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Disarma: Francesca Albanese, il diritto militante.

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Politica italiana

27/09/2025

da Pressenza

Paolo Mazzinghi

Riportiamo le parole dell’intervento di Francesca Albanese il 25 settembre 2025 alla sessione serale di Disarma, il coraggio della pace a Sesto Fiorentino.

Innanzitutto, lasciate che vi saluti e mi scusi per la mia presenza solo da remoto. Mi piacerebbe moltissimo essere con voi per questo convegno, è un incontro molto, molto importante e sono proprio onorata di essere qui con questi relatori.

Mi fa anche piacere finalmente incontrare il Presidente Conte. Quello che ho sentito lo condivido, soprattutto la grandissima preoccupazione per lo strappo alla Costituzione. Guardate che un sistema che comincia a rilassarsi e a normalizzare l’illegalità e l’incostituzionalità, come purtroppo da troppo tempo succede nel nostro Paese, è una realtà già in pericolo, è una realtà che non protegge più i propri cittadini, figuriamoci gli altri.

E quello che succede in Palestina ne è l’esempio. Io dico sempre “l’Italia ripudia la guerra”. I nostri padri costituenti non avrebbero potuto trovare un termine più forte, più aulico per esprimere lo sdegno che c’è nei confronti della guerra, non solo come strumento di risoluzione dei conflitti, ma anche come qualcosa che attacca i valori fondamentali dell’Italia. Quindi io veramente vi ringrazio perché bisogna ripartire dal basso. Per troppo tempo forse ci siamo assopiti, abbiamo pensato che si potesse fare la politica per delega, ma non è così. Della politica e della buona politica siamo tutti guardiani, ogni cittadino, ogni cittadina, ogni persona che risiede nel nostro paese, perché altrimenti le conseguenze le paghiamo tutti, in questo momento i palestinesi e anche a causa nostra.

Sono veramente felicissima di essere con voi, ma soprattutto voglio dirlo adesso, sono molto felice di parlare alla comunità di Sesto Fiorentino, perché penso, l’ho detto tante volte in altri incontri pubblici, il sindaco del vostro Paese ha fatto delle cose rivoluzionarie rispetto ad altri paesi. A volte mi irrito quando ci sono queste parate di orgoglio nazionale, di conferimento della cittadinanza Francesca Albanese, vi ringrazio, io sono già cittadina italiana, la migliore cosa che potete fare per sostenere il mio mandato è quella di prendere delle misure concrete, come ha fatto il sindaco di Sesto Fiorentino, passando per esempio un’ordinanza che bandisce il made in Israel dal proprio territorio. Poi è chiaro, non è una cosa che si rimette comunque al buonsenso e all’etica di ogni cittadino, però quello che dico, se c’è una cosa che ci insegna oggi la Palestina è l’imperativo a tenere la schiena dritta e a fare le cose eticamente: appalti etici, consumi etici, acquisti etici e questo ci ridà anche un grandissimo potere come cittadini e cittadine.

Per quanto riguarda la Flotillia, io mi sono espressa più volte in modo istituzionale e in concerto con altri relatori speciali delle Nazioni Unite, esprimendo pieno sostegno nei confronti della Flotillia, tanto dal punto di vista del principio quanto dal punto di vista della pratica. Perché li ho visti, se ricordate, quando è stata intercettata la Madleen, caso ha voluto, che io fossi al telefono col capitano della barca e per due ore sono stata con loro in collegamento assistendo alle procedure di risposta della Flotillia.

Quelle sono situazioni di grande nervosismo, di grande tensione quando c’è l’intercettazione, il momento in cui la barca viene assalita, è presa d’assalto e passa sotto una situazione di arresto da parte delle autorità israeliane. Questo è successo e si sono tutti comportati con grandissimo autocontrollo e dignità. Quindi veramente ho una stima e un apprezzamento nei confronti dei membri della Flotillia che a questo punto va anche al di là, nel senso c’è stato proprio un incontro personale che mi ha fatto poi spendere molte energie a sostegno della Flotillia. Mi ha causato una tristezza enorme vedere la rappresentante dell’Italia ieri spendere del tempo sul podio delle Nazioni Unite denigrando la Flotillia: cioè, di tutte le cose che avrebbe potuto dire, ha scelto la peggiore, personalizzando un’opera umanitaria e peraltro tradendo il senso ultimo della grande tradizione diplomatica italiana, che è quella appunto del rispetto dei valori in un’area, che è quella del Mediterraneo.

