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Dopo cinquant’anni di storia sgomberato il centro sociale Leoncavallo

Dopo cinquant’anni di storia sgomberato il centro sociale Leoncavallo

Politica italiana

22/08/2025

da Il Manifesto

Roberto Maggioni

Milano. Blitz d’agosto nel mezzo della trattativa per i nuovi locali Il sindaco Sala contro il Viminale: «Il comune non è stato avvertito»

Come nelle peggiori tradizioni lo sgombero è arrivato d’agosto, con mezza Milano ancora in ferie e a trattativa in corso tra Comune e attivisti per dare una nuova sede al Leoncavallo.

LO SFRATTO ERA STATO fissato dall’ufficiale giudiziario per il 9 settembre, la destra di governo lo ha anticipato per colpire la giunta Sala già in difficoltà per le inchieste sull’urbanistica e avviare la sua campagna elettorale su Milano con un grande classico che ha riportato tutti indietro ai primi anni ‘90, quando la Lega che si apprestava a guidare la città campava di odio verso i meridionali e i leoncavallini. Per i neofascisti è anche la vendetta contro 50 anni di cultura, musica, idee, socialità opposte a ogni tipo di destra. Se lo sognano uno spazio come il Leoncavallo, capace di generare situazioni che hanno influenzato ambienti di ogni tipo: dalle aule universitarie alle curve di San Siro, dai club di mezza Europa alle giornate del G8 di Genova. Uno spazio che ha contribuito a rendere Milano europea – come si usa dire oggi – ben prima dei grattacieli e dei boschi verticali.

«La destra fa la destra, è la sinistra che non sa fare la sinistra» taglia corto un attivista di vecchia data arrivato in via Watteau per portare il suo affetto al Leo. Affetto, vicinanza, ricordi passati, è questo a smuovere chi solidarizza con il Leo, un pezzo di città ben più grande di chi si è mosso ieri. Tra chi ha partecipato all’assemblea pomeridiana sotto la pioggia, i responsabili dello sgombero sono ben chiari: la destra di Meloni e Salvini. Ma tutti sono anche consapevoli che il centrosinistra che governa Milano dal 2011 ha fallito in questa storia, non riuscendo a trovare una soluzione politica prima della cacciata.

IL BLITZ DELLA DESTRA è arrivato con un sindaco, Beppe Sala, indebolito e impantanato nelle inchieste giudiziarie, tanto solerte in questi anni a trovare le migliori soluzioni possibili alle richieste degli immobiliaristi, meno per i leoncavallini. Tra Comune e attivisti da qualche mese era però in corso una trattativa per un nuovo spazio nella periferia sud della città. Uno stabile da bonificare, ristrutturare, con parecchi problemi logistici e strutturali, sul quale però gli attivisti del Leoncavallo avevano aperto un ragionamento e una raccolta fondi per affrontare le ingenti spese per i lavori di sistemazione e messa a norma. La destra lo sapeva che questa trattativa era in corso e ha giocato sporco anche su questo fronte. «C’è l’idea di convocare una manifestazione nazionale per sabato 6 settembre preceduta da un’altra assemblea pubblica di carattere cittadino» ha detto lo storico portavoce del Leoncavallo, ed ex parlamentare, Daniele Farina. «Penso che sarà una manifestazione di massa, forse la prima vera risposta di Milano da tanti anni, e sarà una manifestazione nazionale».

Lo sfratto del centro sociale di via Watteau era stato rinviato un centinaio di volte e lo scorso novembre il ministero dell’Interno era stato condannato a risarcire 3 milioni ai Cabassi, proprietari dell’area, proprio per il mancato sgombero. Nei mesi scorsi l’associazione Mamme del Leoncavallo aveva presentato una manifestazione d’interesse al Comune per un immobile in via San Dionigi, il primo passo per lo spostamento del centro sociale. Alleanza Verdi e Sinistra aveva annunciato una tappa della sua festa nazionale a inizio settembre proprio al Leoncavallo, particolare che avrebbe irritato ulteriormente il Viminale. E così su pressione soprattutto di Fratelli d’Italia, il blitz d’agosto è arrivato.

Secondo quanto dichiarato dal sindaco Sala senza avvertire il Comune. Chi ha parlato ieri con il sindaco lo ha descritto come «molto arrabbiato» per le modalità con le quali il ministro Piantedosi ha gestito la questione. «Ieri (mercoledì, ndr) ero a Palazzo Marino, impegnato in incontri di lavoro. Ho delegato il vicecomandante della Polizia locale in mia rappresentanza a partecipare al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo» ha scritto Sala in una nota. «Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite. Ho ricevuto stamattina (ieri, ndr) dal Prefetto la notizia».

COSA SUCCEDERÀ ORA? «L’intervento era sì previsto, ma per il 9 settembre» ha detto Sala. «In considerazione di questa timeline ufficiale, come Comune avevamo continuato, con i responsabili del Leoncavallo, un confronto che portasse alla piena legalità tutta l’iniziativa del centro. Sono convinto, e l’ho già dichiarato in precedenza, che il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella nostra città. È la mia opinione, so che le mie parole non troveranno d’accordo tutti. A mio parere, questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Confermo la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale».

Il bando per il nuovo spazio, a quanto risulta, potrebbe arrivare in giunta settimana prossima. Avrebbe dovuto portare la firma dell’assessore all’urbanistica Tancredi, nel frattempo finito indagato nelle inchieste sui grattacieli. Uno dei nuovi grattacieli di Milano sorgerà proprio davanti all’ex Leo. «La tua nuova casa oltre ogni immaginazione» recita la pubblicità. Dove sta andando Milano lo racconta anche lo sgombero del Leoncavallo.

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