Dal 1995 commessi 902.356 reati ambientali. La regione più colpita è la Campania, Lombardia prima al Nord: il rapporto Ecomafia di Legambiente.
Un attacco costante, continuativo e incessante all’ambiente. È quello portato dalle ecomafie, che negli ultimi trent’anni hanno commesso 902.356 reati. La media è impressionante: 79,7 reati al giorno, 3,3 ogni ora, uno ogni 18 minuti.
Campania la grande vittima delle Ecomafie
A mettere in fila questi numeri è Legambiente che ieri, a trent’anni dalla prima presentazione del rapporto Ecomafia, avvenuta proprio il 5 dicembre del 1994, ha fatto il punto della situazione in occasione della conferenza nazionale “Ambiente e legalità: insieme per il futuro”, promossa con l’Arma dei Carabinieri.
Dalla fotografia scattata dall’associazione ambientalista sulla presenza delle ecomafie in Italia emerge anche che il 45,7% del totale nazionale dei reati accertato dalle forze dell’ordine in questi tre decenni si concentra nelle regioni in cui è radicata la presenza di criminalità organizzata: Campania, Calabria e Sicilia, con la Campania domina sia la classifica nazionale, sia quella delle regioni con più reati nel ciclo illegale del cemento e dei rifiuti.
Un fatturato complessivo da 260 miliardi di euro
La Lombardia è invece la prima regione del Nord per ecoreati. Dal 1995 ad aprile 2024, sono stati censiti 378 clan, appartenenti a tutte le organizzazioni mafiose, con interessi diretti nelle diverse “filiere” dell’ecomafia. Il fatturato illegale accumulato, secondo le stime di Legambiente, è stato di 259,8 miliardi di euro.
Ecomafie, i numeri e i reati
In questi tre decenni nella classifica nazionale per ecoreati svetta al primo posto la Campania con 117.919 illeciti, seguita da Calabria con 84.472 illeciti, Sicilia con 82.290 e Puglia con 73.773. Al quinto posto il Lazio, prima regione del Centro Italia, con 66.650 reati. La Lombardia, ottava in classifica, è la prima regione del nord Italia con 37.794 reati.
I reati nel ciclo illegale del cemento, che ammontano a 215.831, e quelli del ciclo dei rifiuti, 146.480, si confermano in questi tre decenni a livello nazionale quelli prediletti dagli ecomafiosi.
“Senza legalità non c’è tutela ambientale”, dichiara Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente, Oggi chiediamo che vengano approvate quelle norme che ancora mancano all’appello in fatto di prevenzione e controllo, come i reati contro gli animali, le agromafie e agropirateria, chiedendo al tempo stesso allo Stato un impegno più forte nella lotta all’abusivismo edilizio”.
Dal 2002 608 inchieste sui traffici illegali di rifiuti
Sono state 608 le inchieste sull’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, registrato dal febbraio 2002, con 3.424 arresti, 10.772 denunce, 1.691 aziende coinvolte e 51 stati esteri interessati, soprattutto europei e africani. In 309 inchieste (pari al 50,8% del totale) è stato possibile ricostruire il totale dei rifiuti sequestrati, pari a 60,576 milioni di tonnellate: per il 40,49% si tratta di fanghi di depurazione e per il 39,64% di rifiuti industriali misti. Trasportate su un tir da 25 tonnellate, lungo 13,6 metri, le 60.576.000 tonnellate sequestrate sarebbero equivalenti a 2.432.040 tir, per una coda di 32.953 chilometri.
“Dal 1994 ad oggi è cresciuta la consapevolezza della minaccia delle ecomafie – commenta Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente -. Oggi chi indaga ha efficaci e importanti strumenti, primo fra tutti la legge sugli ecoreati approvata a maggio 2015, ma c’è ancora molto da fare anche a livello europeo. Per questo è fondamentale che l’Italia riceva quanto prima la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente”, conclude.
06//12/2024
da La Notizia