Non voglio neanche entrare nel merito di ciò che il primo ministro ha detto, ma è stato un concentrato di esternazioni inaccurate e inopportune. Alla luce di quello che è successo nelle ultime 24 ore a seguito dell’attacco, dell’attacco diretto della flottiglia che è stata colpita 11 volte e 14 volte tra Tunisi e Creta, quello che osservo è che c’è una pressione incredibile da parte di stati, soprattutto europei, sulla Flotillia, sui membri della Flotillia affinché lascino questa missione. Se questi stati avessero usato la metà della pressione che usano su questi individui, già in una situazione psicologicamente difficile, se avessero usato la metà di questa pressione nei confronti di Israele, probabilmente oggi non saremmo in questa situazione, perché i governi europei difendono lo Stato di Israele nel momento in cui commette crimini efferati, perché intanto la macchina trituracarne, che è diventata la presenza israeliana a Gaza, continua. Per quale motivo cercano di bloccare diffamando con insinuazioni obbrobriose la Flotillia e i suoi membri? Perché invece di ostacolare l’aiuto umanitario non impongono delle sanzioni e l’embargo di armi ad Israele? Qual è il motivo per cui questo Stato d’apartheid e genocida oggi tiene sotto scacco praticamente mezzo mondo e soprattutto le democrazie occidentali? Questo ci deve far riflettere: che oggi si fa pressione sulla flottiglia affinché desista, si mandano le navi a spese degli italiani, dei contribuenti, per bloccare l’aiuto mentre politicamente li si denigra? Mentre non si fa niente per fermare il genocidio? Comunque lo si voglia chiamare, i crimini di Israele, comunque li si vogliano definire, questa è la realtà.

Di queste cose gli italiani si devono rendere conto e la Palestina deve diventare in Italia, così come sta accadendo in altri paesi, un motivo di cambio politico. Cioè, un motivo per cui alle urne questo governo dovrà rendere conto, se non prima, se non nelle aule giudiziarie, dovrà rendere conto di aver reso il popolo italiano partecipe di un genocidio, perché questo stiamo facendo, non è soltanto inattività del governo italiano. Lo Stato italiano partecipa al 30% dell’azienda militare che continua a fornire le armi ad Israele, peraltro anche in un momento in cui le armi sono state trasformate in modo non convenzionale e più deleterio.

Quindi questa è la considerazione generale. Innanzitutto, voglio pregare gli italiani e le italiane di non avere il termometro emotivo sintonizzato su quanti cittadini italiani fanno parte della Flotillia. Il fatto che, non ho dati certi, ma mi sembra di capire dall’ultima corrispondenza che ho avuto con la Flotillia, che cinque persone hanno deciso, sotto pressione o per ragioni proprie, di lasciare la Flotillia, va benissimo, continueranno il lavoro, sono persone bravissime, impegnate, continueranno il lavoro da terra, non c’è problema, nessun giudizio, né da parte della Flotillia, né da parte di nessuno. Però è fondamentale che si capisca che i governi, quello che fa la Flotillia, lo devono difendere perché è un’opera lecita, che si basa sul diritto internazionaleRompere l’assedio è un adempimento degli obblighi internazionali! Questi obblighi non dovrebbero ricadere su cittadini ordinari, ma sui governi: sono i governi che dovrebbero mandare una flotta, come ha fatto Sanchez e spero che quella imbarcazione si diriga verso Gaza, perché qualcuno deve avere il coraggio di sfidare lo strapotere israeliano.

