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Contro nemici e alleati, è la logica dello Stato-mafia

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10/09/2025

da Il Manifesto

Alberto Negri

Israele Il cinismo di Netanyahu è totale: gli ostaggi da vivi sono un motivo per continuare il genocidio, da morti una ragione in più per la pulizia etnica dei palestinesi

Siamo oltre l’estremismo sionista più radicale: Israele è ormai uno stato-mafia, uno stato terrorista. Prepara una trappola e agisce come un killer verso chiunque, finge di negoziare e poi uccide i negoziatori. Non ha e non riconosce limiti: il diritto internazionale ormai per Tel Aviv è una nota a piè di pagina da ignorare con fastidio. Ricordiamolo adesso, in ogni momento, con la Flotilla diretta verso la Palestina.

Trump rispetto a Netanyahu è sempre indietro di un passo e finora ha accettato senza replicare la sua agenda di sterminio, se non sostenendo proposte deliranti come Gaza Riviera. A quel tavolo negoziale in Qatar, ieri insanguinato, siedono anche gli inviati americani: gli Stati uniti sono d’accordo con Netanyahu in tutto e per tutto ma a Doha anche Washington e Trump hanno fatto una figura meschina e inaffidabile. Al premier Netanyahu non importa nulla degli ostaggi, altrimenti avrebbe già fatto un accordo, le vite stesse degli israeliani sono subordinate ai suoi obiettivi: restare al potere e sfuggire alla giustizia con una guerra infinita. In fondo lui è il principale agente dell’antisemitismo. Il suo cinismo è totale: gli ostaggi da vivi costituiscono un motivo per continuare il genocidio e l’annessione di territori, da morti diventano una ragione in più per completare la strage e la pulizia etnica dei palestinesi.

QUI, DAL FIUME al mare, scorre soltanto sangue. Violando ogni legge internazionale e umiliando anche i Paesi che un giorno dovrebbero entrare nel cosiddetto Patto di Abramo che altro non è che una resa senza condizioni delle monarchie arabe del Golfo e dei loro alleati. Soltanto degli sprovveduti o degli ipocriti potevano pensare che il genocidio di Gaza riguardasse soltanto i palestinesi: fa parte invece di un piano di controllo molto più ampio dello stesso Grande Israele territoriale. Si tratta di attuare quello che già aveva in mente Trump durante la sua prima presidenza, ovvero fare di Israele, con la sua schiacciante superiorità bellica e tecnologica – componente attiva dello stesso complesso militar-industriale americano – il poliziotto assoluto della regione, in grado di colpire chiunque con azioni militari massicce o omicidi mirati.

QUELLO CHE È avvenuto ieri in Qatar è già accaduto in questi due anni ovunque. Israele ha fatto fuori la leadershp di Hamas, quella di Hezbollah, alti esponenti iraniani, ha colpito in Yemen e in Siria dove Al Sharaa è nel mirino delle truppe israeliane in ogni momento. Questo ex militante di Al Qaeda è il caso, quasi unico, di un presidente che vive praticamente ai domiciliari perché Tel Aviv, che già occupa il sud del Paese, lo può fare fuori in ogni momento. Si può salvare soltanto se si fa complice del genocidio e della pulizia etnica di Gaza accettando, come si vocifera ogni tanto, l’esilio di migliaia di palestinesi, già presenti da decenni in Siria a centinaia di migliaia.

E qui arriviamo al punto. Cosa accade con l’evacuazione di Gaza City? Haaretz afferma che per i gazawi non c’è via di fuga e alternativa. Ma a cosa? Lo stesso esercito israeliano aveva indicato che l’unica soluzione è ammassarli in campi di concentramento dove ogni tentativo di uscirne verrà punito con la morte. È quella amministrazione militare che il capo di stato maggiore Eyal Zamir non vuole ma che di fatto ha accettato con l’operazione a Gaza City. Poi bisognerà trovare il modo di fare accettare almeno in parte il loro esodo. E la destra israeliana al potere vede come candidati gli stessi Paesi arabi del Golfo che per lo meno dovranno finanziarlo e trovare delle soluzioni. L’operazione di ieri in Qatar contro Hamas è un ammonimento ai capi arabi su quello che potrebbe succedere se non collaborano. Questa è la logica del ricatto dello stato mafioso-terrorista.

LA STESSA LOGICA mafiosa, per altro, che Israele applica all’Europa. Dopo 19 round di sanzioni alla Russia, l’Europa e l’Italia non riescono a vararne neppure una contro Israele. È evidente che sono ricattati da Israele e dagli Stati uniti. Il governo italiano trema come una foglia perché gli apparati di sicurezza israeliani e americani ne limitano la sovranità e hanno la chiave della nostra cybersecurity. Resta così l’opinione pubblica, lasciata sola a protestare da politici complici e senza alcuna dignità.

Davanti a quanto accade – genocidio, annessioni, apartheid – appare persino assurdo invocare, come fanno gli europei, la soluzione dei “due popoli due stati” come praticabile e ragionevole. Come scrive sul sito indipendente israeliano-palestinese +972mag il giornalista palestinese Alaa Salama, la soluzione dei due stati appare ormai una mistificazione, un modo per giustificare e far guadagnare tempo al governo di Netanyahu, per altro inseguito come Putin da una mandato di cattura della Corte penale internazionale. L’unica soluzione concreta è sanzionare i responsabili per isolarli e mettere fine al genocidio. Tutto il resto appare come un miserabile alibi. Ma come diceva Don Abbondio, uno il coraggio non se lo può dare.

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