Per inventare ogni giorno un nuovo annuncio da gettare in pasto agli elettori, al nostro vicepremier Matteo Salvini deve restare poco tempo per leggere i giornali. Così gli sarà sfuggito che il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha appena lanciato un allarme sul calo delle entrate tributarie che mal si concilia con l’ultima promessa del ministro dei trasporti: lo stanziamento in autunno di ben 13 miliardi per il ponte sullo Stretto.
Nella Sicilia in cui è bastato un modesto incendio per fermare l’aeroporto di Catania, e paralizzare il turismo in tutta l’Isola nel periodo più ricco dell’anno, la profezia del ponte aperto chissà quando ha il sapore delle brioches di Maria Antonietta da lanciare al popolo senza pane. Matteo nostro però non sente ragioni.
Neppure quelle di don Ciotti, che ricorda giustamente gli appetiti della mafia attorno a un’opera tanto costosa. Ignorare i problemi e abbondare con i proclami è d’altra parte un classico per il leader della Lega.
Ieri perciò ha rilanciato il nucleare, parlando di fantomatiche centrali di nuova generazione da costruire in pochi anni, malgrado manchi ancora la necessaria tecnologia. Nemmeno una parola su dove mettere gli impianti, e men che meno il deposito nazionale delle scorie radioattive.
Ma non il deposito degli scarti futuri, bensì quello dei rifiuti contaminati delle centrali chiuse dal 1990. Una discarica per cui in trent’anni non si è trovato un solo Comune disposto ad ospitarlo. Passare dalle promesse alle balle atomiche per Salvini però è sempre stato un attimo.
25/07/2023
Abbiamo ripreso l'articolo
da La Notiizia