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Dal G7 dei reduci al vertice svizzero di Kiev senza la Russia con cui fare pace

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Si apre oggi in Svizzera la conferenza per la «pace giusta» di Kiev. Senza la Russia con cui la pace dovrà essere fatta, e Cina che qualcosa conta. E con lo spettro del vento politico cambiato in Europa. Forse ancora Ue ‘Von der Nato’, ma conti sempre più difficili da far quadrare. Stoltenberg: ‘Servono 40 miliardi all’anno’. Italia: ‘Per noi già difficile raggiungere il 2% del Pil’. E si profila un ennesimo spreco di parole. 

Si titola pace, di contratta di guerra

La pace contrattata con chi? Secondo gli organizzatori alla ‘Conferenza per la pace’ voluta da Kiev e ospitata dal governo svizzero nello stesso luogo dove in passato si svolsero i negoziati di pace sul Sudan e su Cipro, ci saranno 90 delegazioni da un terzo del  mondo. Ma non quella russa. E visto che le paci di fanno tra nemici, mancando Mosca, sarà altra cosa difficile persino da definire. Più un elemosinare consensi e aiuti in contanti e armi, che una reale ‘Conferenza di Pace’.

Col nome di ‘Pace’, trombe di guerra

Ed ecco che la perorazione di Zelensky che, «il mondo libero costringa la Russia a ritirarsi e a risarcire l’Ucraina» diventa pura propaganda di guerra. Meglio a questo punto il rilancio di Mosca, che propone con dettagli la sua proposta di ‘fine guerra’, per bocca di Putin. «Stiamo parlando non del congelamento del conflitto, ma della sua cessazione totale». Come? Far tacere le armi in cambio delle quattro regioni (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson) in parte già sotto controllo del suo esercito. Neutralità di Kiev fuori della Nato, e discutere sulle sanzioni internazionali e sui soldi russi rubati nelle banche in Europa.

No tonante della Nato, e soldi (cercansi) per altre armi

«Non è una proposta di pace, ma di maggior aggressione e occupazione. Tocca alla Russia ritirare le proprie forze dal territorio occupato», ribatte scontato il segretario dell’Alleanza sempre più onerosa, inseguendo il ministro statunitense della Difesa Lloyd Austin: «Putin non è in posizione di dettare all’Ucraina cosa deve fare». ‘Posizione’ non ragione, perché è ciò che vale in guerra. Per i funzionari ucraini, «un ultimatum, non una vera proposta di dialogo», sapendo però, loro e lo stesso Zelensky.,che è trascorso più di un anno e mezzo dalle ‘standing ovation’ dovunque si recasse e la nomina «persona dell’anno» sulla rivista Time. Come ricorda Sabato Angieri sul Manifesto.

Ripensamenti politici ed economici europei

Le recenti elezioni europee hanno fatto registrare un’avanzata dei partiti ostili all’Ucraina in un momento in cui i principali alleati continentali di Kiev, Francia e Germania, attraversano crisi politiche molto gravi e dalle soluzioni assolutamente incerte. Come non sono scontati gli stessi equilibri ai vertici dell’Unione. Ed il Cremlino può permettersi un ‘botta e risposta’ con Washington e Nato d’obbedienza: «Le condizioni poste dal presidente russo per la fine del conflitto in Ucraina non sono un ultimatum ma un’iniziativa di pace che riflette l’attuale situazione sul campo». Detto in maniera diplomatica, «stiamo vincendo, accettatelo e trattate.

Gli altri assenti

Altro grande assente, la Cina, che è stata accusata da Kiev di aver fatto «pressioni sugli stati in via di sviluppo per disertare il summit». Neppure una replica, mentre il ministero degli Esteri di Pechino aveva dichiarato che l’organizzazione della Conferenza «non soddisfa le aspettative di Pechino, che prevedono la partecipazione della Russia assieme all’Ucraina». Gli Usa ci saranno, ma a basso profilo e ‘scarsità di entusiasmo’, annota la stampa. Il presidente Biden assente per una serata di gala a raccogliere fondi per la sua campagna elettorale. Facile ironia sul fatto che Biden ha preferito George Clooney e Julia Roberts a Zelensky e Kuleba. A Lucerna, per gli Stati Uniti sarà presente la vice-presidente Kamala Harris.

Richieste ucraine per un cessate il fuoco

Come già aveva sostenuto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 20 settembre dell’anno scorso, Zelensky insiste col «punto ‘non negoziabile’ del ritorno alla integrità territoriale ucraina». Assieme al «ritiro di tutte le formazioni armate russe dal territorio ucraino, incluse le forze mercenarie e il ripristino dei confini del 1991 con la Crimea». Insomma, la negazione di qualsiasi trattativa. A cui si aggiungono dettagli di sicurezza nucleare, alimentare (rispetto alle esportazioni di grano ucraino) ed energetica (la crisi dovuta ai bombardamenti russi delle infrastrutture). E infine, ‘risarcimenti di guerra’.

Un piano avallato dal G7 pugliese, immaginabile solo se l’Ucraina stesse vincendo. Ma non è così, e le previsioni realistiche sono al peggio. Cosa vuole la Russia risulta chiaro e così ben descritto: «logorare ulteriormente il nemico e mettere in sicurezza le conquiste territoriali. Ma, senza scomodare l’etica -precisa Angieri-, viene da chiedersi se il governo ucraino abbia davvero un piano che non sia la guerra a oltranza.

15/06/2024

da Remocontro

Ennio Remondino

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