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Crisi dell’industria tedesca, la conclusione per me è una: sono gli Usa a fare la guerra all’Europa

Crisi dell’industria tedesca, la conclusione per me è una: sono gli Usa a fare la guerra all’Europa

I dati usciti in questi giorni ci dicono che la produzione industriale tedesca, con i dati del maggio 2024, è diminuita del 2,5% su base mensile e ben del 6,7% su base annua…

Si tratta di un crollo assai pesante e non previsto che si colloca in un contesto in cui l’economia tedesca ha chiuso il 2023 in recessione e il 2024 pare seguire lo stesso destino. Ci troviamo quindi in una situazione di crisi dell’apparato produttivo tedesco, una crisi destinata ad essere seguita dall’Italia che dell’apparato industriale tedesco è un subfornitore. Che cosa sta succedendo?

La mia opinione è che questa situazione è il frutto diretto delle scelte di guerra assunte in questi due anni dall’Unione Europea. Proviamo a vedere nel merito.

La guerra è stata in una prima fase, per parte occidentale, finanziata soprattutto dagli Usa e nell’ambito della guerra l’Occidente ha deciso varie sanzioni nei confronti della Russia, sanzioni prontamente adottate e implementate dall’Unione Europea. Parimenti l’Ue ha deciso che da oggi 5 luglio verranno applicati maggiori dazi sulle auto elettriche cinesi (fino al 48% di dazi in totale) e negli Usa vi è un dibattito per arrivare al 100% di dazi su una serie di prodotti cinesi.

Gli effetti di guerra e sanzioni

Questa situazione ha prodotto e sta producendo una grandissima trasformazione che si può così riassumere:

1) I costi della guerra in Donbass si stanno progressivamente spostando dagli Usa all’Europa e parallelamente gli Usa stanno scaricando sull’Europa una parte delle spese militari ordinarie che prima sostenevano direttamente. Stiamo parlando di centinaia di miliardi di dollari all’anno di spese militari aggiuntive per l’Europa e di svariate decine di miliardi di spesa aggiuntiva per l’Italia.

2) Le sanzioni comminate alla Russia hanno interrotto o pesantemente ridotto il flusso di materie prime a basso costo dalla Russia all’Europa. Dal gas al petrolio ai fosfati per non fare che alcuni esempi, oggi l’industria europea – e segnatamente tedesca – deve pagare queste materie prime molto di più di prima delle sanzioni. Visto che la competitività dell’industria tedesca – e quindi europea – vedeva nel basso costo della materie prima fornite dalla Russia un punto decisivo, ci troviamo dinnanzi ad un netto peggioramento della situazione.

3) L’attentato terroristico contro il gasdotto Nord stream 2, che da quanto si capisce sarebbe stato portato a termine sotto la supervisione statunitense, determina una situazione in cui l’approvvigionamento di gas russo a basso costo non sarà facilmente riattivabile da parte della Germania nemmeno dopo l’eventuale fine della guerra in Donbass. Parimenti gli Usa vendono gas all’Europa ad un prezzo triplo rispetto a quello che viene pagato dalle imprese negli Stati Uniti.

4) I dazi contro le auto elettriche cinesi danneggiano in primo luogo l’industria automobilistica tedesca per due ragioni. Da un lato la Germania esporta verso la Cina, nel comparto automobilistico, molto più di quanto importa. Le imprese automobilistiche tedesche rischiano quindi pesanti ritorsioni su un interscambio con la Cina che le vede oggi nettamente in attivo. In secondo luogo le auto elettriche cinesi importate in Europa sono soprattutto auto prodotte in Cina da grandi marchi tedeschi. Sono quindi i grandi marchi automobilistici tedeschi i principali obiettivi delle sanzioni. Non a caso la confindustria tedesca è contraria alle sanzioni europee…

5) Negli ultimi anni il governo statunitense ha grandemente finanziato la reindustrializzazione del paese versando generosi contributi pubblici alle industrie che decidono di insediarsi sul loro territorio. Da questo punto di vista i programmi di Biden e di Trump sono sostanzialmente uguali nella loro idea di rifare grande l’America…

Il combinato disposto di tutti questi elementi determina una pesantissima crisi dell’industria tedesca (e a cascata dell’industria europea e segnatamente italiana) e un pesante aggravio di costi per l’Europa che spende in armi invece che in welfare e ricerca.

Lo sfruttamento dell’Europa da parte degli USA

1) Le elite statunitensi stanno alimentando volutamente un clima di guerra a livello planetario e costruendo in quel contesto la retorica dell’Occidente. L’obiettivo di questa campagna ideologica e politica non è la terza guerra mondiale – che nessuno vincerebbe – anche se l’incidente è sempre possibile quando si provocano escalation.

2) L’obiettivo degli Usa è indebolire pesantemente l’unico soggetto che sul piano mondiale può essere indebolito e cioè il proprio alleato europeo. E’ infatti evidente che la declinante potenza economica statunitense non è in grado di indebolire la Russia – che, come certifica la Banca Mondiale, nella nuova situazione ha visto aumentare il proprio Pil e il reddito medio della popolazione – o la Cina che – anche attraverso i Brics – sta dando vita ad un mondo multipolare.

3) In questo modo, gli Usa cercano di impedire la costruzione di un mondo multipolare e di dar vita ad un conflitto – una sorta di nuova guerra tiepida con bolle di calore – tra due blocchi. In questo contesto gli interessi nazionali statunitensi verrebbero garantiti a spese degli alleati, a partire da quello europeo. Non a caso lo stesso processo di finanziamento del debito pubblico statunitense si sta progressivamente spostando dal mondo ai paesi occidentali.

Detto in altri termini, i nostri principali avversari non sono russi e cinesi, ma le elite statunitensi.

06/07/2024

da Il Fatto Quotidiano

Paolo Ferrero 

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