A forza di ceffoni elettorali anche i più irriducibili “guerrieri” rinsaviscono. A meno che non vogliano essere cacciati dai Palazzi del potere in anticipo, rispetto alla scadenza dei loro mandati. Sta succedendo anche in Germania, dove ieri il Cancelliere Olaf Scholz, in un’intervista di 20 minuti (Berlin Direkt) sul canale ZDF, si è praticamente rimangiato tutto quello che aveva fatto e detto negli ultimi anni, a cominciare dalla crisi in Ucraina.
‘Adesso è proprio ora di finirla la guerra’
È arrivata l’ora di finirla quella guerra, perché è durata fin troppo e rischia di lasciare cicatrici irreparabili. Ferite economiche e sociali sanguinose alla Germania, per esempio. Certo, stupisce (ma fino a un certo punto) che proprio Scholz, uno dei più fedeli alleati degli americani e partner nell’attuazione di una feroce strategia di ‘logoramento’ bellico, adesso invochi le trattative ‘con la Russia presente’. E lo faccia, addirittura, d’accordo con Volodymyr Zelensky. Però, occorre dire che il Cancelliere, qualche piccolo dubbio ce l’aveva avuto in altre epoche. Ma era stato immediatamente zittito dai suoi tronfi soci di Bruxelles, che evidentemente calcolano anche il sangue delle guerre col metodo della partita doppia. Insomma, si faccia avanti qualcuno che nei pensatoi occidentali sia riuscito ad azzeccare uno straccio di previsione sull’Ucraina. A cominciare dall’efficacia delle sanzioni.
Il povero Scholtz e troppa Nato
Quindi, il povero Scholz, rintronato tra gli obblighi comunitari, i diktat della Nato e l’accanimento bellicista del suo Ministro degli Esteri, la “verde” (in tutti i sensi) Annalena Baerbock, è stato obbligato a ingoiare rospi di tutti i tipi. Tra cui anche il sabotaggio del Nord Stream. Adesso ha alzato la testa, ‘aiutato’ (è una battuta) da risultati elettorali e soprattutto da sondaggi che dipingono un quadro politicamente fosco per la sua coalizione. Quindi, parliamoci chiaro: quelle di Scholz non sono state tardive riflessioni e nemmeno esempi di un’intelligenza politica inespressa. Più semplicemente rappresentano i postumi degli scoppoloni inferti dai cittadini al governo-semaforo federale (rosso-giallo-verde) nei Laender dell’Est.
La brutta destra di Turingia e Sassonia
I partiti del governo Scholz, in Sassonia e Turingia, sono stati fatti a brandelli. Hanno vinto gli estremisti, di destra e di sinistra, anti-immigrazione. Che protestano con clamore nelle piazze anche per un ciclo economico al ribasso, in cui il sistema-paese Germania, export-oriented, paga danni collaterali elevatissimi indotti dalla guerra in Ucraina. Basti pensare agli sconvolgimenti causati alla sua catena produttiva dalle sanzioni inflitte alla Russia. L’alterazione dei prezzi nel mercato dell’energia e l’inflazione che ne è derivata hanno messo in ginocchio, principalmente, quei sistemi nazionali che hanno un alto volume di scambi con l’estero. Le tensioni americane con la Cina hanno fatto il resto, influenzando in modo significativo il costo di alcune materie prime e semilavorati ad alto valore aggiunto. Insomma, gli Stati Uniti hanno condotto la loro geopolitica e gli alleati ne hanno pagato il prezzo. Ma ora, di fronte alla disfatta elettorale nell’est e a una possibile nuova sconfitta alle amministrative nel Brandeburgo, il 22 settembre, Scholz deve mandare dei segnali per cercare di invertire la tendenza.
Ma chi si fida più di Zelensky
Perché l’Ucraina. Molti in Germania, specie a Est, non si fidano più di Zelensky. Troppa confusione e corruzione. I ministri, come gli alti funzionari, vengono continuamente silurati, mentre la stessa cosa capita allo Stato maggiore. A molti non è piaciuta per niente la rimozione (invidia?) di Valery Zaluzhny, il supergenerale molto apprezzato in Occidente. Poi c’è un problema specificamente strategico-militare. Gli alti comandi della Bundeswehr sanno che Kiev non ha nessuna possibilità di vincere o riconquistare i territori perduti. A meno che non si alzi e allarghi il livello dello scontro, con un impegno diretto Usa-Europa, fino a mandare soldati sul campo. Sarebbe l’inizio della Terza Guerra mondiale. Che non verrebbe combattuta solo con armi convenzionali, ma anche con atomiche “di teatro”. Campi di battaglia probabili: Russia, Bielorussia, Repubbliche Baltiche, Ucraina e, attenzione, anche Polonia e Germania. Chiaro?
La crisi ucraina di rimbalzo su tutto
La questione migratoria a Est interessa anche i flussi indotti dalla crisi ucraina, anche se con modalità diverse rispetto ai fenomeni classici. E pure su questo terreno il disprezzato governo Scholz (il 71% della popolazione è nettamente contrario al Cancelliere, secondo un poll ZDF) sta cercando di mettere mano ai ripari… con una violenta sterzata a destra.
Giro di vite sui permessi, controllo sulle armi, più “polizei” e meno manica larga nell’accoglienza. Non è molto “di sinistra”, ma quando piove bisogna aprire l’ombrello. E in questo caso piove forte, da tutti i lati. Pensate: nell’ex Germania est se sommate i voti dell’AfD e della BSW, i cosiddetti “populisti” di destra e di sinistra, messi assieme, superano il 50%. Allora, sono loro che votano male, oppure Scholz e la Baerbock governano peggio? Per ora, la Bild ha dato la sua risposta: dimissioni subito.
09/09/2024
da Remocontro