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Cosa resterà dell’Ucraina alla fine della guerra?

Cosa resterà dell’Ucraina alla fine della guerra?

Negoziati per la pace in Ucraina tra malintesi diplomatici e tempi lunghi. Con le forze armate ucraine in ritirata dalle regioni di Donetsk e Luhansk, mentre la Russia consolida linee del fronte nelle regioni di Kherson e Zaporizhia. Cosa resterà dell’Ucraina alla fine della guerra?

Nessun cessate il fuoco senza accordo completo

«Cosa resterà dell’Ucraina dopo il probabile scorporo delle ricche province di Donetsk, Lugansk, Kherson, Zhaporizhzhia, della costiera di Melitopol e Mariupol che collega il Mare di Azov alla Crimea, consegnate manu militari a Vladimir Putin a conclusione di una guerra che poteva forse essere evitata e che comunque avrebbe potuto concludersi già nel 2002 con una pace meno disarmante e gravosa?». Giorgio Ferrari, analista politico-diplomatico di Avvenire ragiona già ora sull’ancora incerto dopoguerra.

Premessa politico militare

La Russia sa di aver già conquistato la maggior parte delle regioni contese mentre la prospettiva di nuove elezioni in Ucraina si stia velocemente concretizzando. Secondo il quotidiano Ukraine Today, l’ex comandante in capo delle forze armate ucraine, l’ambasciatore dell’Ucraina nel Regno Unito, Valeriy Zaluzhny, ha istituito a Londra un quartier generale per opporsi a Zelensky nelle prossime presidenziali.

I tempi del dopo Zelensky

Dunque, si tratterà di attendere (mesi?) l’organizzazione della campagna elettorale, gli esiti del voto, l’uscita di scena di Zelensky e l’insediamento dell’oramai unico candidato credibile, uomo di Londra. Di fatto la ‘strategia del tempo di Putin’, sottolinea il generale Maurizio Boni, già Capo di stato maggiore del NATO Rapid Reaction Corps Italy, su Analisi Difesa. Nella sostanza il riconoscimento della Crimea come Russia e il controllo russo ‘De Facto’ di Luhansk, Donbas, Zaporizhia e Kherson.

Ma l’Ucraina che resta

«Cosa diventeranno un domani nell’immaginario ucraino quel cumulo di terre irredente – le loro Trento e Trieste, la loro Fiume, la loro Istria – che nessuna cosmesi diplomatica, nessuna promessa di ricostruzione, nessuna Mason-Dixon (la linea che divideva nordisti e sudisti in America) che ne rimodella i confini riusciranno mai a nascondere la lunga cicatrice di quella tragica amputazione?»  Russia e Ucraina si compenetrano da secoli, ci ricorda ancora Giorgio Ferrari.

  • «I loro poeti, i loro scrittori – Gogol’, Babel’, Grossman, Bulgakov, Puškin, Cechov sono nati o hanno trascorso lunghi anni in queste terre spalmate di grano»

Un guscio svuotato

«Oggi la casa di Kiev è un guscio svuotato. E il sentimento prevalente è quello che il sociologo sudafricano Stanely Cohen ha definito “moral panic”, quel diffuso senso di dolore che avvolge il lutto collettivo e finisce per anestetizzare nell’oblio perfino i lati più bui dell’anima ucraina, come i battaglioni Azov, gli estremisti di Pravy Sektor, le svastiche stilizzate, il ricordo di Stepan Bandera, i collaborazionisti che tra il 1941 e il 1943 aiutarono le Waffen-SS a sterminare migliaia fra ebrei, comunisti, rom».

Gigantesco ‘land grabbing

‘Land grabbing’, la corsa forsennata ad accaparrarsi lotti territorio sfruttabile per coltivazione e risorse minerarie da parte dei due soli Stati abilitati a arbitrare il destino dell’Ucraina. Bottino di guerra per Mosca e compenso per armamenti e varie per Washington. Con i dettagli del bravo giornalista. «Scandio, ittrio e a seguire quindici lantanoidi ovvero, nell’ordine della tavola periodica, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio. Materie prime ‘critiche’ del valore stimabile in 15mila miliardi di dollari, il 40% delle quali si trova su aree attualmente occupate dalle forze russe».

La nuova Sykes-Picot

«È per queste terre rare che a Mosca e Washington si sta ridisegnando la nuova Sykes-Picot (la spartizione del Medio Oriente dopo la Prima guerra mondiale), dopo che dall’iniziale fetta del Paese controllata da Putin la Crimea più le autoproclamate repubbliche del Donetsk, Lugansk, il 7 per cento del territorio ucraino ora esteso al 21 per cento». Con il Donbass ai russi resterà in mano il cuore dell’industria siderurgica e metallurgica ucraina. E Trump che vuole 500 miliardi di terre rare. Si tratta solo di dargli il tempo di accordarsi con Putin.

Richiamo culturale alto

  • L’eclissi del diritto e della Storia che due scrittori di opposte visioni come Oswald Spengler e Fedor Dostoevskij avevano descritto e intuito molto tempo addietro: il predominio del denaro e della comunicazione di massa e soprattutto il venir meno del concetto di Europa come grande madre dell’intera cultura occidentale, greco-ellenistica, ebraica, cristiana:
  • tutto veniva rimesso in gioco da quel portentoso acceleratore che era la violenza della guerra, il massacro di ogni certezza, la disfatta delle sicurezze ereditate dal passato. E qui, purtroppo, siamo fermi oggi.

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