In Gran Bretagna sono tutti d’accordo: a vincere le elezioni di oggi sarà certamente il Labour Party, con una sconfitta clamorosa del partito conservatore logorato da Brexit e 14 anni di mal governo. Vittoria effimera se tutto slitta a destra, segnala molta stampa. Ma la vera incognita è quanti voti riuscirà a prendere il Reform Uk, cioè il partito di estrema destra, potenziale forza destabilizzatrice nel sempre meno Unito Regno di re Carlo III.
Keir Starmer, leader del Labour Party britannico
Oggi il ritorno del Labour
Salvo un improbabile e iperbolico inciampo della sondaggistica moderna, In Gran Bretegna finisce il regno senza rimpianti in quasi quindicennio di regno Conservatore. «Più per demerito altrui, l’autocannibalismo Tory, che per meriti propri il Labour di Keir Starmer (il segretario del Partito) è sull’orlo di una vittoria di magnitudo inusitata» celebra il Manifesto. «Da domani i laburisti potrebbero avere carta bianca per riformare in profondità il paese –la valutazione di Leonardo Clausi-. Lo faranno?». Dubbio non solo retorico. a risposta incerta, e vedremo il perché. La domanda è senz’altro retorica, ma la risposta incerta. Manifesto troppo di parte? Passiamo al Sun di Londra, giornale d’orientamento conservatore, brexiteer e populista, di proprietà dello squalo australiano Rupert Murdoch.
Corsa a moderare il moderato Labour
Dal Sun «L’ultimo chiodo nella bara del partito che fu di Winston Churchill o di Margaret Thatcher lo ha piantato, alla vigilia dell’apertura delle urne a 50 milioni di cittadini britannici aventi diritto al voto, il Sun, segnala l’Ansa. Tradita la causa Tory, anche la stampa nazional populista rincorre il 61enne Starmer salutato come «il nuovo manager di cui il Regno ha bisogno». E sdoganato da destra per aver riportato il Labour al centro, dopo la parentesi della leadership di sinistra radicale di Jeremy Corbyn, la cosa da ribadire. «In un contesto in cui il più letto dei tabloid isolani sale sul carro del vincitore annunciato laburista come aveva fatto in passato solo ai tempi della leadership di Tony Blair« (ex amico personale di Murdoch, prima d’una storia di presunte corna).
L’opaco Stammer costretto alla vittoria
Dopo i giullari alla Boris Johnson l’opacità di Stammer che diventa punto di forza, osservano in molti. «Ma l’attuale programma elettorale sta a quelli precedenti del Labour social-corbyniano del 2017 e 2019, come il diavolo e l’acqua santa». Che Gran Bretagna dovranno governare domani i laburisti? Una elevata spesa pubblica, pressione fiscale record e servizi pubblici sotto pressione. Il contendere finora si è imperniato su tasse e spesa. Tutte a salire, mostruoso lo sforzo militare a sprinta Usa verso l’Ucraina. E la crescita con la quale finanziare le migliorie sociali, anche grazie e Brexit, non decolla. Anzi, non c’è proprio. Mentre sanità, alloggi, ambiente, inflazione sono solo la punta della crisi iceberg britannica.
Sistema elettorale medioevale
Nel Regno Unito si vota con un sistema elettorale uninominale secco, definito del ‘first-past-the-post’, che si può tradurre come “passa-solo-il-primo”. Il paese è diviso in 650 collegi elettorali sulla base della popolazione: ciascuno include un numero di elettori tra i 69.724 e i 77.062. In ogni collegio viene eletto soltanto il candidato o la candidata che ha ottenuto anche un solo voto in più degli altri. Questo sistema avvantaggia i grandi partiti, gli unici che possono permettersi di spendere energie e soldi per essere competitivi in tutto il paese, e ha un effetto distorsivo rispetto ai voti espressi: un partito può prendere milioni di voti ma non ottenere una rappresentanza parlamentare se non arriva primo in nessun collegio. È accaduto in passato ai Verdi o allo UKIP (Partito per l’indipendenza del Regno Unito), il precedente partito populista di Nigel Farage.
Sinistra relativa se tutto si sposta a destra
Lo storico Donald Sassoon, scrittore e saggista britannico, professore emerito di Storia europea alla Queen Mary University of London segnala un generale spostamento politico a destra in tutta Europa, e una diminuzione del peso dei partiti tradizionali che erano o di centro destra: democristiani, come in Italia e in Germania, o nazional conservatori ma con una coscienza sociale, come i gollisti in Francia, e i conservatori britannici pre Boris Johnson. «Ora il sistema politico in Gran Bretagna rende molto difficile l’avanzata di un terzo partito, ma non rende molto difficile lo spostamento di entrambi i partiti verso la destra».
04/07/2024
da Remocontro