La maggioranza pasticcia sul decreto Lavoro. Uno dei provvedimenti più importanti approvati dal governo Meloni nel corso della primavera resta incagliato al Senato, dopo che le forze che sostengono l’esecutivo sono andate ko in commissione Bilancio: il voto sul parere del ministero dell’Economia al nuovo pacchetto di emendamenti (circa una decina, della relatrice Paola Mancini di FdI) è finito in pareggio con 10 voti di maggioranza e altrettanti dell’opposizione, a causa dell’assenza degli esponenti di Forza Italia. Così la maggioranza è andata sotto, nello stesso giorno in cui in commissione Esteri della Camera si è consumato un altro dramma interno: il Mef ha dato il benestare alla ratifica del Mes e la maggioranza in imbarazzo ha dovuto rinviare il voto. Tornando al Senato e al decreto Lavoro, l’imbarazzo riguarda adesso il come proseguire. Al momento, infatti, il provvedimento non può andare in Aula visto che manca il parere necessario per esaminare le nuove proposte di modifica presentate stamattina. “La maggioranza è nel caos”, attacca la segreteria del Pd, Elly Schlein. E il presidente del M5s Giuseppe Conte parla di “un governo Meloni allo sbando“.
Dopo le richieste di tutti i partiti d’opposizione, con diversi momenti di tensione a Palazzo Madama, è stata convocata la conferenza dei capigruppo. La relatrice Mancini dichiara che si è trattato di “un incidente che non doveva accadere, ma rimediamo pure a questo”: sarà presentato un nuovo parere del Mef. Mentre anche Dario Damiani di Forza Italia, assieme a Claudio Lotito uno dei due membri azzurri della Commissione Bilancio, prova a spegnere il caso: “Si è trattato solo di un contrattempo, eravamo impegnati con altro”, ha spiegato.
Le opposizioni invece protestano. “Sul loro provvedimento simbolo, il Decreto Precariato (che chiamano Decreto Lavoro), la maggioranza va sotto in Commissione Bilancio. Lo stato comatoso continua”, scrive in un tweet il capogruppo del M5S al Senato Stefano Patuanelli. “Maggioranza divisa e schiantata contro un muro anche in commissione bilancio”, rilancia il responsabile economia del Pd Antonio Misiani, che aggiunge: “Aula bloccata. Dilettanti allo sbaraglio“. L’inciampo della maggioranza, in attesa che i lavori in Aula possano ripartire, rischia di accorciare ancora il tempo a disposizione per dare il via libera al decreto Lavoro. Dopo il sì del Senato, infatti, il provvedimento deve passare alla Camera, dove la discussione generale è stata calendarizzata per lunedì 26 giugno. Ovvero a una settimana esatta dalla scadenza del decreto, fissata per il 3 luglio.
“Quello che è successo in Commissione Bilancio è molto grave – ha detto in Aula Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd al Senato – un emendamento è respinto se non c’è voto in più e quindi oggi la Commissione ha bocciato gli emendanti. La maggioranza è nel caos”. “Il tema – ha proseguito Boccia – è anche di merito, oggi la maggioranza e il governo cercavano di porre toppe peggiori del buco sull’indice di equivalenza, sugli infortuni sul lavoro, sul lavoro gratuito, sull’utilizzo dei lavoratori che prendevano un tempo il reddito di cittadinanza”. Secondo li capogruppo dem, “il risultato è sotto gli occhi di tutti: oggi sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati dalla maggioranza, non è possibile riproporli e non è più possibile tollerare il regolamento a la carte, per cui la maggioranza umiliando il Parlamento presenta rammendi all’ultimo minuito e poi pretendere di andare avanti come se nulla fosse successo“.
E Daniele Manca e Beatrice Lorenzin, esponenti dem in commissione Bilancio al Senato, sottolineano: “Questo era un provvedimento simbolo, ma si è trasformato nel primo grande fallimento di questa maggioranza”. Attacca anche il senatore M5s Orfeo Mazzella, che in una nota scrive: “Quanto accaduto poco fa in commissione Bilancio sul decreto Lavoro è l’emblema dell’inettitudine di questa maggioranza. La relatrice Mancini parla di ‘incidente‘: ma quale incidente? Hanno passato mesi interi a dirci che erano ‘pronti‘, e poi nemmeno si presentano in commissione quando è ora di votare”. E Mazzella conclude: “In che mani siamo”.
Tra l’altro, il pasticcio della maggioranza arriva proprio a pochi giorni di distanza dal richiamo firmato direttamente dagli uffici del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, su mandato della premier Giorgia Meloni. La circolare, recapitata a tutti i componenti del governo e ai sottosegretari, ricordava la necessità di presenze e tempi breve per approvare senza intoppi i tanti provvedimenti in scadenza nel corso dell’estate: “Per evitare situazioni spiacevoli e che possano metterci in difficoltà, abbiamo predisposto delle regole più stringenti rispetto al metodo già esistente”. Il diktat interno però serviva a scongiurare imprevisti in Aula, ma la stretta riguardava anche le Commissioni: alla prima occasione, però, è arrivato l’inciampo.