L'incidente alle 10.20: vetri in frantumi in case e industrie vicine. Le fiamme domate dopo circa due ore. La Protezione civile attiva l'unità di crisi
Un’esplosione è avvenuta nella raffineria Eni di Calenzano, alle porte di Firenze: l’incidente ha provocato almeno due morti e per ora 9 persone risultano ferite, alcune ustionate. Altre tre sono disperse, probabilmente nel crollo di una palazzina del deposito. Tra le persone ricoverate, in sei sono stati portati all’ospedale Careggi tra cui quattro in codice verde, uno giallo e uno rosso. Altri sono al centro grandi ustionati di Pisa e nell’ospedale di Prato. Due degli operai coinvolti sono “molto gravi”. Le fiamme e la colonna di fumo sono state visibili anche dai comuni vicini, fino a quando l’incendio non è stato domato, e il boato è stato avvertito anche in centri distanti dalla piana fiorentina, perfino in altre province. Per diverse ore è stata chiusa l’uscita dell’autostrada A1 e sono stati fermati i treni. L’esplosione ha provocato la rottura dei vetri di abitazioni e industrie nelle vicinanze
La ricostruzione
L’incidente – sul quale farà chiarezza la procura di Prato che ha delegato le indagini ai carabinieri e ha già nominato tre consulenti tecnici – è avvenuto attorno alle 10.20 in un’area definita “punto di carico”, dove le autobotti effettuano il rifornimento di carburante: più di un mezzo è stato distrutto dalle fiamme, come anche la pensilina della struttura. Eni ha spiegato che le fiamme non interessano i serbatoi. Secondo una prima ricostruzione, l’esplosione sarebbe avvenuta a seguito della perdita di liquido durante le operazioni di ricarica. I dispersi, come spiegato dalla Protezione civile, potrebbero essere stati travolti dal crollo di una palazzina adibita a stazione di rifornimento.
I testimoni: “Come una bomba”
Alcuni operai delle ditte vicine hanno spiegato di aver “udito un’esplosione enorme, tutti i vetri sono andati in frantumi e le scaffalature sono cadute per terra”. A quel punto, dice un testimone: “Siamo usciti fuori terrorizzati per proteggerci e capire che cosa era successo. Qualcuno ha pensato che avessero gettato una bomba, come in guerra”. Un corriere di una ditta di trasporti che ha sede vicino al deposito di Eni ha ricostruito: “Il mio furgone si è alzato di due metri da terra e per il boato ora sento poco”.
Piano maxi-emergenze negli ospedali
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha spiegato sui social che sono stati “allertati tutti gli ospedali e i pronto soccorso del territorio”. Il policlinico di Careggi ha attivato il piano di massiccio afflusso, che comporta il blocco dell’attività ordinaria dell’ospedale e spazi riservati al pronto soccorso. Sul posto – come spiegato lo stesso Giani – ci sono il sistema di regionale di emergenza sanitaria con un posto medico avanzato, forze dell’ordine e vigili del fuoco.
Come funziona lo stabilimento
Il deposito svolge attività di ricezione, stoccaggio e spedizione di benzina, gasolio e petrolio. I prodotti arrivano nello stabilimento tramite due oleodotti collegati con la raffineria di Livorno, per venire quindi stoccati in serbatoi atmosferici cilindrici (a tetto fisso o galleggiante) in attesa dell’invio alle pensiline di carico delle autobotti. La gestione delle operazioni di riempimento dei serbatoi e di carico delle autobotti – è riportato dalla descrizione sintetico dell’Ispra – viene effettuata tramite una sala controllo. Lo stabilimento occupa una superficie di 170.300 metri quadrati.
Noi di Rifondazione Comunista siamo convinti che sia necessaria una legge che introduca il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro.
09/12/2024
da il Fatto Quotidiano