Il limite ignoto: Nato e Usa concordi sui nuovi aiuti, ma dell’ingresso di Kiev nell’Alleanza non si parla più.
Zelensky è stato chiaro con la sua cerchia: ora l’Ucraina ha bisogno di contraerea e deve prepararsi all’insediamento di Donald Trump. Dunque in ogni sede possibile bisogna ricordare che la Russia sta attaccando di nuovo le infrastrutture energetiche del Paese e che solo un’Ucraina più forte può firmare un accordo per interrompere il conflitto.
L’AMMINISTRAZIONE di Joe Biden, sebbene sia agli sgoccioli del suo mandato, si sta impegnando il più possibile per accontentare l’alleato. Dopo l’autorizzazione all’uso dei missili a lungo raggio in territorio russo, le mine antiuomo e il pacchetto da 725 milioni di dollari di armi annunciato a inizio settimana, ieri il Segretario di stato, Antony Blinken, ha firmato un memorandum d’intesa sull’energia con il ministro degli Esteri ucraino, Antriy Sybiga. Si tratta di un importo «fino a 825 mln di dollari per garantire la sostenibilità del sistema energetico» di Kiev, ripristinare le infrastrutture critiche e apportare migliorie all’intera rete anche nel dopoguerra. Una larga parte dell’investimento sarà comunque usata per le operazioni più urgenti e per superare l’inverno. Dopo i raid dell’ultima settimana in Ucraina ci sono ancora 1,5 milioni di persone al buio o con la fornitura elettrica razionata. Stavolta però non si tratta solo del Donbass o di Kharkiv, anche alcune regioni centro-occidentali come Ternopil sono in estrema difficoltà. Per far fronte a questa fase della guerra il Segretario della Nato, Mark Rutte, ha insistito affinché ogni membro faccia la sua parte: «c’è stato un chiaro accordo per il quale aiutare l’Ucraina, in particolare con queste infrastrutture, deve essere una priorità. Sono fiducioso che gli alleati, nei prossimi giorni e settimane, si assicureranno che tutto ciò che possono fornire all’Ucraina venga fornito».
RUTTE ha anche parlato del futuro: «È necessario cambiare la traiettoria del conflitto perché Kiev sia in una posizione di forza con la Russia, per quando deciderà di sedersi al tavolo dei negoziati con Mosca». Ma più che le sue affermazioni, si è notato ciò che non ha detto. Dell’Ucraina nella Nato non si parla più. Nonostante al vertice di Washington di luglio, i leader dei 32 Paesi membri avevano insistito sul fatto che l’ingresso di Kiev nell’Alleanza è «un percorso irreversibile», ora il sicuro passo indietro di Trump ha raccolto diverse adesioni. Le indiscrezioni sulle ipotesi al vaglio degli uomini scelti dal tycoon per forzare la tregua in Europa dell’Est concordano tutte su due punti: nessun invito a Kiev nel Patto Atlantico e obbligo di cedere alcuni territori alla Russia.
PER QUESTO il capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, è volato negli Usa per un incontro che ha tutta l’aria del negoziato preliminare con «i funzionari della cerchia del neoeletto presidente Donal Trump», scrive l’Ukrainska Pravda. Della delegazione fanno parte anche il ministro della Difesa Umerov e la ministra dell’Economia Sviridenko.
Intanto in Russia c’è imbarazzo per la rivelazione fatta da Anna Tsivilyova, viceministra della Difesa (e parente di Putin), che si è lasciata sfuggire una cifra imbarazzante per le forze russe. Il numero di soldati dispersi al fronte, di cui la famiglia ha fornito il dna per i test, è di 48mila uomini. Anche il ritiro del visto diplomatico alla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, non è passata inosservata. Oggi il ministro Lavrov sarà comunque nell’isola mediterranea per una riunione dei ministri degli Esteri dell’Osce, ma da Mosca si accusano i vertici occidentali per aver fatto pressioni su La Valletta.
05/12/2024
da il Manifesto