L’assegno di disoccupazione finisce nel mirino del governo: la maggioranza valuta una stretta alla Naspi
Dopo il Reddito di cittadinanza pure l’assegno di disoccupazione finisce nel mirino del governo. Come emerge da un emendamento alla manovra, depositato sabato dai relatori, dal prossimo 1 gennaio 2025 la Naspi, o assegno di disoccupazione, verrà esteso anche a chi si dimette volontariamente dal posto di lavoro, a patto che abbia almeno 13 settimane di contribuzione.
Secondo quanto scrive Repubblica, il discusso emendamento che introduce la stretta sul sussidio di disoccupazione viene giustificato dalla maggioranza come “un modo per andare a colpire i furbetti della Naspi”. “Sostanzialmente si andrebbe a colpire un ‘fenomeno elusivo’, per il governo, che permetterebbe di aggirare la norma introdotta nel collegato lavoro. Una regola decisa per non far arrivare la disoccupazione a chi, al posto di dimettersi, si fa licenziare non presentandosi sul posto di lavoro. Assenze ingiustificate che al 17esimo giorno portano alla lettera di licenziamento. In questo caso, diverso dalle dimissioni volontarie, prima si poteva fare domanda di Naspi. Ora no. A meno che non ci si faccia riassumere per poi essere licenziati” si legge ancora sul rinomato quotidiano.
L’assegno di disoccupazione finisce nel mirino del governo: la maggioranza valuta una stretta alla Naspi
Una giustificazione che, però, non convince gli esperti del settore secondo cui questa stretta “va a penalizzare tutti, rendendo più difficile l’accesso alla misura” anche a chi ne avrebbe diritto.
Proprio per questo le opposizioni sono sul piede di guerra, con la capogruppo del M5S in commissione Lavoro alla Camera, Valentina Barzotti, che scrive su X: “Con un emendamento dei relatori alla manovra il Governo dà un’altra mazzata a lavoratrici e lavoratori: una stretta sulla Naspi, il sussidio di disoccupazione, che fa il paio con quella già inserita nel ddl Lavoro. Meloni e Calderone, diteci: quando finirà questa vergogna?”.
16/12/2024
da La Notizia