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Cop30, colpo di scena nell’ultima bozza di accordo: l’uscita delle fonti fossili è scomparsa

Cop30, colpo di scena nell’ultima bozza di accordo: l’uscita delle fonti fossili è scomparsa

Ambiente 

Andrea Barolini

Nella notte una nuova bozza semina lo sconcerto alla Cop30. Una trentina di Paesi scrivono alla presidenza: «Inaccettabile»

La doccia fredda, che si pensava impossibile visto l’andamento della prima settimana di lavori alla Cop30 di Belém, è arrivata nella notte tra giovedì 20 e venerdì 21 novembre. Nel momento cioè in cui la trentesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite è giunta alle battute finali.

Cop30, un passo indietro sulla roadmap per l’uscita dai combustibili fossili

La presidenza brasiliana ha pubblicato infatti un nuovo draft (una bozza, assieme a molte altre) del documento più attesto: quello sulla mutirão, la mobilitazione collettiva tanto attesa e che dovrebbe dare corpo all’espressione troppo vaga che fu decisa al termine della Cop28 di Dubai. Ovvero l’ormai famoso transitioning away from fossil fuels.

La bozza pubblicata nella notte, addirittura, non menziona neppure più la parola “fossili”. Una resa, almeno apparentemente (si conserva la speranza che possa trattarsi di una mossa strategica, volta forse a tentare di sparigliare). E soprattutto un passo indietro enorme rispetto all’ambizione che si percepiva nelle precedenti versioni. Tanto da aver suscitato perfino la reazione indignata di una trentina di nazioni di tutto il mondo.

Cop30: la lettera di 30 Paesi contro la bozza da cui è scomparsa l’uscita dalle fonti fossili

Paesi come Francia, Colombia, Regno Unito, Germania e Belgio hanno scritto infatti immediatamente una lettera alla presidenza brasiliana. «Dobbiamo essere onesti: nella forma attuale, la proposta non presenta le condizioni minime per un risultato credibile a questa Cop30. Non possiamo sostenere un testo che non includa una roadmap per una transizione giusta, ordinata ed equa verso l’uscita dai combustibili fossili», si legge nel documento.

Una presa di posizione chiara e particolarmente dura (per una volta nella giusta direzione). Saltare a piè pari la questione che era stata posta come centrale dallo stesso presidente del Brasile Lula all’inizio della Cop30 significa d’altra parte sconfessare perfino ciò che, con immensa fatica e risultati non straordinari, è stato fatto alle Cop precedenti.

Accordo Cop30 sotto attacco: pressioni di Cina, India, Arabia Saudita, Nigeria e Russia

La conferenza di Belém – la prima alle porte dell’Amazzonia, quella su cui in molti riponevano sincere speranze – rischia di trasformarsi in una cocente delusione. E dai corridoi della Cop c’è già chi, pur mantenendo l’anonimato, fa i nomi dei colpevoli: Cina, India, Arabia Saudita, Nigeria e Russia.

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