11/11/2025
da Il Fatto Quotidiano
L'incontro a palazzo Chigi. Il governo, in una nota, esprime il "rammarico per il fatto che la proposta di proseguire il confronto non sia stata accettata dalle organizzazioni sindacali"
Cassa integrazione per 5.700 lavoratori dell’ex Ilva di Taranto, da subito, e il numero salirà ulteriormente da gennaio per arrivare a 6.000. È quanto ha esposto ai sindacati il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel corso del vertice alla presidenza del Consiglio fra governo e organizzazioni sindacali. La riunione, presieduta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, è durata 3 ore e mezza poi il confronto è stato interrotto dai sindacati. “Il governo ha presentato di fatto un piano di chiusura“, ha dichiara il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, al termine del tavolo.

Al momento sono 4.450 i lavoratori in cig. Numero che, pertanto, passerà dal 15 novembre a fine dicembre a 5.700 unità a causa – si apprende – del fermo delle cokerie che sarebbe finalizzato alla de-carbonizzazione dell’impianto. Poi, da gennaio, il numero crescerà a 6mila. Attualmente, secondo quanto riferiscono i sindacati, l’organico effettivo dello stabilimento Taranto è di 7.938 unità: di cui 5.371 operai,1.704 quadri e 863 equiparati.
“Ci sono migliaia di lavoratori che finiscono in cassa integrazione, non c’è un sostegno finanziario al rilancio e alla decarbonizzazione. Abbiamo deciso unitariamente come Fim, Fiom e Uilm di andare dai lavoratori e spiegare che contrasteremo la scelta del governo con tutti gli strumenti possibili”, ha sottolineato De Palma. Sulla stessa linea Rocco Palombella, segretario generale della Uilm: “Abbiamo deciso consapevolmente e con senso di responsabilità di interrompere il confronto e di ascoltare i lavoratori. È stato un confronto duro ci hanno presentato delle proposte inaccettabili perché partono da un presupposto: utilizzare i lavoratori per fare cassa”, ha detto Palombella uscendo dall’incontro. “Aumentano in maniera esponenziale il numero dei lavoratori in cassa integrazione fino ad arrivare a 6000, non c’è una spiegazione sulle gare aperte né un piano industriale – aggiunge – questo è un piano che punta a portare a chiusura l’ex Ilva e noi non vogliamo essere responsabili di questo. Condanna i lavoratori a una chiusura inesorabile. Domani vedremo i lavoratori e decideremo insieme le iniziative necessarie”, ha concluso.

Il governo, in una nota, esprime invece il “rammarico per il fatto che la proposta di proseguire il confronto sull’ex Ilva, anche relativamente agli aspetti tecnici emersi nel corso della discussione, non sia stata accettata dalle organizzazioni sindacali”. Palazzo Chigi, fa sapere che “l’Esecutivo conferma in ogni caso la disponibilità a proseguire l’approfondimento di tutti gli aspetti e anche dei rilievi più controversi, sollevati dalle stesse organizzazioni sindacali alle proposte avanzate dal Governo per la gestione operativa dell’azienda in questa fase transizione”.
Per il governo erano presenti all’incontro, oltre a Urso, la ministra del Lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone e il consigliere per i rapporti con le parti sociali, Stefano Caldoro. Oltre ai rappresentati di Fiom Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici, Usb e Federmanager, hanno partecipato anche i rappresentanti di Invitalia, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e i commissari straordinari del Gruppo Ilva.