Israele non ha nessuna autorità sul territorio palestinese occupato, né sulla terra, né sullo spazio aereo, e tantomeno sulle acque. Quindi questa è la cosa fondamentale: si diceva “è come se la Flotillia avesse fatto saltare il tappo della solidarietà della gente”. Io credo che quello sia piuttosto la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perché io personalmente ho visto un crescendo in Italia della partecipazione popolare, dello sdegno. Si è passati da una situazione di atterrimento in cui la gente si sentiva impotente, ad una presa di coscienza che invece ognuno di noi può cambiare le cose. E questo ha fatto la Flotillia. La Flotillia ha questo potere, non è l’aiuto, deve capirlo la prima ministra, non è che l’aiuto sì può essere simbolico, ma lo sfidare il Golia di questa situazione, come tanti piccoli David che non importa quanti mezzi hanno, hanno delle bagnarole, perché queste sono le barche che ha la Flotillia Per questo che ci mettono tanto tempo per arrivare, si rompono, hanno bisogno di riparazioni e tutto, sono imbarcazioni che pongono veramente un grandissimo sacrificio a chi viaggia a bordo delle stesse, ma non importa, lì c’è la nostra umanità e io credo che l’Italia si sia sentita interpellata per questo, perché anche quel gesto di grandissima umanità si è visto ricevere una grande sberla dal punto di vista materiale, politico, della comunicazione. Non solo non li aiutano, ma li denigrano pure, quindi io chiedo agli italiani: non fate come il governo italiano che dice noi ci occupiamo dei cittadini italiani, no, voi vi dovreste occupare di quel convoglio, perché è un convoglio umanitario e i convogli umanitari hanno diritto, soprattutto in questo momento, ad un passaggio sicuro. Li dovreste scortare voi fino alle acque di Gaza e poi ripeto, dovrebbero entrarci loro nelle acque di Gaza. Quindi massimo sostegno indipendentemente dalla nazionalità di quelli che vi sono a bordo.

Il diritto Internazionale non è una bacchetta magica e, soprattutto, non funziona da solo, è uno strumento. Va applicato, come il diritto nazionale. Lo vedete, quando c’è un esecutivo che non rispetta il diritto è molto più grave di quando i cittadini non lo rispettano, perché manca la possibilità di rifarsi a quelli che sono i garanti in un paese democratico.  Le istituzioni pubbliche sono a garanzia dei cittadini, a garanzia dell’applicazione del rispetto del diritto, così è anche a livello internazionale. Quelli che devono applicare il diritto internazionale in Palestina hanno fatto sempre orecchie da mercante perché sono 56-57 anni che i palestinesi vivono sotto il giogo dell’occupazione militare, che ha operato come una dittatura militare: leggi scritte dai soldati, riviste in corti militari dai soldati. Tra gli arrestati c’è una media che è stata stimata negli ultimi 15-20 anni (ho scritto un rapporto sullo stato della privazione della libertà personale in Palestina due anni fa) e nelle carceri israeliane negli ultimi 20 anni ci sono finiti 700 bambini all’anno, 700 bambini! Nelle carceri israeliane si è morti per tortura durante questo periodo, sono stati torturati a morte tantissimi palestinesi. Adnan Al-Bursh, il più grande, medico ortopedico primario di un ospedale di Gaza, è stato stuprato a morte, perché non si parla di lui? Perché io lo capisco lo sdegno e la riprovazione nel vedere i corpi macilenti degli ostaggi, certo che lo capisco perché ho empatia ma non ho empatia selettiva e mi chiedo perché non ci sia lo stesso sdegno dinanzi, non solo ai bombardamenti che smembrano il corpo e l’anima, ma per gli atti proprio corpo a corpo, al cecchinaggio, al fatto che ci sono bambini piccolissimi che sono stati portati in ospedale con proiettili al torso e alla testa, che ci sono state persone sbranate dai cani, i cui video sono stati fatti girare su internet, detenuti che sono stati fatti stuprare dai cani. Questo oggi è l’esercito israeliano e c’è purtroppo una società che lo sostiene e io dico sono vittime pure loro perché quanto sono stati intossicati per diventare così? Perché c’è una perdita d’umanità pure in chi brutalizza l’altro. Però questa situazione la dobbiamo risolvere e non la risolviamo se non intervenendo politicamente, ma come? Non seguendo il proprio istinto e le proprie opinioni, senza una bussola, la bussola ce l’abbiamo, è il diritto internazionale e si sono pronunciati, più altri organismi di giustizia; c’è la corte di giustizia internazionale che ce l’ha detto chiaro e tondo: l’occupazione israeliana è illegale, ma non illegale perché viola i diritti dei detenuti, viola i diritti dei minori, viola i diritti dei disabili, no, non per quello. E’ illegale proprio ipso facto per la sua stessa esistenza e quindi va smantellata perché si è trasformata in un veicolo di annessione, quindi acquisizione illegale di terre a mezzo della forza, sfollamento forzato degli abitanti di quelle terre, del popolo indigeno che è palestinese e si è trasformato in un veicolo per regnare sui palestinesi attraverso forme di segregazione razziale e apartheid.

