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Femminicidi, sì alla legge. Manca la prevenzione

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Politica italiana

25/11/2025

da Il manifesto

Rita Rapisardi

Il ddl. Oggi l’approvazione definitiva nella Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne.

Oggi, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sarà approvato in via definitiva il ddl sul femminicidio, il governo festeggia ma di problema culturale e sociale non vuole sentire parlare, come testimoniano le recenti dichiarazioni della ministra Roccella e del ministro Nordio sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole. Anzi, si muove nella direzione opposta con il finanziamento aperto a chi non vuole riconoscere l’autodeterminazione delle donne e le loro libere scelte in materia di aborto.

COME IL DIROTTAMENTO dei 500mila euro, che un anno fa erano stati stanziati in commissione Bilancio alla Camera, con emendamento presentato da Riccardo Magi, per progetti di educazione sessuale e affettiva, finiti invece a gennaio 2025 «per formare gli insegnanti delle scuole medie e superiori sui temi della prevenzione delle infertilità». Ma funziona così anche a livello regionale: in Piemonte continua da tre anni il Fondo di Vita Nascente e ieri è arrivato anche il terzo esposto alla Corte dei Conti per chiedere conto di come sono stati spesi i 3 milioni che la regione ha destinato alle associazioni antiabortiste.

Dopo il M5s, è un gruppo di associazioni a muovere l’iniziativa, tra cui Associazione Europa Radicale, il Coordinamento Antifascista Torino, il Comitato Mamme in Piazza e Non Una di Meno Torino. A luglio il M5S, dopo richiesta di accesso agli atti, aveva ottenuto i rendiconti del primo anno del fondo da cui era emerso che le risorse erano state utilizzate anche per voci che non sembrano avere attinenza con il bando, in modo quindi poco chiaro e senza la possibilità di verificarne l’efficacia. E nonostante il Tar a luglio abbia bocciato la Stanza dell’Ascolto all’ospedale Sant’Anna di Torino, uno spazio indirizzato proprio agli «anti choice», spunta un nuovo bando da 940mila euro.

Un ricco fondo ai pro vita è stato erogato anche in Umbria nel 2023 per volere del consigliere regionale della Lega, Daniele Carissimi, con espressa volontà di far aumentare la fertilità della regione e su modello di quello piemontese, «per prevenire le interruzioni volontarie di gravidanza e attuare compiutamente la parte preventiva della legge 194/1978».

MEGLIO NON VA nelle Marche, con la riconferma di Francesco Acquaroli, Fratelli d’Italia, al suo secondo mandato: con il primo è riuscito a far entrare gli antiabortisti nei consultori, senza alcun tipo di formazione specifica, affianco dei professionisti che si occupano invece della salute delle donne, le informano e le accompagnano nelle loro scelte.

«TUTTO QUELLO CHE è stato fatto fino a oggi, nel solco di risposte securitarie, punitive e repressive non basta. Non basta dotarsi di norme. È fondamentale spostarsi sull’asse della prevenzione», spiega Raffaella Palladino, sociologa e vice presidente della fondazione Una nessuna centomila, che sottolinea proprio il problema della mancanza di fondi: «Servono più risorse per chi quotidianamente interviene nel sostegno delle donne, nel diffondere una cultura alternativa alla cultura maschile, egemonica e dominante. Quindi serve sostenere il lavoro dei centri antiviolenza, quello sinergico delle reti sui territori. E poi, occorre entrare nelle scuole con interventi di educazione sesso-affettiva, l’inverso di quello che sta sostenendo l’attuale governo».

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