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Con i giovani ribelli

Con i giovani ribelli

I giovani cantano, colorati e belli, le loro parole di lotta. Le nostre, direi. Visto che loro guardano al futuro di tutti noi. Anche di quelli che vivono l’incantesimo del conformismo senza dubbi, nel divertimento ipnotico e senza memoria. Anche di quelli a cui va molto meno di cantare, per disillusione, per età, per le tante sconfitte della vita, per la fatica di spalancare il cuore alla meraviglia.

             

I giovani ballano, saltano, srotolano striscioni contro la criminalità della guerra, contro i molluschi dell’etica che la sostengono facendo affari sontuosi sul genocidio.

Sono coraggiosi. Perché non si limitano a gigioneggiare sui social, sono tornati a fare politica nelle strade. Non temono il manganello o la retata. Le prendono, anche se sono pacifici, e tornano a protestare. A cantare e ballare per il cambiamento. A lottare per non estinguerci come umanità, a urlare forte per salvare l’ambiente in cui viviamo dalla ferocia del capitalismo. Che tutto pretende e tutto distrugge.

  • Ci ricordano che se non ci si batte adesso, non ci sarà più un futuro per il quale impegnarsi. Loro lo sanno: occorre adesso essere ribelli, per non essere l’ultima generazione disposta a lottare. E lo sanno anche i perfidi del potere, arroccati sulla difesa dei privilegi per pochi a danno dei molti, della devastazione ambientale costante per fare profitto depredando il bene comune. Un arroccarsi militare violento, pieno di leggi securitarie e disumanità per difendere gli indifendibili da ogni forma di dissenso, di partecipazione civile.
  • Perché una cosa ce la insegna la storia: se il dissenso viene represso e non può alimentare il terreno sano delle scelte democratiche, occorre trovare altre strade. Finché siamo in tempo. I nostri giovani vanno ascoltati e sostenuti adesso. Vanno affiancati, vanno difesi perché siamo ancora in tempo per non finire nelle fauci di un regime repressivo e ottuso che si basa su ingiustizia sociale, efferatezze belluine e affari che gonfiano le tasche di alcuni e mettono sul lastrico i cittadini. Un regime che ci porta, giorno dopo giorno, incantesimo mediatico dopo incantesimo mediatico, alla catastrofe, al punto di non ritorno.

Per questo, anche per questo, cuori impavidi, continuiamo a vangare la terra arida della cultura e dell’abitare civilmente e poeticamente, per cambiare il mondo con chi lo vuole cambiare. Ora e sempre.

Ps

Avevo continuato scrivendo di quanto la nostra generazione si fosse battuta e di come la sconfitta fosse arrivata, sottilmente, anche dall’interno. Da una resa culturale, da un adeguarsi ai codici del potere mettendo al servizio intelligenze, idee e creatività non per cambiare il mondo, ma per fare carriera. Poi mi sono detto: no, parliamo dei nostri giovani belli e ribelli. Dell’incantesimo del successo a tutti i costi, di questa ipnosi collettiva, ne parleremo un’altra volta.

04/5/2025

da Remocontro

Antonio Cipriani

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