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Fronte mondiale dell’energia: Europa in crisi, Italia penultima

Fronte mondiale dell’energia: Europa in crisi, Italia penultima

Economia

04/12/2025

da Remocontro

Piero Orteca

Non è solo Trump a guardare di traverso l’Europa. Questa volta l’atto d’accusa arriva dal Wall Street Journal contro la fortezza burocratica di Bruxelles e le sue direttive rigide per farsi strada nel corpo di un’Unione tutt’altro che omogenea. Critiche, che adesso pungono sulle strategie energetiche e della transizione industriale. Con l’Italia bacchettata perché supera (quasi) tutti i record in quanto a costi dell’elettricità.

Europa: prezzi insostenibili

Il titolo, col quale il giornale finanziario americano presenta il suo report esclusivo, già dice tutto in modo lapidario: “La corsa all’energia verde in Europa ha ridotto le emissioni e paralizzato l’economia”. Un giudizio severo, quasi impietoso, su scelte che, evidentemente, secondo gli esperti del WSJ, hanno clamorosamente sottovalutato l’impatto sociale delle decisioni imposte dalla Commissione. E che ora, alla luce dell’arrembante crisi economica e, soprattutto, occupazionale, vengono ritenute troppo drastiche e, comunque, forse assunte troppo in anticipo rispetto alla luce di una corretta analisi costi-benefici. “Il consenso politico si sta incrinando – scrive il WSJ nel sommario – l’industria è in difficoltà e progetti di alto profilo vengono rinviati a causa di alcuni dei prezzi dell’elettricità più alti nel mondo sviluppato”. Naturalmente, le affermazioni dei giornalisti americani sono suffragate da tabelle statistiche che obiettivamente lascerebbero qualsiasi osservatore sbalordito.

La verità dei numeri

  • Fissato a 8,1 centesimi di dollaro il prezzo del kilowattora industriale negli Usa, il costo sale a 16,9 in Spagna, a 20,7 in Francia, a 26,7 in Germania, a 29,8 in Italia e a 33,8 nel Regno Unito. Mentre, per uso domestico nell’Europa ‘verde’ i prezzi salgono veramente alle stelle. L’Italia viaggia su un pesante 38,5 centesimi (sempre al kilowattora), la Francia si ferma 30, ma la Germania e ne esce con le ossa rotte a 42,5 centesimi, primato assoluto. Basta confrontare i prezzi europei con quelli americani (il Canada viaggia tra 9 e 13) o con quelli giapponesi e coreani (intorno al 16) per capire come vivere e produrre in modo competitivo, nel Vecchio continente, sia un mezzo miracolo.

Troppe promesse disattese

L’impatto ‘double face’ delle politiche verdi europee è nei numeri, ma anche nelle promesse di cui diversi statisti si sono riempiti le bocche. Ignorando in modo grossolano i principi più elementari della programmazione economica. Certo, l’energia verde è bella, sana e apprezzabile. Ma perché sia duratura, per evitare marce indietro e rivolte sociali, la transizione dev’essere sostenibile e non calata solo dall’alto, con lo scudiscio. Il Wall Street Journal spiega così il sostanziale fallimento di una certa filosofia del Green deal: “I politici europei hanno presentato agli elettori la transizione verde del continente come una situazione vantaggiosa per tutti. I cittadini avrebbero beneficiato di posti di lavoro verdi e di energia solare ed eolica abbondante e a basso costo, oltre a una netta riduzione delle emissioni di carbonio. A distanza di quasi due decenni – sentenzia il WSJ – questa promessa si è rivelata in gran parte costosa per i consumatori e dannosa per l’economia. L’Europa è riuscita a ridurre le emissioni di carbonio più di qualsiasi altra regione: del 30% rispetto ai livelli del 2005, rispetto a un calo del 17% negli Stati Uniti. Tuttavia, lungo il percorso, la corsa alle energie rinnovabili ha contribuito a far salire i prezzi dell’elettricità in gran parte del continente.

Germania record a perdere

  • Secondo un paniere di 28 grandi economie analizzate dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, la Germania ha ora i prezzi dell’elettricità interna più alti del mondo sviluppato, mentre il Regno Unito ha le tariffe elettriche industriali più elevate. L’Italia non è molto indietro. I prezzi medi dell’elettricità per l’industria pesante nell’Unione Europea rimangono circa il doppio di quelli degli Stati Uniti e superiori del 50% rispetto alla Cina. Anche i prezzi dell’energia sono diventati più volatili con l’aumento della quota di energie rinnovabili”.

L’energia cara frena l’industria

Il report del WSJ è lapidario: di questo passo l’industria europea finirà per rimanere paralizzata e non riuscirà ad attrarre nuove produzioni tecnologiche che richiedono massicci utilizzi di energia a basso costo. A cominciare dall’intelligenza artificiale. “Questo cambiamento – scrive il giornale – sta inoltre aggravando lo shock del costo della vita per i consumatori, alimentando il sostegno ai partiti anti-establishment, che dipingono la transizione verde come un progetto elitario che danneggia i lavoratori, la maggior parte dei consumatori e le regioni… Ma in gran parte del continente la transizione rischia di ritorcersi contro, aggravando la stagnazione economica”.

Col rischio di cronicizzare una crisi di sistema che, esplosa con la pandemia, prosegue con la guerra in Ucraina e con l’alterazione dei fragili equilibri internazionali. Oggi l’Europa vive una fase difficile, dovendo fare i conti con alcune sfide sottovalutate: dagli effetti del Green deal alle sicure turbolenze che dovranno affrontare, prima o dopo, tutti i sistemi pensionistici della regione.

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