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Europa in troppa guerra, Cina a tutto mercato, America come può

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Europa-Cina, rapporti commerciali, concorrenza leale o guerra? La prossima visita del leader cinese Xi Jinping a Parigi col Presidente Macron che parla tanto/troppo di guerra in Ucraina. Xi s’incontrerà anche con Ursula von der Leyen, con l’Unione Europea che a sua volta rincorre una sempre maggiore produzione di armi e munizioni.
Sul tappeto, i rapporti commerciali, per un accordo a regolarli, o per la guerra e colpi di protezionismo e dazi, sul modello americano. Che poi, a guardare bene, è il concorrente più pericoloso e pure sleale.

Europa sulla scia Usa

Oggi l’impressionante ‘armata produttiva’ di Pechino sforna beni ad altissimo valore aggiunto, come veicoli elettrici, apparecchi per telefonia e computer. E semilavorati ‘di fascia alta’, indispensabili per le industrie più avanzate, come i semiconduttori. Così la Commissione Ue, seguendo la controffensiva protezionistica americana, sembra a suo volta colpita del virus bellico che sta contagiando il pianeta.

Per la guerra o per la pace occorre essere in due

«Sotto la facciata diplomatica, si accumulano ostacoli. Per cui gli spazi di cooperazione tra Francia e Cina si restringono», avverte Marc Julienne, direttore dell’Asia Center dell’Istituto Francese per le Relazioni internazionali sul South China Morning Post di Hong Kong.  Questo significa che la posizione di Macron, nel confronto tra Occidente e Cina, si è irrigidita rispetto al passato. «La Francia -sostiene l’analista-, non nasconde il suo timore che i veicoli elettrici cinesi possano inondare il mercato europeo, grazie a una competitività resa possibile da pratiche sleali».

Commissione scadente ma ringhiante

Un preavviso francese una volta tanto in sincronia con le mosse che sta preparando la Commissione di Bruxelles. Si prevede l’imposizione di dazi doganali sui veicoli elettrici, esportati in Europa dal colosso asiatico. Una mossa che verrà presa presto, prima delle vicine elezioni continentali. La motivazione è sempre quella degli «aiuti di Stato mascherati», che permettono di vendere i beni prodotti in Cina (in questo caso le auto) sotto costo, trasformando tutto il processo in «illecita concorrenza». Una cosa che taglia le gambe alle industrie del Vecchio continente. Secondo le accuse (ufficiali) della Commissione di Bruxelles, questo vale per una marea di altri prodotti, fabbricati con ‘costi drogati’ al ribasso.

La punta di un iceberg

Insomma, i motori elettrici sono solo la punta di un iceberg che, sotto la superfice delle acque a volte torbide del commercio internazionale, maschera giganteschi interessi diffusi. Così gli ispettori UE si sono presentati, all’alba, in diversi impianti di consociate cinesi che operano nel settore della sicurezza, in Polonia e Paesi Bassi, per effettuare verifiche a sorpresa. Gli stessi blitz pare che siano avvenuti anche in aziende specializzate in apparecchiature sanitarie o che utilizzano tecnologia informatica. Certo, tutto questo non è una sorpresa. E come in tutte le cose, le accuse alla Cina hanno un background di verità, che però viene utilizzato come un ‘mantra’ per qualsiasi convenienza.

Ma è solo la Cina il concorrente sleale?

Intanto, la presenza più ‘pericolosa’ per l’Europa, nella categoria dei motori elettrici e, più in generale, nello sterminato settore della transizione verso l’energia verde, non è la Cina ma sono gli Stati Uniti. Con una scaltra politica di «aiuti di Stato mascherati», Joe Biden è riuscito a porre le basi per monopolizzare, nel prossimo futuro, il mercato occidentale. Con la scusa dell’infrazione (Inflation Reduction Act), e il ‘Chips and Science Act’, stanno scavando il terreno sotto i piedi all’Europa. In particolare, alla Germania, la vittima più illustre della «Bidenomics» che guarda alla transizione energetica.

Quindi, la Cina per il Vecchio continente è un ‘competitor’ da controllare, ma non da sanzionare.  Questo è forse il motivo per cui, di fronte a Xi Jinping, Macron e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz parlano lingue diverse.

L’Unione senza statisti

L’Unione, incapace di sviluppare una politica estera veramente comune sull’Ucraina, a rimorchio delle paturnie di Biden a Gaza, sarà in grado di elaborare ‘una risposta flessibile con la Cina?’. Difficile. Più di un mese fa, quando Scholz visitò Pechino, venne accusato di essere troppo ‘arrendevole’. Oggi che in Europa c’è un drammatico vuoto di potere, con un’America lacerata dalle sue stesse contraddizioni, chi ne vorrebbe ereditare la leadershp (Macron) cerca di giocare a fare il ‘duro’. È il segno dei tempi: quello di un pianeta senza statisti.

04/05/2024

da Remocontro

Piero Orteca

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