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Francia, Lecornu al posto di Bayrou. Oggi il battesimo della piazza

Francia, Lecornu al posto di Bayrou. Oggi il battesimo della piazza

Politica Estera

10/09/2025

da Il Manifesto

Anna Maria Merlo

Crisi di governo Accelerazione di Macron: un fedelissimo, già alla Difesa, per la carica di primo ministro

Sébastien Lecornu è il nuovo primo ministro francese. 39 anni, era responsabile della Difesa dove ha fatto passare un budget di 413 miliardi (+30%) con i voti del Rassemblement National e del Partito socialista. Ex repubblicano vicino a Macron fin dall’inizio, ministro dal 2017, che il presidente avrebbe già voluto nominare a gennaio, quando Bayrou gli ha forzato la mano e si è imposto. L’Eliseo precisa che il primo ministro presenterà un nuovo governo senza precipitazione, «sulla base di un’intesa tra le forze politiche», che sarà «possibile nel rispetto delle convinzioni di ognuno».

MACRON HA SCELTO un fedele tra i fedeli, un eletto locale che ai tempi dei gilet gialli aveva organizzato il Grande Dibattito permettendo di trovare un’uscita alla protesta. Per il Rn significa che Macron «non ha capito niente» di quello che sta succedendo. «È l’ultima cartuccia», sentenzia Marine Le Pen. Per Mathilde Panot della France Insoumise, la nomina di Lecornu è «una provocazione» alla vigilia della giornata di azione “blocchiamo tutto”.

Il movimento Bloquons tout agita la classe politica. Non sa bene cosa aspettarsi dalla giornata di rivolta organizzata per oggi, che potrebbe inaugurare un periodo di agitazione, almeno fino alla congiunzione con la protesta sindacale prevista per il 18 settembre.

François Bayrou ha presentato ieri a metà giornata all’Eliseo le dimissioni del governo, dopo la sfiducia dell’Assemblea nazionale di lunedì. Ma il ministro degli Interni dimissionario, Bruno Retailleau – che è anche il presidente dei Républicains e ha ambizioni elevate per il futuro – ha scelto la strategia della tensione: di fronte all’incognita delle azioni di protesta di un movimento proteiforme, Retailleau ha dispiegato 80mila agenti delle forze dell’ordine e ha ingiunto: «Nessuna violenza verrà tollerata». Il prefetto di Parigi si prepara a «azioni improvvise».

LA CGT HA COMUNQUE dato appuntamento stamattina di fronte al ministero del Lavoro, per ricordare, in questo momento di confusione, che la principale rivendicazione di questa protesta diffusa e confusa, è la perdita del potere d’acquisto: i working poors sono al centro dell’inquietudine, i lavoratori che non arrivano a fine mese e che Bayrou ha esasperato con il progetto di sopprimere due giorni feriali (cioè far pagare a chi lavora il prezzo dell’austerità per far fronte al debito pubblico di 3.415 miliardi).

OGGI CI SARANNO interruzioni dei trasporti pubblici, treni a singhiozzo soprattutto quelli locali, aerei in ritardo. Già da ieri sera erano annunciati blocchi sulle entrate alla tangenziale che gira attorno a Parigi. Sono già stati annunciati scioperi, in particolare nell’energia (Total), nell’auto (Renault) o nell’acciaio (Arcelor Mittal). Alcune piattaforme di distribuzione (Amazon) e dei siti industriali saranno bloccati. A Parigi, ci saranno azioni a Châtelet e a République. Il movimento sarà intenso a Rennes e Nantes, ma anche a Tolosa e Bordeaux. Gli studenti universitari e i liceali partecipano alla protesta, ci saranno blocchi di scuole e atenei.
Per oggi non c’è un appello a manifestazioni nazionali, i sindacati preparano la giornata del 18, anche se alcune federazioni, in particolare Cgt, Fsu e Solidaires, organizzano azioni locali. La Cfdt, invece, non partecipa.

LA FRANCE INSOMUMISE ha presentato una mozione di destituzione di Emmanuel Macron, con la firma di 86 parlamentari: rispetto a un primo tentativo analogo nel 2024, ai deputati Lfi questa volta si sono uniti dei comunisti e dei verdi. Venerdì è atteso il verdetto dell’agenzia di rating Fitch, che potrebbe degradare la Francia, che da ieri paga un tasso di interesse sul debito eguale a quello italiano, ma la Borsa ha chiuso in rialzo. Sul piano internazionale Macron rischia di perdere peso e Lecornu è l’uomo che ha tenuto la strategia di potenza sulla Difesa della Francia. Marine Le Pen punta a tirare le fila del disordine in corso: «La Francia non ha bisogno di un blocco, ma di essere sbloccata» afferma.

I Républicains sono sempre più in lotta intestina, tra il capogruppo, Laurent Wauquiez, e il presidente (e ministro degli Interni), Bruno Retailleau, entrambi con ambizioni presidenziali: al di là della concorrenza personale, il contenuto della rivalità resta vago, visto che entrambi passo dopo passo si avvicinano all’apertura per un’intesa con l’estrema destra Rn. Il segretario del Ps, Olivier Faure, si era proposto come primo ministro, «è arrivato il tempo della coabitazione» per Macron. Faure afferma di capire il «paese esasperato» che oggi protesta, ma respinge «il caos» e promette «soluzioni». La France Insoumise si è impegnata nel movimento Bloquons tous. Jean-Luc Mélenchon respinge la tambouille, cioè la “cucina mediocre” presentata dal Ps e punta a scalzare Macron: «Solo la partenza di Macron può mettere fine a questa triste commedia», mentre con Lecornu «è tutto come prima».

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