La Casa Bianca chiede a Zelensky elezioni presidenziali e parlamentari presto. La sensazione che Trump e i suoi considerino ormai Zelensky uno scomodo impiccio. Mentre l’Europa (una maggioranza a restringersi), sostiene la linea ‘zelenskiana’ di guerra alla Russia, armandola. Solo ieri il premier ucraino Shmyhal ha annunciato altri 2,5 miliardi di aiuti militari in arrivo dalla Gran Bretagna.
Elezioni di guerra mentre già si tratta
Secondo Keith Kellog, generale in pensione e inviato speciale per l’Ucraina dell’amministrazione Trump, «la maggior parte delle nazioni democratiche ha elezioni in tempo di guerra e per questo è importante che si svolgano anche in Ucraina perché si tratta di un bene per la democrazia». Zelensky presidente scaduto e la legge Marziale come scusa ufficiale sino a ieri, cancellate in un colpo da Washington. Il tutto mentre in territorio ucraino continuano bombardamenti e scontri militari e Trump, parlando con i giornalisti dallo studio ovale della Casa Bianca, ha lasciato intendere che «è già stata avviata una fase preliminare di colloqui e serie discussioni con la controparte russa sul futuro della guerra in Ucraina». Forse in attesa di avere nuovi interlocutori politici ucraini.
Zelensky non ha gradito
A rispondere a Keith Kellog, «con un tono di preoccupazione e irritazione», riferisce Reuters, «è stato il presidente ucraino Zelensky, dichiarando di ritenere ‘molto pericolosa’ la possibilità che si generino discussioni fra Usa e Russia che escludano l’Ucraina e auspicando che Kiev sia coinvolta in maggiori discussioni con l’alleato statunitense per la preparazione di un piano per il cessate il fuoco». Le elezioni per il rinnovo della carica presidenziale e del Parlamento ucraino erano previste per il 2024, governo e vertici militari hanno invocato la legge marziale in vigore nel Paese dall’invasione russa del febbraio 2022 e le hanno impedite, con consenso allora di Washington. Da quel momento in poi, rilevano assieme parti umanitarie e politiche occidentali, si sono ulteriormente ridotti gli spazi democratici e di pluralismo interno alla politica ucraina, e il tema delle elezioni è stato sempre posticipato.
Il salto da Biden a Trump
Fra le altre misure prese da Zelensky, nel 2022 c’era anche un decreto che impediva di fatto ogni atto negoziale con la Russia finché la struttura di potere presente a Mosca era quella legata al presidente Putin. Ma non sarà Putin ad essere rimosso prima di poter trattare, la realtà che si sta profilando anche con la scolta politica USA. Pressioni più lievi per lo svolgimento regolare di elezioni erano arrivate anche dall’amministrazione Biden, purtroppo con scarso effetto nel timore di mettere a rischio la presidenza Zelensky, ma con l’avvento di Trump la determinazione statunitense a creare le condizioni per una svolta in Ucraina risulta notevolmente aumentata. Il piano di pace o cessate il fuoco statunitense è però ancora in fase di elaborazione e non si conoscono dettagli in merito.
Di certo la linea rappresentata da Biden, e ricalcata specularmente dall’Unione europea, sembra già essere stata sconfessata come dimostra la recente dichiarazione del segretario di Stato Marco Rubio che ha definito ‘disonesta’ soltanto l’idea sostenuta ancora oggi da molti che l’Ucraina possa sconfiggere la Russia sul campo.
Rivelazioni dei servizi segreti russi
Molto chiara e diretta la lettura fatta da parte del servizio di informazioni estero della Russia, l’Svr, che ha definito le pressioni statunitensi per le elezioni come un modo ‘legittimo’ per sbarazzarsi di Zelensky, e una leadership che – sostengono – «ha oltrepassato ogni limite», e rimpiazzarlo con una presidenza più disponibile ad affrontare le realtà «ed appoggiare un piano negoziale concordato con gli Usa».
Non sono mancate però anche le accuse lanciate nei confronti degli Stati Uniti, che secondo Mosca «avrebbero già avviato un processo di influenza della politica ucraina nell’ambito delle prossime elezioni finalizzato alla creazione di un nuovo partito riservato ad una nicchia filostatunitense in grado di operare un controllo, anche parlamentare, sulle scelte del futuro presidente».
04/02/2025
da Remocontro