Che cosa ci dice la corte di giustizia? Che Israele deve, in parole molto semplici, sloggiare dal territorio palestinese occupato e in parole un po’ più tecniche deve ritirare le truppe, smantellare le colonie, smettere di sfruttare le risorse naturali del territorio palestinese occupato e smettere di esercitare qualsiasi forma di autorità su quel territorio, sullo spazio aereo, sui confini, sui palestinesi, sulle banche dei palestinesi. Deve risarcire i palestinesi, ci dice la corte. Dinanzi a questo provvedimento giudiziale, a questa decisione della corte, perché poi tutti gli stati, incluso l’Italia, aspettano tutti che la corte si pronunci sul genocidio, ma una volta che si è pronunciato, che cosa farà? Che cosa farà l’Italia? Che cosa farà l’Unione Europea? Che cosa farà la comunità internazionale? Io ho il forte sospetto che farà quello che fa in questo momento dinanzi alla decisione della corte di porre fine all’occupazione israeliana.

Il problema che c’è in Palestina e che diventa un problema nostro, non è un problema di fallacia, di difetto normativo, è un problema di mancanza di applicazione delle norme. E’ per questo che dico è politico e la politica la facciamo noi cittadini ed è per questo che ben vengano le proteste, ben vengano gli scioperi, ben vengano i blocchi, perché se non si ferma tutto in un genocidio, noi occidentali abbiamo l’opportunità per una volta, per una volta di essere veramente all’altezza dei principi che predichiamo. Questo non è il primo genocidio che succede sotto i nostri occhi, perché tanti genocidi li abbiamo commessi, sostenuti noi occidentali, i genocidi in America Latina a seguito del colonialismo, in Africa, sono cose storiche, ce lo siamo dimenticato perché è comodo, perché non ci interessa, perché non vogliamo pagarne il prezzo, ma la storia è lì e ci sta rincorrendo. Anche l’olocausto è successo sotto i nostri occhi, sotto il nostro naso. La prima prova di questo è che le leggi razziali, le leggi razziali erano leggi dello Stato, quello è stato il provvedimento che ha bandito gli ebrei dalla vita civile, la discriminazione, la disumanizzazione utilizzata nei confronti degli ebrei, nei confronti dei Tutsi del Rwanda, nei confronti dei bosniaci, dei musulmani di Bosnia è lo stesso morbo che oggi porta al genocidio dei palestinesi, è la disumanizzazione dell’altro, il gene costante del genocidio. Quindi dinanzi a questo bisogna veramente immaginare che cosa faremmo noi oggi, con la coscienza di oggi, se ritornassimo indietro di un secolo, non ci butteremmo col nostro corpo, non metteremmo in gioco la nostra carne, la nostra proprietà, tutto quello che abbiamo per impedire l’olocausto? Io penso di sì ed è lo stesso principio per cui tanti italiani e tante italiane oggi scendono in strada e fanno le cose che devono fare eticamente e il mio augurio per noi stessi e che siamo sempre di più. Penso che i veri guardiani del diritto internazionale oggi siamo noi, sono io, Mimmo, Roberta, siete tutti voi che mi state a sentire e che vi dovete chiedere io nel mio piccolo che cosa posso fare e nessun piccolo è piccolo in modo insignificante, se siete educatori, se siete cittadini e quindi dovete portare le vostre rimostranze alle autorità, i comuni si devono impegnare, le regioni si devono impegnare, il governo si deve impegnare. Vi segnalo la creazione di questo gruppo, GAP, Giuristi Avvocati per la Palestina, dove ci sono anche degli avvocati toscani, del foro di Pisa, del foro di Livorno, che stanno diffidando il governo dinanzi ad ogni mancanza, Mimmo Gallo è tra loro. Queste sono azioni fondamentali, diamo un senso all’avvocatura, diamo un senso al diritto che deve oggi essere militante: ce lo dice la nostra tradizione, da Gramsci a Pertini a Berlinguer dobbiamo riprenderci i nostri valori e praticarli ad ogni passo.

Io vi ringrazio veramente, guardate questo è un momento estremamente rivelatore, lasciate che vi lasci con questa sensazione che ho, la Palestina col suo sacrificio ci sta mostrando il mondo in cui viviamo, non è un mondo in cui abbiamo libertà vera, è un po’ come The Truman Show, quindi prendiamo questo momento

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