Colpo di scena in Francia: alla vogilia si contavano i seggi mancanti a Marine Le Pen per la maggioranza assoluta ed è invece clamorosamente la gauche a trionfare, con il capo de ‘La France Insoumise’, Jean-Luc Mélenchon, a rivendicare il governo: «Siamo pronti, Macron riconosca la sconfitta, ha il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare».
Emmanuel Macron e la sua maggioranza uscente non crollano, com’era stato previsto, e arrivano addirittura davanti all’estrema destra del Rassemblement National di Le Pen, la grande sconfitta dopo il patto di desistenza siglato tra i partiti antifascisti.
La sorpresa è totale
Quei seggi che mancano alla maggioranza assoluta -come previsto- ma a protagonisti rovesciati, mancano alla sinistra che non solo evita un ritorno dei ‘petanisti’ post Liberazione, ma vincono con diritto a chiedere di poter governare, anche se in coalizione. Alla sinistra mancano circa 90 seggi per la maggioranza assoluta, quindi la ricerca di una non facile coabitazione col non amato (e apprezzato) presidente. La prima reazione giunta dall’Eliseo – annota per l’Ansa Tullio Giannotti – è stata giustamente la rivendicazione da parte di Macron, della sua scelta di sciogliere l’Assemblée Nationale: «L’affluenza – a livello record del 67% – dimostra che i francesi dovevano esprimersi». Poi il ‘macronismo’ di sempre con un invito ‘alla prudenza’ (tenersi le mani libere), «poiché i risultati non garantiscono di poter creare una coalizione coerente». Nessuna alleanza a sinistra?
Poi, una fonte ufficiale dell’Eliseo ha chiarito che Macron «aspetterà la nuova Assemblée Nationale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della scelta sovrana dei francesi». Vedremo,
Numeri non ancora ufficiali
Elezioni legislative vinte dall’alleanza di sinistra ‘Nuovo Fronte Popolare’ (NFP), che ha ottenuto 182 seggi: il NFP riunisce tra gli altri il Partito Socialista, il Partito Comunista, il partito ecologista Europe Écologie Les Verts e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Seconda -anche questa una sorpresa-, la coalizione centrista del presidente Macron, Ensemble pour la République, che ha fatto eleggere 168 deputati. Il partito di estrema destra Rassemblement National, vincente al primo turno del 30 giugno, è invece arrivato terzo, facendo eleggere solo 143 deputati, dei 289 della sperata maggiorana assoluta della vigilia. I Repubblicani (gollisti) hanno ottenuto 45 seggi: prima delle elezioni il partito aveva preso le distanze da quello che solo formalmente resta ancora il loro presidente, Eric Ciotti, che aveva deciso di allearsi con RN. I candidati di Ciotti eletti, fra cui Ciotti stesso, sono conteggiati con Rassemblement National.
L’affluenza al secondo turno è stata del 67,1 per cento, la più alta dal 1997: oltre il 20 per cento in più rispetto a quella delle elezioni legislative del 2022. Al primo turno l’affluenza era stata del 66,7 per cento, anche in questo caso la più alta dal 1997.
Il tramonto storico di Le Pen
20 giorni di dibattito politico buttati al vento, quasi nel ridicolo. Primi tra tutti i proclami di Le Pen e Jordan Bardella che ancora 48 ore fa dettavano i loro obiettivi in politica estera, sull’Ucraina, o in politica economica e sociale, sull’immigrazione. Difficile per Marine Le Pen, che già si vedeva leader della nuova estrema destra europea, sopravvivere politicamente in casa fra le tante e diverse destre figlie della diffusa ma ondivaga rabbbia popolare espressa dalla crisi europea. Ma lei insiste e parla di ‘vittoria rinviata’: «La marea sta salendo. Questa volta non è salita abbastanza in alto, ma continua a salire e, quindi, la nostra vittoria è solo ritardata». Marine Le Pen ha già detto da tempo di volersi candidare alla presidenza della Francia nel 2027, dopo la scadenza del mandato di Macron. Jordan Bardella, presidente di RN, ha invece denunciato le «alleanze innaturali» tra il campo presidenziale e la sinistra facendo riferimento alla strategia della desistenza e del cosiddetto “fronte repubblicano” che ha portato più di 200 candidati arrivati terzi a ritirarsi dal ballottaggio per concentrare i voti della sinistra e dei moderati contro l’estrema destra.
A sinistra l’impossibile è accaduto
Ma anche a sinistra esistono problemi di coesione in una alleanza di emergenza nazionale antifascista. Nel blocco della sinistra ‘La France Insoumise’ è stato il partito che ha fatto eleggere il maggior numero di deputati. È seguita dal Partito socialista, dagli Ecologisti e infine dal Partito comunista. L’ex presidente della Repubblica François Hollande, del Partito socialista che fa parte della coalizione del NFP, è stato eletto nella circoscrizione di Corrèz. Risultano inoltre eletti l’ex prima ministra Elisabeth Borne e il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, della coalizione di Macron, e François Ruffin di La France Insoumise, il primo ad aver fatto un appello all’unità della sinistra. Il leader di La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon ha esaltato la mobilitazione popolare che ha consentito di «raggiungere un risultato che si diceva essere impossibile». «La volontà popolare dovrà essere rispettata», invitando Macron a nominare un nuovo primo ministro scelto tra il blocco del Nuovo Fronte Popolare.
Puzzle alleanze di governo
La mancanza di una chiara maggioranza rende la creazione di un governo piuttosto complicata. Nel 2022 i partiti che sostenevano Emmanuel Macron avevano ottenuto 246 seggi, e avevano formato un governo di minoranza grazie all’appoggio esterno dei Repubblicani (i gollisti), che avevano fatto eleggere 42 deputati. A differenza del 2022 però Macron e i Repubblicani hanno preso meno voti e i loro deputati non sarebbero abbastanza per formare un governo. Negli scorsi giorni alcuni politici hanno parlato della possibilità di creare una coalizione molto larga che tenga dentro sia la coalizione di Macron che il Nuovo Fronte Popolare: questa opzione è però ostacolata dall’opposizione di Macron ad allearsi con La France Insoumise, di sinistra netta, e viceversa.
Raphaël Glucksmann, che ha trascinato ancora in alto il Partito socialista: «Stasera festeggiamo, ma di fronte a un’Assemblée Nationale divisa dobbiamo comportarci da adulti. Bisogna parlare, bisogna discutere, bisogna dialogare. Il cuore del potere è stato trasferito all’Assemblée Nationale, ed è necessario un cambiamento di cultura politica».
08/07/2024
da Remocontro