16/09/2025
da Il Manifesto
L'inchiesta Contro diciotto giovani e giovanissimi dei movimenti. Le accuse sono di resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata e oltraggio
Divieto di dimora e obbligo di firma sono le misure richieste dal pm torinese Paolo Scari per 18 giovani che hanno partecipato alle mobilitazioni pro Palestina avvenute negli ultimi mesi del 2024 e promosse da collettivi e movimenti. Gli interrogatori pre-cautelari sono cominciati ieri mattina al palazzo di Giustizia.
Secondo quanto si è appreso sono contestati episodi avvenuti durante quattro manifestazioni: 13 novembre, con l’occupazione dell’ingresso alla Leonardo Spa, la partecipata statale che ha fornito sistemi di intelligence e armi a Israele; 15 novembre, con l’irruzione alla Mole Antonelliana; 29 novembre, con una dimostrazione davanti alla prefettura e 13 dicembre. In alcuni casi si sono registrati tensioni e scontri con le forze dell’ordine. Tra le varie ipotesi di reato ci sono resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata e oltraggio. I destinatari delle richieste sono tutti incensurati e per lo più giovani e giovanissimi dei movimenti autonomi che vivono o studiano a Torino. Tra le contestazioni rivolte ai 18 ragazzi c’è anche l’inottemperanza dei divieti di manifestare il 7 ottobre.
«Un corteo partecipato da 5mila persone che è stato vietato dal questore in maniera arbitraria e solamente per confermare il sostegno che lo Stato italiano garantisce a Israele», scrivono in un comunicato congiunto le realtà che hanno promosso le proteste: Coordinamento Torino per Gaza, Intifada studentesca universitaria e Assemblea studentesca delle scuole.
«Gli interrogatori sono in corso e dovrebbero finire venerdì, poi il giudice si pronuncerà. Riteniamo che la richiesta del divieto di dimora per studenti, persone che vivono a Torino da anni e qui sono nate, sia problematica», dice al manifesto l’avvocato Claudio Novaro, che difende i giovani coinvolti e contesta buona parte delle ricostruzioni della Digos.
L’avvocato conferma che alcuni degli studenti sono gli stessi già colpiti da altre richieste di misure cautelari (quattro ordinanze di custodia in carcere e altre tre ai domiciliari) lo scorso luglio per altre cinque manifestazioni in solidarietà con la Palestina, una contro il volantinaggio del Fuan (movimento universitario di estrema destra), un’altra contro il governo Meloni. Tutte queste proteste si erano svolte nel 2023 e 2024. Si attende ancora la decisione del giudice per le indagini preliminari.
«Questi tentativi di criminalizzare e isolare le lotte a sostegno della resistenza palestinese e le opposizioni alla guerra sono una prassi diffusa a livello europeo – si legge ancora nel comunicato – L’accusa di terrorismo ai danni di Palestine Action in Inghilterra a il processo di dissoluzione intentato ai danni di Urgence Palestine in Francia sono la dimostrazione che non ci può essere compromesso possibile con quei governi che oggi scommettono tutto sul riarmo e sull’incentivare la guerra».