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Europa a tutto gas e a tutti i costi contro la Russia

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Stop all’import di gas russo dal 2027. Intesa tra Consiglio Ue ed Europarlamento: il divieto riguarderà il Gnl e il metano in arrivo dai gasdotti di Mosca e sarà totale da fine 2026. Costi quel che costerà (vedi Orteca). Trattativa: Umerov incontrerà oggi Witkoff e Kushner a Miami. Putin: ‘Kiev si ritiri o libereremo Donbass con la forza’.

 

Trattativa: lo stato delle cose (per quanto sembra)

«La ritirata di Russia, saltato l’incontro tra Witkoff e Zelensky», un bel titolo. Chiuso il vertice a Mosca, i negoziatori Usa tornano a Washington senza neanche fermarsi in Europa. Il Cremlino: «Noi non diciamo no». Riassunto con toni vaghi ed elusivi, della la discussione-maratona di 5 ore fra gli inviati statunitensi Steven Witkoff e Jared Kushner e le controparti russe incontratisi martedì sera a Mosca. «C’è ancora molto lavoro da fare», è la sua conclusione in conferenza stampa. Il segretario di stato Usa Marco Rubio (che ieri ha disertato proprio il vertice Nato) si è spinto ad affermare che essenzialmente la disputa fra Russia e Ucraina si gioca su quel 20% di territorio della regione di Donetsk ancora conteso.

Stop all’import di gas russo dal 2027

C’è una sofferta e discussa l’intesa sullo stop definitivo al gas russo dal 2027, in anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto. Oggi il Parlamento Europeo e il Consiglio Ue (che rappresenta gli Stati membri) hanno trovato l’accordo per porre fine, alle importazioni dalla Russia già oggi molto ridimensionato. A ottobre la quota di importazione di gas da Mosca era solo al 12%, contro il 45% prima dell’invasione dell’Ucraina, sottolinea il cattolico Avvenire. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen festeggia: «è davvero un giorno storico per la nostra Unione, perché con l’intesa stiamo voltando pagina e la voltiamo definitivamente. Questa è l’alba di una nuova era, l’era della piena indipendenza energetica dell’Europa dalla Russia». Lai festeggia, ma i dubbi i dubbi sul provvedimento e suo futuro economico industriale europeo sono molti.

Punti di vista

«È davvero un buon giorno per l’Europa», insegue il danese Dan Jørgensen, commissario all’Energia, «un buon giorno per l’Ucraina e un giorno molto brutto per la Russia. Oggi chiudiamo i rubinetti del gas russo». Lettura decisamente ottimistica dei fatti, mentre l’intesa raggiunta ieri dovrà ora essere formalizzata con un doppio voto: a maggioranza qualificata degli Stati membri e a maggioranza del Parlamento Europeo. Nulla di scontato in un impervio percorso. E Jørgensen va anche oltre: a inizio 2026 la Commissione proporrà una normativa per la cessazione anche delle importazioni di petrolio dalla Russia (comunque già precipitato dal 25% del 2021 al 3% di oggi e limitato agli stati di Slovacchia e Ungheria). Salvo importazioni ‘di contrabbando’ praticate da molti e non contabilizzabili.

Scadenze come le bollette del gas

Gas contrattato a breve muore prima dei contratti più datati più tempi e un elenco di scadenze come una bolletta da pagare. Persino un anticipo rispetto alla tempistica inizialmente prevista dalla Commissione Europea. Diventa obbligatorio per gli Stati membri, inoltre, sottoporre piani di diversificazione energetica, comprese le multe per le società che violino il regolamento. Nettamente contraria, come assaggio, l’Ungheria, ma la materia va approvata solo a maggioranza. Budapest che ancora attualmente dipendente dall’import energetico dalla Russia, denuncia che la normativa sia di fatto una forma di sanzione, con una costruzione giuridica disegnata apposta per evitare i veti. Oggi il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, ha annunciato per questa ragione un ricorso di fronte alla Corte di giustizia Ue. Contraria pure la Slovacchia, anch’essa legata a Mosca per gas e petrolio.

Italia obbediente col dubbio

L’Italia, che ha ormai ampiamente diversificato dal gas russo e importa soprattutto da Usa, Qatar e Algeria, sempre poso colpita da questa normativa, visto che già ora insegue la Germania per il prezzo più alto del gas al consumo. Problemi politici governativi interni: ieri la Lega ha criticato l’intesa. «Una decisione che non avrà impatto sulle sorti del conflitto in Ucraina e, tantomeno, sull’economia russa. Al contrario, rischia di spingere l’aumento dei costi per imprese e famiglie, e di ridurre la sicurezza energetica dell’Ue». Critiche anche portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: «La scelta, ha detto, accelererà solo il processo, già in atto negli ultimi anni, di perdita del potenziale di leadership dell’economia europea».

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