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Cosa c’entra la plastica con il crollo della fertilità maschile

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Un nuovo studio scientifico ha rilevato la presenza delle microplastiche nei testicoli degli uomini. Che potrebbe contribuire alla diminuzione degli spermatozoi. Colpa dunque dello sviluppo industriale e del conseguente inquinamento. Oltre che di altri fattori come stress e vita sedentaria. Il rimedio? Limitare la produzione di questi rifiuti. Ma la sfida è proibitiva.

La crescita dei rifiuti delle materie plastiche pone una seria minaccia all’ecosistema e alla fauna animale, ma soprattutto sta comportando un impatto nocivo sulla salute umana con possibili riflessi negativi sulla fertilità maschileUn nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences ha rilevato la presenza delle microplastiche nei testicoli degli esseri umani e dei cani, che potrebbero contribuire alla diminuzione del numero di spermatozoi negli uomini.

Polietilene, utilizzato comunemente nei sacchetti e nelle bottiglie

La ricerca è stata condotta su 47 testicoli canini e 23 umani, utilizzando un metodo di analisi chimica chiamata «pirolisi accoppiata con gas cromatografia e spettrometria di massa» (Py-GC/MS), che ha evidenziato la presenza di 12 tipi di microplastiche negli organi esaminati, tra cui principalmente il polimero sintetico Pe (polietilene) utilizzato comunemente nei sacchetti e nelle bottiglie di plastica. Le maggiori quantità sono state osservate negli organi degli esseri umani con i livelli medi totali di 328,44 µg/g (microgrammi per grammo) rispetto ai 122,63 µg/g osservati nei testicoli dei cani. Inoltre è stata rilevata anche una correlazione negativa tra alcuni polimeri come Pvc/Pet e il peso normalizzato dei testicoli in esame.

Fra il 1973 e il 2011 diminuzione del 52,4 per cento nella concentrazione di spermatozoi

Questo insieme di dati ha spinto il gruppo di ricerca a ipotizzare un legame diretto tra l’aumento delle microplastiche nei tessuti umani e il declino della fertilità nei maschi occidentali che prosegue da diversi decenni. Un problema che è emerso con particolare evidenza solo negli ultimi anni quando molteplici studi e analisi hanno registrato un drammatico crollo del livello degli spermatozoi negli uomini provenienti dal continente europeo, americano e dall’Oceania. Secondo una valutazione di 7.500 ricerche scientifiche e una profonda analisi di 185 studi effettuati fra il 1973 e il 2011, la netta diminuzione sarebbe pari al 52,4 per cento nella concentrazione di spermatozoi e del 59,3 per cento per quanto riguarda il numero totale di spermatozoi.

L’intenso sviluppo industriale ha contaminato l’ecosistema

Una serie di dati drammatici portati all’attenzione mondiale anche grazie al saggio Count Down della professoressa e ricercatrice americana Shanna H. Swan, che ha provato a indagare e analizzare le diverse cause di questa crisi insieme alla giornalista Stacey Colino. Secondo le due autrici la caduta della fertilità nei soggetti appartenenti alle società occidentali potrebbe essere stata determinata dall’intenso sviluppo industriale che ha contaminato profondamente l’ecosistema, e quindi anche i soggetti umani, con sostanze chimiche e materiali in grado di alterare gli ormoni, la placenta e altri organi vitali, condizionando negativamente lo sviluppo anatomico di ragazze e ragazzi. Inoltre, contemporaneamente è avvenuto un indebolimento del sistema immunitario e della funzione cerebrale degli individui. A questo tipo di inquinamento vanno sommati anche altri fattori come lo stress, la vita sedantaria e una serie di comportamenti che interferiscono con la normale funzione ormonale, alterando i livelli di testosterone e degli estrogeni.

Pregiudicato seriamente l’aspetto riproduttivo delle nostre società

La diffusione delle problematiche dell’infertilità negli esseri umani sta pregiudicando seriamente l’aspetto riproduttivo delle nostre società, andando a impattare sulla qualità della vita delle coppie e sulla crisi demografica in corso nelle nazioni tecnologicamente avanzate. Il presidente della Francia Emmanuel Macron ha sollevato pubblicamente la questione durante un discorso nazionale effettuato nel gennaio del 2024, sottolineando la gravità della crisi che coinvolge più di 3,3 milioni di suoi connazionali secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanitàUn report governativo del 2022 ha evidenziato che una coppia francese su quattro non è più in grado di avere i figli in maniera naturale.

La diffusione della plastica potrebbe raggiungere livelli allarmanti

L’aumento della diffusione dei rifiuti della plastica potrebbe aggravare ulteriormente il problema, specialmente con la progressiva industrializzazione di numerosi Paesi emergenti e i persistenti consumi di quelli più sviluppati. La produzione di questo tipo di rifiuti è più che raddoppiata dal 2000 al 2019, con un incremento fino a 353 milioni di tonnellate annuali e un tasso di riciclo di appena il 9 per cento sul totale rilasciato nell’ambiente. Nei prossimi decenni, senza estese misure di protezione ambientale e specifici progetti di riconversione delle filiere industriali dedicate a questi prodotti, la diffusione della plastica potrebbe arrivare a livelli estremamente preoccupanti, con una pervasività capillare in ogni luogo del Pianeta.

Le Nazioni Unite valutano l’introduzione di un trattato internazionale vincolante

Di fronte a questo pericolo, i membri delle Nazioni Unite starebbero valutando l’introduzione di un trattato internazionale vincolante votato alla netta riduzione della produzione di materie plastiche nei prossimi decenni. Un obiettivo ambizioso che però si scontra con le logiche economiche-industriali in corso e la cui reale efficacia è alquanto dubbia, considerate le enormi difficoltà di implementazione.

26/05/2024

da Lettera 43

Alessandro Leonardi

 

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