Rimpatriota. L’ente gestore smobilita entro il fine settimana. Per ora non sono previsti ricambi. Il ministero dell’Interno insiste: andiamo avanti con il progetto. Piantedosi: «Il modello è stato tracciato. Non faremo passi indietro. Attendiamo a breve la pronuncia della Cassazione sulle nostre impugnazioni»
Gli operatori di Medihospes, l’ente gestore dei centri italiani di Schengjin e Gjader, stanno rientrando dall’Albania: saranno tutti a casa entro il fine settimana. Per loro al momento non sono previsti ricambi, mentre non è ancora chiaro cosa accadrà con i contratti dei lavoratori selezionati ma mai partiti. Del resto, ha denunciato mercoledì altreconomia, anche il contratto tra la prefettura di Roma e Medihospes è ancora «fantasma», a sei mesi dall’aggiudicazione.
GIÀ NEI GIORNI SCORSI alcuni operatori avevano ripreso l’aereo per l’Italia, ieri anche gli altri hanno iniziato a fare le valigie. Le informazioni trapelano attraverso diversi canali informali, mentre i dirigenti della cooperativa non hanno voluto rilasciare dichiarazioni in merito: sulle strutture detentive d’oltre Adriatico vige un «assoluto riserbo» in base agli accordi con le autorità.
La smobilitazione di Medihospes è uno dei tasselli utili a comporre il quadro. La scorsa settimana gli agenti in trasferta, che a pieno regime dovrebbero essere 295, erano stati ridotti quasi di un quarto: da 220 a 170. Fonti governative confermano che è stata prevista una rimodulazione, non occasionale. I funzionari della commissione territoriale per la protezione internazionale di Roma che erano stati incaricati delle interviste in Albania, intanto, sono stati messi a fare altro. Del resto dal centro di trattenimento di Gjader, dove dovrebbero essere esaminate le richieste d’asilo, sono transitate finora solo 18 persone: all’orizzonte non se ne vedono altre.
DOPO IL secondo round di trasferimenti è tornato a casa anche il personale sanitario dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (Inmp) presente nell’hotspot. Ordinaria amministrazione: la sua presenza è prevista solo quando arrivano i migranti e questo può essere comunicato anche pochi giorni prima. Dopo il nuovo flop dei trattenimenti, però, l’argomento Albania è stato messo da parte a livello dirigenziale: al momento non si parla di nuove trasferte.
«Ogni tanto qualche italiano viene ancora, ma non è più come prima», commentano amaramente dalla trattoria di Shengjin intitolata a Meloni.
INSOMMA TUTTO suggerisce che con l’arrivo dell’inverno il progetto Albania resterà congelato. Certo la stagione fredda complica le cose: gli sbarchi tendono a diminuire, il mare a peggiorare e i trasbordi su e giù per la nave Libra a diventare più difficili. «Gli spazi dedicati alle operazioni di pre-selezione e all’accoglienza dei migranti a bordo non sembrano adatti a operazioni in condizioni meteorologiche avverse o a basse temperature», dice un report interno dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che ha personale impiegato sul mezzo militare, riguardante la missione di due settimane fa. I problemi principali, però, prima che logistici sono giuridici: se non cambia qualcosa dal punto di vista legale sul governo rischia di abbattersi la Corte dei conti, con possibili cause per danno erariale.
La prossima novità sarà la conversione in legge del decreto flussi in cui è stato inserito l’«emendamento Musk», a firma di Sara Kelany (FdI), per spostare la competenza sulle convalide dei trattenimenti dalle sezioni specializzate in immigrazione alle Corti d’appello. Poi il 4 dicembre ci sarà la Cassazione sui ricorsi del ministero dell’Interno contro le prime non convalide dei trattenimenti in Albania disposte dalle toghe capitoline e, insieme, su un rinvio dello stesso tribunale in merito ai poteri di controllo della magistratura sulla lista dei «paesi sicuri» (precedente alla sentenza della Corte Ue). È su questo passaggio che dichiara di puntare il ministro Matteo Piantedosi: «Il modello è tracciato. Non faremo marcia indietro. Attendiamo con interesse il pronunciamento della Cassazione davanti alla quale abbiamo impugnato i provvedimenti adottati dalla magistratura finora».
MOLTI ESPERTI DELLA MATERIA, però, dubitano fortemente che da quella sede possano venire notizie positive per l’esecutivo. L’esito più probabile sembra un nuovo rinvio in Lussemburgo. Davanti alla Corte di giustizia Ue pendono già diversi rinvii sul decreto-legge che trasforma la lista «paesi sicuri», ovvero la base legale dei trattenimenti in Albania dei richiedenti asilo, in norma primaria. Quel dl è poi confluito nel decreto flussi che lunedì arriverà alla Camera.
I quesiti ai giudici europei sono partiti dai tribunali di Bologna, Palermo, Catania e Roma. Tutti hanno chiesto l’attivazione della procedura d’urgenza o, in subordine, accelerata. La Corte ha iscritto queste domande di pronunce pregiudiziali, che verosimilmente saranno accorpate in un solo procedimento, assegnando loro il numero di pratica. Non ha ancora stabilito, però, quale sarà il tipo di procedura. Quella più rapida richiede tre mesi, la seconda sei/otto, quella ordinaria fino a due anni. È difficile dunque che la sentenza, dall’esito non scontato, arrivi prima della prossima primavera. A essere ottimisti.
22/11/2024
da Il Manifesto