica il voto delle commissioni sui 6 candidati vicepresidenti, è stato rimandato. «Sicuramente alla prossima settimana», a date tempo a qualche altra mediazione e mercato. La strana “maggioranza Venezuela” delle destra Von der Leyen.

Raffaele Fitto

Il quando incerto nella nuova Commissione Ue

Di fatto, impossibile prevedere il voto finale che farà entrare in carica la nuova Commissione Europea, nomina di una sessione plenaria del Parlamento Europeo. In sostanza, la nuova Commissione Europea è bloccata, in un momento in cui diversi leader europei concordano sul fatto che davanti all’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti le istituzioni europee dovrebbero mostrarsi coese e ambiziose. Ma molti protagonisti coinvolti raccontano che il punto della questione non riguarda le competenze dei candidati vicepresidenti, l’adeguatezza o meno al ruolo che dovrebbero ricoprire, o il merito di alcune risposte date durante le audizioni. Lo stallo è causato da ragioni puramente politiche, ed è una situazione inedita.

Troppe concessioni ‘Von’ a destra

I sei vicepresidenti sono espressione dei diversi partiti politici europei, che raggruppano i vari partiti nazionali. Cinque su sei vicepresidenti sono espressione di partiti che fanno parte della maggioranza che governa i lavori del Parlamento Europeo e che sostiene la nuova Commissione di Ursula von der Leyen (leader del Partito Popolare Europeo, di centrodestra, piglia tutto in Commissione). Due provengono da Partito Socialista Europeo – la spagnola Teresa Ribera e la romena Roxana Mînzatu – due dai Liberali – l’estone Kaja Kallas e il francese Stéphane Séjourné – e una dai Popolari, la finlandese Henna Virkkunen.

Il guaio del fratellino d’Italia Fitto

La tabellina politica s’inciampa sui Vicepresidenti: contando anche von der Leyen, in totale fanno due politici Popolari, due Socialisti, due Liberali. A complicare il quadro è stata la nomina a vicepresidente di Raffaele Fitto, attuale ministro italiano nonché membro di Fratelli d’Italia, espressione di un gruppo di destra radicale fuori dalla maggioranza ufficiale. La nomina di Fitto a vicepresidente è stata considerata un modo per von der Leyen di rafforzare il suo rapporto di collaborazione con la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Favori dare avere. Con inciampo.

Commissari indicati dai governi con certi criteri

I commissari vengono indicati dai governi nazionali, ma a quelli che non fanno parte della maggioranza solitamente vengono date deleghe di secondo piano. Ma ormai da tre-quattro anni, ‘Conservatori e Riformisti’ (ECR) sta cercando di mostrarsi come una forza moderata e responsabile, e sta rafforzando un rapporto con i Popolari. Lo stesso Fitto, prima di passare più a destra, con Giorgia Meloni, aveva fatto per anni parte di Forza Italia, tra Berlusconi e i post democristiani di destra.

Gli opportunismi politico numerici

L’indicazione di Fitto come vicepresidente da parte di von der Leyen serviva sia a conservare un rapporto col governo italiano sia potenzialmente ad allargare la maggioranza che appoggia la Commissione, anche se solo su alcuni temi. In questo momento ECR è il quarto gruppo parlamentare più numeroso, con 78 parlamentari, e a von der Leyen tornerebbe comodo fare affidamento su di loro, almeno in alcuni casi.

Svolta destra prima di quella Usa con Trump

Già all’inizio di questa legislatura si era capito che al Parlamento Europeo esiste una maggioranza di destra che tiene dentro Popolari, Liberali, ECR, altri due gruppi di estrema destra (i Patrioti e Europa delle Nazioni Sovrane) e alcuni parlamentari indipendenti. Minestrone politicamente disomogeneo. Nel gergo parlamentare, “maggioranza Venezuela”, dato che è emersa per la prima volta in un voto sull’esito delle recenti elezioni presidenziali in Venezuela, molto contestate dall’opposizione al regime di Nicolás Maduro.

‘Maggioranza Venezuela’ senza un Maduro utile

Ma la cosiddetta “maggioranza Venezuela” ha numeri piuttosto traballanti, anche perché i Liberali votano spesso insieme ai gruppi parlamentari progressisti come Socialisti e Verdi. E quindi l’opzione per i Popolari è quella di rivolgersi a Socialisti e Liberali. Da parte di questi due partiti c’è una forte diffidenza per l’avvicinamento fra Popolari e ECR, divenuta evidente durante l’audizione di Fitto, durante il quale i parlamentari del PPE hanno applaudito più volte a diverse risposte di Fitto. «Un nuovo iscritto al PPE», lsa battuta politicamente feroce.

A sinistra il disagio diventa rabbia

I gruppi più a sinistra isono infastiditi da questo legame sempre più forte ed evidente fra ECR e Popolari, che è stato rivendicato apertamente dal capogruppo del Partito Popolare Europeo, il tedesco Manfred Weber. Durante l’audizione di Fitto le domande più incalzanti sono arrivate proprio dai Verdi, dai Liberali, dalla Sinistra e dai Socialisti. Scelta di morbidezza su cui litigare dal Partito Democratico italiano, con una domandina a molti piani di morbidezza. Fitto, svicolando davanti alle domande più toste, se l’è cavata. Ma non con tutti.

Contro le furberie, furberia e mezza

In serata però l’audizione della spagnola Teresa Ribera è stata estremamente tesa: i Popolari, spinti soprattutto dal Partito Popolare spagnolo, hanno attaccato Ribera per presunte mancanze sulla gestione delle recenti alluvioni a Valencia. In Spagna, la sinistra, che controlla il governo nazionale ma è all’opposizione nella Comunità di Valencia, chiede le dimissioni del presidente della Comunità Carlos Mazón, del Partito Popolare. Il quale invece accusa il governo centrale e nello specifico Ribera, che è vice-prima ministra con la delega alla Transizione ecologica, di non avere fatto abbastanza per prevenire l’alluvione.

L’alluvione di Valencia rischia di travolgere il meloniano Fitto

Sintesi di tanto pasticcio, al momento ci sono veti incrociati su due candidati vicepresidenti. Ai gruppi parlamentari progressisti non piace Fitto, mentre ai Popolari non va particolarmente a genio la nomina di Ribera, che peraltro nella futura commissione avrà due deleghe importantissime come la Concorrenza e la Transizione ecologica.

‘Pacchetto vice’ o salta tutto?

L’obiettivo dei Socialisti e più in generale dei gruppi progressisti, è convincere von der Leyen a togliere la carica di vicepresidente a Fitto e renderlo un commissario “semplice”, per evitare che la Commissione e la maggioranza si spostino troppo a destra. Per il governo Meloni, una discreta figuraccia. L’obiettivo dei Popolari è quello di costringere il governo spagnolo a sostituire Ribera e redistribuire le competenze in modo che i Socialisti non esprimano un commissario con due deleghe così influenti. Il problema è che quei i sei vicepresidenti “ora rappresentano un pacchetto”. «O passano tutti, o cadono tutti». A rischi nomina a gennaio, in contemporanea con Trump

13/11/2024

da Remocontro

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