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«Fa caldo, governo ladro»: ma è assalto al ‘treno verde’

«Fa caldo, governo ladro»: ma è assalto al ‘treno verde’

L’espressione popolare e la politica. L’85% degli europei ritiene che il cambiamento climatico sia ‘un problema serio’ e che la lotta contro i suoi effetti sia una priorità per la salute e la qualità della vita. Quasi 8 cittadini su dieci ritengono che il costo dei danni da cambiamento climatico sia molto più elevato dell’investimento per una transizione verso zero emissioni. E cosa fa l’Europa?

Europa e Italia compresa

Non solo l’Europa fa marcia indietro, come già scritto su queste pagine, ma abbandona ogni presidio lasciando che i predoni del clima assaltino il ‘treno verde’. E l’Italia applaude. Siamo in piena restaurazione e il negazionismo climatico si sta riprendendo lo spazio da cui era stato bandito. Il faro del movimento Maga illumina gli epigoni europei di Donald Trump su tutte le più importanti questioni ambientali. Dalle perforazioni petrolifere (Drill baby drill) alla mobilità, dove il motto è «benzina o gasolio compratevi l’auto che volete». Tutti in nome della libertà, che viene reclamata a difesa dell’ideologia verde che ha generato il ‘famigerato’ Green Deal.

Ue modello trumpiano?

In questi ultimi mesi gli osservatori hanno rilevato, più o meno sommessamente, la revisione in corso da parte della Commissione Europea del piano per raggiungere zero emissioni entro il 2050. La crisi del settore dell’auto, in primis, ha dato il via all’assalto alle norme per la sostenibilità ambientale. Allorchè le strategie dei piani industriali delle case automobilistiche si sono integrate alla produzione cinese, il raggiungimento dell’obbiettivo del 2035 per le auto elettriche è diventato un limite per il mercato europeo. La Cina produce circa il 65% delle batterie e gestisce processi industriali e catene di montaggio delle auto elettriche. Risultato: i prezzi delle marche europee sono troppo alti.

Assalto anti ecologista

Da lì è partito l’assalto anti-ecologista al governo di Bruxelles, con l’obbiettivo di rovesciare il banco nei settori chiave. Dopo l’auto, ecco l’agricoltura. In questi anni la Commissione Ue aveva ribadito il ruolo dell’agricoltura nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Per non parlare della regolamentazione sui pesticidi. La nuova visione dell’agricoltura e dell’alimentazione europea (Vision for agriculture and food) presentata a Bruxelles dai commissari Christophe Hansen (Agricoltura) e Raffaele Fitto (vice presidente esecutivo) rappresenta un’inversione di rotta rispetto a quella della precedente legislatura (sempre Von der Leyen ma più a destra), risponde alle richieste delle associazioni di categoria e dei movimenti degli agricoltori, inserisce un po’ di Italia e Francia (coi concetti di sovranità alimentare), ma soprattutto depotenzia e smonta gli stringenti obiettivi del Green Deal.

  • «C’è molta Italia nel piano europeo», ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida che con la premier Meloni, ha attaccato per anni il sistema regolatorio Ue riducendolo a un furore ideologico «che impone la misura delle zucchine».

Commissione europea imbelle

La risposta di una Commissione Europea ormai in ritirata e imbelle ha usato la parola magica: ‘flessibilità’. In realtà le dichiarazioni sempre più insistenti della galassia di destra e degli amici di Donald Trump, fanno riferimento a una vera e propria «rottamazione del Green Deal». Una posizione, questa, che poco si presta ai flebili toni di compromesso che circolano a Bruxelles. La spinta mondiale verso le Deregulation si propone di smontare le regole sull’ambiente in nome di una visione messianica del futuro, confusa tra l’oscurantismo scientifico e la pulsione della libertà economica senza freni. La restaurazione in corso prevede lo smantellamento di un intero sistema di regole che in questi anni sono state concepite, con limiti e contraddizioni, per il benessere del futuro comune.

Papa Bergoglio e l’enciclica ambientale

Dall’enciclica ‘Laudato Sì’ che papa Bergoglio concepì con l’aiuto di economisti del calibro di Gael Giraud, fino al progetto europeo, unico tra i governi mondiali, di eliminare le emissioni nel 2050.  L’Unione Europea rischia di capitolare su tutti i fronti collegati e integrati alla sostenibilità ambientale.

  • Infatti, l’attacco in corso è diretto anche alle regole ESG (sostenibilità sociale e ambientale delle imprese), alla direttiva CSRD che impone la rendicontazione delle proprie attività, non solo contabili, alle imprese. Ultimo, ma non ultimo, lo smantellamento voluto da Trump delle politiche DEI (per la diversità e inclusione dei lavoratori) è arrivato in Europa cancellando i programmi d’inclusione in tutte le multinazionali con sede nella Ue.

05/07/2025

da Remocontro

Valerio Sale

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