Politica estera Ucraina
Soldati dei corpi speciali ucraini hanno combattuto (e forse ancora lo fanno) in Sudan, la scorsa estate, per difendere il governo del generale Abdel Fattah al-Burhan. Di fronte avevano, oltre alle truppe dei rivoltosi, anche i famigerati mercenari russi del Gruppo Wagner. In una sanguinaria battaglia africana, quasi del tutto sconosciuta, che ora viene clamorosamente rivelata da una ‘rapporto-bomba’ del Wall Street Journal.
Memoria dei ‘liberatori cubani’ che trovavi sparsi per le rivoluzioni del mondo ai tempi dell’Unione sovietica.
La ‘Wagner’ ucraina contro la gemella russa
La motivazione politica (ovviamente non ufficiale), alla base dell’intervento di Kiev, sarebbe consistita in un ‘obbligo di riconoscenza’ per le armi ricevute da al-Burhan. Anche se poi, giornalisti del ‘Journal’, hanno scoperto che la vera causa del soccorso ucraino è stata un’altra: l’oro. Nessuno fa niente per niente. E così, Putin aveva spedito i suoi temuti miliziani in Sudan, per prendere parte alla guerra civile e mettere poi le mani sulle miniere del prezioso metallo. Un gioco che sta ripetendo un po’ in tutta l’Africa. Oro e materie prime, che sono per Mosca e per la sua guerra ‘manna dal cielo’, dice Kyrylo Budanov, capo dei Servizi segreti militari ucraini (HUR), che hanno organizzato e condotto tutta ‘l’operazione Khartoum’.
Unità speciale Timur
La prima ondata di commandos, un centinaio di elementi della ’unità speciale Timur’ dell’HUR, è sbarcata in Sudan lo scorso agosto. Al-Burhan era circondato, nella capitale, dai rivoltosi delle «Rapid Support Forces», sostenuti dai russi della Wagner. Ebbene, proprio grazie all’intervento degli uomini di Zelensky, il Presidente del Consiglio di Transizione sudanese riuscì a sfuggire alla cattura, rifugiandosi a Port Sudan, sul Mar Rosso. Dopo poche settimane, Burhan ha incontrato il Presidente dell’Ucraina in Irlanda, all’aeroporto di Shannon. Con lui ha discusso della crisi sudanese e degli aiuti che sarebbero potuti arrivare da Kiev. E, in effetti, Zelensky ha mantenuto la parola, anche perché, come dicevamo, all’inizio dell’invasione russa, molte delle armi che l’Ucraina era riuscita a trovare, incredibilmente venivano proprio dal mercato sudanese, scrive il Wall Street Journal.
L’arsenale sudanese in Ucraina
«Abbiamo portato via molte armi dal Sudan – vanta Kyrylo Budanov, capo dei servizi segreti militari ucraini – Avevamo cosa scegliere. Lì puoi trovare di tutto, dalle armi cinesi a quelle americane». Da allora l’impegno ucraino in Africa è progressivamente aumentato, mano a mano che sono venuti a galla i conti della guerra civile sudanese. Si calcola che, fino all’anno scorso, solo il 30% dell’oro estratto venisse effettivamente registrato. All’appello mancava l’equivalente di circa 4 miliardi di dollari. «E, secondo funzionari e attivisti locali – aggiunge il WSJ – gran parte di quell’oro finiva nelle mani dei russi». O di chi lì combatteva.
Prima la Patria, poi l’oro, e armi va e vieni
Così, torniamo all’inizio della storia. Gli ucraini, pur coinvolti in una sanguinosa guerra per la loro sopravvivenza, hanno deciso di azzardare un intervento all’estero che nella loro ottica, rimane sempre legato all’obiettivo di indebolire la capacità di Mosca di ottenere nuove risorse, per continuare la sua invasione. Gli ucraini hanno trasferito, in Sudan, tecnologia bellica occidentale. La solidarietà degli arsenali occidentali a Kiev che finiva in Africa. Dai droni, ai sistemi di visione notturna, a tutti gli apparati per l’intercettazione delle comunicazioni, tra gli strumenti messi a disposizione del governo di Khartoum. Un ruolo cruciale, a quanto pare, gli ucraini l’hanno svolto anche nel settore dell’addestramento alle nuove tattiche di combattimento.
Azzardo ucraino o dare-avere occidentale inconfessabile?
L’articolo del Wall Street Journal, scoperchia una verità, ma apre mille altri interrogativi: chi ha mandato i commandos ucraini in un teatro bollente come quello africano, aveva avvertito Washington e i generosi finanziatori europei? Difficile che tutte le spie schierate a Kiev non sapessero. Oppure, sospetto plausibile anche se privo di riscontri, è stato addirittura ‘invitato’ da qualche potente alleato a mettersi a disposizione? La Russia (e anche la Cina) sta andando all’attacco geopolitico di tutto il Continente nero. Nella Repubblica Centrafricana, Putin ha ormai installato una base logistica importante, con uomini e risorse da spostare nelle aree circostanti di crisi. Difficile pensare che Kiev agisca in Sudan solo di sua iniziativa.
Come i rivoluzionari di Cuba ai tempi dell’URSS
Ricorda un po’ l’uso dei ‘liberatori cubani’ che trovavi sparsi per le rivoluzioni del mondo ai tempi della Unione sovietica. Anche se il Wall Street Journal, pur sempre americano, cerca di scaricare su Zelensky il ‘gioco pericoloso’ scoperto. E dà spazio ad affermate virtù statunitensi in Africa che attendono riscontro.
«Il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha avvertito che qualsiasi Paese che fornisce sostegno materiale ha la responsabilità di alimentare le atrocità contro il popolo sudanese». Per gli Stati Uniti, entrambe le parti coinvolte in quel conflitto hanno commesso crimini di guerra. Appoggiarne qualcuna può fare comodo, ma è meglio non dirlo.
07/03/2024
da Remocontro