03/10/2025
da Left
Le firme che sostengono gli esposti non chiedono favori, ma l’applicazione delle regole comuni
Ci sono decine di denunce pronte a riempire i tavoli della Procura di Roma. Mica un gesto simbolico: sono esposti che chiamano in causa Israele per l’assalto in acque internazionali alla Global Sumud Flotilla e il governo italiano per omissione di tutela verso i propri cittadini. È il diritto internazionale a reclamare spazio, mentre la politica italiana si esercita in equilibrismi semantici per evitare di disturbare l’alleato.
Le accuse non riguardano soltanto la violenza dei militari israeliani, ma il vuoto lasciato da Palazzo Chigi. Gli attivisti, imbarcati con il sostegno pubblico di associazioni e cittadini, si aspettavano protezione. Hanno trovato il silenzio di un esecutivo che ha scelto la convenienza diplomatica. Crosetto, per difendere l’indifendibile, si è rifugiato in rapporti vecchi di dieci anni per legittimare un blocco navale che l’Onu ha definito illegittimo.
A differenza della propaganda, le denunce hanno un pregio: impongono alle istituzioni di rispondere con atti, non con dichiarazioni. Se la Procura accoglierà le istanze, si aprirà un fascicolo che metterà a nudo la distanza tra la retorica della legalità e la pratica della ragion di Stato.
Le firme che sostengono gli esposti non chiedono favori, ma l’applicazione delle regole comuni. Perché il diritto internazionale non è un orpello da citare nei convegni: è l’unico argine che resta quando la politica decide che la vita dei cittadini vale meno delle alleanze..