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Ddl stupro, la Lega al Senato fa saltare l’accordo Meloni-Schlein: “Nuove audizioni e correzioni”. Alla Camera l’ok al reato di femminicidio: ora è legge

Ddl stupro, la Lega al Senato fa saltare l’accordo Meloni-Schlein: “Nuove audizioni e correzioni”. Alla Camera l’ok al reato di femminicidio: ora è legge

Politica italiana 

25/11/2025                                                                                                                                                                                                       Ultimo aggiornamento: 20:08

da Il Fatto Quotidiano

Redazione

La premier due ore prima confermava l’intesa. Alla Camera i sì all'altro provvedimento. La segretaria dem sente Meloni: "No a rese dei conti elettorali sulla pelle delle donne"

Doveva essere il giorno dell’approvazione di due importanti provvedimenti in occasione di una giornata simbolica. Ma se da un lato, alla Camera, è arrivata l’approvazione definitiva del ddl femminicidio, che adesso è legge, dall’altro – al Senato – si blocca invece l’iter del disegno di legge sul “consenso libero e attuale” in materia di violenza sessuale. L’accordo c’era, dopo la trattativa che ha coinvolto Elly Schlein e la premier Giorgia Meloni, e l’auspicio delle opposizioni e dello stesso presidente del Senato Ignazio La Russa era quello di approvare, senza modifiche, entrambi i provvedimenti in occasione della Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ma dalla destra è il partito di Matteo Salvini a far saltare tutto, con la presidente della Commissione Giustizia, la leghista Giulia Bongiorno, che chiede correzioni e un nuovo ciclo di audizioni sul ddl stupro. Una mossa che ha provocato la reazione delle opposizioni, con i senatori di centrosinistra che hanno abbandonato la riunione in segno di protesta.

Meloni 2 ore prima confermava l’intesa

Circa due ore prima era stata la stessa presidente del Consiglio a confermare l’intesa con la segretaria dem in un’intervista rilasciata a LaPresse: “Devo dire che su alcuni temi, a partire dall’impegno comune per combattere la violenza contro le donne, il dialogo e la collaborazione con l’opposizione non sono mai mancati”, ha detto Meloni proprio a proposito del recente accordo con Schlein sul principio del libero consenso. “Voglio ricordare che siamo a ridosso dell’approvazione definitiva in Parlamento della proposta di legge del Governo per introdurre nell’ordinamento il reato autonomo di femminicidio, una rivoluzione giuridica e culturale che ci rende tra le prime Nazioni in Europa e nel mondo a percorrere questa strada”, aggiungeva riconoscendo che “se siamo arrivati a questo risultato, lo dobbiamo anche al sostegno e al contributo che tutte le forze politiche hanno assicurato durante l’iter parlamentare”. “Penso che questa non sia una materia sulla quale costruire propaganda“, concludeva la premier.

Le proteste delle opposizioni

“Siamo molto amareggiati e sorpresi. Una legge che aveva oggi la possibilità di celebrare un momento alto del Parlamento, è stata di fatto affossata. Come opposizioni abbiamo lasciato i lavori. Stringersi la mano con questa destra non vale niente”, hanno detto i senatori dem abbandonando i lavori. E dall’altro ramo del Parlamento i deputati di opposizione hanno chiesto una sospensione del ddl Femminicidio. La Camera ha respinto a maggioranza la richiesta avanzata in primis da Avs e a cui si sono associati IvPd e M5s. Bisogna “sospendere il provvedimento fino a quando la ministra Roccella non chiarirà insieme ai capigruppo di maggioranza del Senato cosa sta accadendo“, “se c’è ancora un accordo” sul tema delle violenze di genere tra maggioranza e opposizione, ha detto Marco Grimaldi di Avs. Nonostante le polemiche si è andatati avanti con la discussione in Aula e il voto: alla fine Montecitorio approva all’unanimità il ddl femminicidio che, in questo modo, diventa legge. Il provvedimento – che quest’estate anche al Senato aveva incassato un via libera bipartisan – introduce all’interno del codice penale il nuovo articolo 577-bis sul reato di femminicidio. Si tratta di una fattispecie specifica di omicidio che prevede l’ergastolo per chiunque provochi la morte di una donna per discriminazione, odio o prevaricazione o mediante atti di controllo, possesso o dominio.

Bongiorno: “Dubbi sui casi di minore gravità”

“Farò un ciclo di audizioni che sia mirato e breve su alcuni aspetti tecnici segnalati e poi si proseguirà. Essendo arrivato oggi in commissione, è erroneo e fuorviante dire che ci sono ritardi. Certamente il provvedimento andrà avanti”, ha dichiarato Giulia Bongiorno che è anche relatrice del ddl sulla violenza sessuale e il consenso. La senatrice della Lega ha confermato che nel merito, i dubbi riguardano un comma che disciplina i casi di “minore gravità” per cui i senatori del centrodestra hanno chiesto di specificare cosa si intende per minore gravità. Ma ha ribadito che si tratta di “un provvedimento importantissimo e utile perché è come se in Italia una giurisprudenza esalta il consenso e poi il singolo giudice si attiene al testo normativo. Quindi bisogna garantire omogeneità”.

Schlein sente Meloni: “No a rese dei conti elettorali sulla pelle delle donne”

Presente a Montecitorio, dove ha votato il ddl femminicidio, la segretaria del Pd ha detto ai cronisti di aver sentito la premier: “Le ho chiesto di far rispettare gli accordi” anche sull’altro provvedimento, ha detto Schlein. Quella legge sulla violenza sessuale, su cui si era raggiunta un’intesa tra le due, “era stata approvata all’unanimità meno di una settimana fa. Ora sarebbe grave se, sulla pelle delle donne, si facessero rese dei conti post elettorali all’interno della maggioranza. Auspico Meloni faccia rispettare gli accordi”, ribadisce la leader dem.

“Meloni smentita”. “Tradito un patto di lealtà”

“La senatrice Bongiorno ha chiarito che i dubbi emersi in capigruppo erano dubbi politici e di merito. L’accordo tra maggioranza e opposizione non c’è più, avete deciso di smentire la presidente del Consiglio. Abbiamo la necessità di sapere cosa è successo”, ha detto il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia in Aula al Senato. “Oggi è stato tradito un patto di lealtà” al Senato, ed “è stato fatto nella giornata contro la violenza sulle donne”, ha attaccato Andrea Quartini, deputato del M5s, definendo questo atteggiamento “inaccettabile e riprovevole“.

Ciriani: “Rinvio non è iniziativa del governo”

Non è una iniziativa del governo, ma dei gruppi, che hanno chiesto un approfondimento, in particolare la Lega, ma io non faccio l’avvocato difensore dei gruppi”, ha dichiarato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, conversando con i cronisti a Palazzo Madama. “Abbiamo fatto tutto il possibile, è stato soltanto rinviato”, ha risposto a chi gli chiedeva se non fosse una figuraccia.

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