13/11/2025
da Il Manifesto
La mala educazione. Le opposizioni bloccano il provvedimento: «Frattura tra parlamento e governo»
Un uomo entra nella Camera dei deputati, urla, insulta i parlamentari e se ne va. Sarebbero intervenuti i questori di Montecitorio e probabilmente le forze dell’ordine se si fosse trattato di una persona qualunque. Ma era un ministro della Repubblica e non è stato allontanato dall’Aula.
LA GIORNATA DI IERI del leghista Giuseppe Valditara si è rivelata un assurdo per le istituzioni. Il ministro dell’Istruzione (e merito) chiamato a riferire sulla legge sull’educazione sessuoaffettiva, dopo la parziale retromarcia del suo partito, è arrivato in ritardo e senza sentire gli interventi precedenti, ha preso la parola urlando: «È stato detto che con questo disegno di legge impediremmo l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, di informare i nostri giovani sui rischi delle malattia sessualmente trasmesse: è falso». «Sono indignato che abbiate detto che questa legge impedisca la lotta contro i femminicidi», ha continuato, per poi gridare all’indirizzo delle opposizioni: «Vergognatevi!». Poi ha lasciato la Camera per recarsi in Puglia per la campagna elettorale.
IN AULA È SCOPPIATA la bagarre anche perché le frasi incriminate non erano state pronunciate negli interventi precedenti. «Chiedo formalmente di richiamare il ministro», l’invito inascoltato del deputato Marco Grimaldi (Avs). «Quel vergognatevi deve essere ritirato, sono parole indegne e non rispettose dell’opposizione in parlamento», l’intimazione del Pd. Ma Valditara stava già per lasciare Roma, salvo rientrare improvvisando delle scuse dopo che il capogruppo di Forza Italia, Paolo Barelli, accompagnato da altri deputati, lo ha invitato a dare un «contributo per svelenire il clima, riportando la discussione ai toni giusti». «Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso – ha detto Valditara -. Contestualizziamo le mie affermazioni che non erano rivolte a nessuno di voi in particolare». Un tentativo senza successo.
«MI SONO SENTITO OFFESO – ha detto il dem Bruno Tabacci -. Sono nostalgico del linguaggio parlamentare che ho studiato da Moro, Berlinguer e Almirante: c’è una retrocessione». Parla di «totale mancanza rispetto per il parlamento e «di modo rabbioso di rivolgersi alle opposizioni» il segretario di Più Europa, Riccardo Magi. «Quello che è successo è grave – ha spiegato la dem Simona Bonafé -. Si è creata una frattura tra parlamento e governo che non ci permette di andare avanti a votare questo provvedimento. Chiediamo la convocazione di una capigruppo per riorganizzare i lavori». Richiesta inizialmente non accolta, comportando una specie di ostruzionismo da parte del centro sinistra che, non avendo ottenuto né la sospensione dell’esame del ddl, né il suo ritorno in commissione, ha iniziato a intervenire in massa. Solo in serata è stata accordata la riunione richiesta, mentre la discussione dovrebbe continuare oggi. Ma «faremo in modo che il ddl slitti nelle settimane successive», la promessa del M5s.
LE LEGGE PROPOSTA dal ministro prevede l’obbligo di consenso scritto dei genitori per ogni attività scolastica, curriculare o extracurriculare, inerente tematiche sulla sessualità e l’ingresso in classe di associazioni o esperti esterni e vieta ogni tipo di educazione sessuale per la scuola dell’infanzia e la primaria. Le famiglie saranno informati preventivamente sui temi che saranno affrontati in classe e avranno anche la possibilità di visionare prima il materiale didattico. Un provvedimento nel solco dell’istruzione personalizzata che promuove il ministro dove famiglie (in questo caso) ma anche aziende ed esperti scelti dal ministero possono prendere decisioni sulla didattica. E che nasce dal contesto di riferimento dei leghisti, l’estremismo evangelico caro ai trumpiani.
IL NERVOSISMO DI VALDITARA è dovuto a cause del tutto interne al Carroccio, in difficoltà sotto vari aspetti (dalla manovra alle regionali) e con la premier. Così sono stati gli stessi salviniani a combinare un pasticcio col ddl. L’emendamento leghista approvato in commissione, che estendeva il divieto dello svolgimento di tematiche sessuali alle scuole medie, è stato poi sostituito da un altro, sempre di via Bellerio, in senso opposto. Ieri mattina il ministro al risveglio si era ritrovato attaccato dal giornale amico La verità, proprio su questo punto. Per l’editorialista Marcello Veneziani la retromarcia della destra sulle medie è stato un errore. «È durato il ciclo di una mestruazione la linea ferma del governo e della maggioranza in materia». A difendere il titolare del Mim solo la ministra per la famiglia Roccella e il collega di partito Rossano Sasso, cardine della Lega in commissione Istruzione e autore delle proposte più oscurantiste e autoritarie sulla scuola.
AGLI ATTI RIMANE una pessima giornata per il parlamento e un forte imbarazzo per il resto dei partiti che compongono l’esecutivo per il comportamento del ministro che le opposizioni hanno definito «sguaiato, arrogante, inaccettabile».

