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Francia, esordio d’autunno. Il nuovo movimento si mette in marcia

Francia, esordio d’autunno. Il nuovo movimento si mette in marcia

Politica Estera

11/09/2025

da Il Manifesto

Filippo Ortona

Primi fuochi. Blocchi stradali, assemblee, cortei spontanei in tutta la Francia. Gli 80.000 agenti schierati non fermano la protesta: il 18 si replica

Sbarramenti sulle autostrade attorno alle grandi città; picchetti ai depositi dei trasporti urbani e ferroviari; assemblee nelle università e blocchi davanti ai licei, presto sgomberati manu militari dalla polizia; scioperi diffusi, soprattutto tra gli insegnanti e nel pubblico, senza una vera e propria direttiva sindacale; e poi cortei, tantissimi cortei, da Montpellier a Marsiglia, da Rennes – dove per bloccare l’autostrada hanno dato fuoco a un autobus – a Rouen, da Bordeaux a Parigi.

Sulla data del 10 settembre – nata e lievitata nelle reti, tra le chat Telegram e le pagine Facebook – si è molto ricamato, vista l’incertezza delle origini dell’appello. Ma alla fine, in piazza, vi erano gli stessi volti, atteggiamenti e slogan già conosciuti durante i movimenti francesi degli ultimi dieci anni, con un’assonanza affatto particolare con il movimento contro la riforma delle pensioni voluta da Macron nel 2023.

L’APPUNTAMENTO ERA stato preparato con cura dalle autorità. Il ministro degli Interni Bruno Retailleau aveva annunciato di aver schierato «80.000 tra gendarmi e poliziotti», numeri da grandissime occasioni. Gli agenti hanno avuto il loro da fare sin dalle prime luci dell’alba, quando gruppetti di manifestanti hanno cominciato a irrompere sulle circonvallazioni di alcune grandi città bloccando il traffico con sbarre, barricate e altri oggetti, prima di essere inseguiti dalla polizia.

Dopo, a Parigi, cominciano a prendere vita le altre iniziative. A Place des Fêtes, nel nord, centinaia di manifestanti sono riuniti in assemblea. Seduti sui gradoni, discutono delle azioni della giornata, mescolando temi come la lotta per la Palestina e la tassazione dei grandi patrimoni. Periodicamente un corteo prende forma e lascia la piazza: sia esso un gruppo di madri del quartiere dirette all’agenzia dei disoccupati, o ciclisti che decidono di bloccare una strada.

A Place de la République, invece, l’assembramento è organizzato dai movimenti dei lavoratori sans-papiers. In mezzo a migliaia di persone, un uomo urla dal microfono: «Questo movimento ha fatto dimettere Bayrou, ora si tratta di cacciare Macron!». Nella folla, un gruppetto di Gilets jaunes siede in disparte. Michèle e Jean-Claude, marito e moglie, lavoratori dell’industria farmaceutica della periferia parigina, esibiscono due gilets con tutte le date delle manifestazioni a cui hanno partecipato dal quel fatidico 2018, scritte una per una a pennarello blu e in linea diritta, l’inchiostro slabbrato dalle intemperie. «Sono quasi 320 manifestazioni», dice Jean-Claude. Quando sono scesi in piazza coi Gilet gialli, racconta, «era per ottenere il referendum d’iniziativa cittadina», per poter riprendere la mano sulle istituzioni, dice. «Non ci siamo riusciti. Ma la prova che avevamo ragione è che ora siamo qua: con un presidente che fa quello che vuole delle istituzioni e non tiene conto del voto popolare per nominare un primo ministro. Movimenti come quello di oggi per “bloccare tutto” sono destinati a ripetersi», conclude.

POCO LONTANO, LA DEPUTATA de La France insoumise (Lfi) Sophia Chikirou osserva la gente appoggiata alla sua bicicletta. Come deputati insoumis, dice, «accompagniamo questo movimento che non deve restare isolato, consegnato mani e piedi alla repressione, perché abbiamo visto quello che è successo nel 2018 e nel 2019». Quando, durante i Gilets jaunes, la polizia mutilò decine di manifestanti.

«Io per i Gilets jaunes non c’ero, quindi ci tenevo a esserci oggi», afferma Adrien, studente d’informatica. Ora siamo a Chatêlet, a due passi da Notre-Dame. La piazza, qui, è stata convocata dai sindacati, Sud-Solidaires e Cgt in testa, i cui camion e striscioni affollano il lungo-Senna. Adrien è venuto a osservare, parla degli altri appuntamenti della giornata, incerto su quale raggiungere. «Ci sono blocchi un po’ ovunque, persino nelle piccole città, per me è un successo», dichiara.

ANCHE MARYSE, un’infermiera dell’ospedale Tenon, nell’est di Parigi, si dice ottimista: «Stamattina c’erano molti più colleghi in sciopero rispetto al solito». Racconta del presidio mattutino all’ospedale, presto trasformatosi in assemblea improvvisata a causa dell’eccessivo numero di persone accorse: «C’erano tra le 300 e le 500 persone, tanti abitanti del quartiere, tanti colleghi. Dopo, io sono venuta qua, ma altri sono andati a Gare du Nord o a sostenere i blocchi dei liceali, un gruppo si è recato al deposito dei trasporti parigini lì vicino…», racconta l’infermiera.

La folla si mette in marcia. È una manif sauvage, un corteo selvaggio – proprio come durante le manifestazioni contro la riforma delle pensioni, o durante i Gilet gialli, o durante i cortei contro la loi travail. Presto spuntano le prime barricate improvvisate. Due materassi e un cumulo di spazzatura bloccano il traffico, un ragazzo gli dà fuoco; gli agenti esplodono i primi lacrimogeni. La folla intona: «Macron, démission!». Giovani e attivisti delle basi sindacali – riconoscibili dai gilet rossi della Cgt o verdi di Solidaires – corrono e si perdono nelle viuzze.

PER TUTTI è il primo giorno di un autunno che si annuncia lungo, tra assemblee e proteste, con in vista le prossime manifestazioni: il 18 settembre, giornata di mobilitazione intersindacale.

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