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Gas russo ancora attraverso l’Ucraina? Ricatti e rincari

Gas russo ancora attraverso l’Ucraina? Ricatti e rincari

Nuovo picco del prezzo del gas: cosa sta succedendo? Il presidente ucraino Zelensky che annuncia di non voler rinnovare il contratto che permette il passaggio del gas russo in territorio ucraino, in scadenza a fine anno. Il premier slovacco che corre a Mosca da Putin. Mentre il prezzo del gas sale assieme alle paure, e diminuiscono le riserve europee.

 

Flow direction arrows sit on trunk pipes at the gas metering station, operated by NAK Naftogaz Ukrainy, in Uzhgorod, Ukraine

Se Zelensky non rinnova l’accordo sul gas russo

A quasi tre anni dall’inizio del conflitto, il presidente ucraino ha escluso di estendere un accordo con la compagnia energetica statale russa Gazprom che le consente di esportare gas naturale tramite la rete di gasdotti del paese verso Slovacchia, Ungheria e altri paesi dell’Europa centrale. Se l’intesa non dovesse essere raggiunta, i paesi più colpiti saranno Slovacchia, Italia, Austria e Repubblica Ceca, ha dichiarato il Cremlino.

Cosa cambia per l’Europa

“Non prolungheremo” l’accordo di transito verso l’Europa, “non daremo la possibilità a Mosca di guadagnare altri miliardi sul nostro sangue e sulla pelle degli ucraini”, aveva annunciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Consiglio europeo del 19 dicembre. La conferma è poi arrivata anche da Putin, il giorno dopo nella conferenza stampa di fine anno: il contratto quinquennale scadrà il 31 dicembre e non verrà rinnovato. A quasi tre anni dall’inizio del conflitto, il presidente ucraino ha escluso di estendere un accordo con la compagnia energetica statale russa Gazprom che le consente di esportare gas naturale tramite la rete di gasdotti del paese verso Slovacchia, Ungheria e altri paesi dell’Europa centrale. Una decisione che non è piaciuta a Ungheria e Slovacchia, e Austria e che dipendono fortemente dal gas russo. In parte minore anche l’Italia. Ma se Zelensky non rinnova l’accordo sul gas russo, cosa cambia per l’Europa e quindi per noi?

Dopo l’attacco al Nord Stream

La principale linea di transito rimasta, dopo la chiusura forzata del Nord Stream, fatto esplodere nel 2022, è il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, che verrà chiuso a fine anno. Questa conduttura trasporta il gas dalla Federazione Russa attraverso l’Ucraina fino alla Slovacchia, dove si divide in rami diretti verso la Repubblica Ceca e l’Austria. L’Italia, insieme all’Ungheria, è tra i Paesi che si riforniscono tramite questa rotta. Attualmente l’Ucraina commercializza all’incirca 15 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno a un gruppo di paesi europei. Il mancato rinnovo dell’accordo di transito tra Russia e Ucraina, secondo gli analisti, potrebbe contribuire a un aumento dei prezzi europei del gas.

Il possibile (ma difficile) compromesso

Alcuni Paesi dell’Europa orientale stanno valutando la possibilità di assicurarsi forniture dall’Azerbaigian, che potrebbero transitare attraverso l’Ucraina, ma non è ancora stato concluso alcun accordo. Di fatto Mosca dovrebbe acconsentire a fare da ‘mediatore’ per il transito di gas azero (o proveniente da altre nazioni della regione), chiedendo ovviamente che gli venga corrisposta una commissione, che sarebbe comunque meglio che perdere l’introito del tutto. Ma Kiev teme che il gas russo possa ancora essere venduto nel mix, facendo una sorta di ‘gioco delle tre carte’, e chiede rassicurazioni affinché ciò non avvenga. Salvo avere interesse a far finta che ciò non avvenga.

Le tre alternative

Secondo un’analisi dell’Oxford Institute for Energy Studies, vi sono tre possibili scenari: “Stop”, “Continuazione” e “Riavvio ritardato”, ognuno dei quali potrebbe verificarsi una volta scaduto l’accordo di transito il 1° gennaio 2025:
– “Stop”: il transito del gas si fermerà e non riprenderà mai più, rendendo così necessaria la dismissione di gran parte della rete di trasmissione del gas ucraina e ponendo fine al ruolo dell’Ucraina come Paese di transito.
– “Prosecuzione”: il transito continuerà ininterrottamente, dopo qualche finzione politica. Un altro altro accordo che consenta al transito di continuare, ma senza Gazprom (e formalmente la Russia) come controparte di Naftogaz.
– “Riavvio ritardato”: il transito si fermerà e riprenderà con un ritardo (che potrebbe durare mesi o anni), di fatto legato alla fine delle ostilità militari tra Russia e Ucraina e a condizione che la logica commerciale continui a sussistere.

Mercato politico

Sempre secondo l’Oxford Institute for Energy Studies, affinché il transito continuativo del gas post 2024 sia possibile, dovrebbero essere soddisfatte queste condizioni: il sostegno politico (e finanziario) da parte degli Stati membri dell’Unione europea maggiormente colpiti dalla potenziale cessazione del transito (in particolare Slovacchia e Austria) per gli sforzi dei loro acquirenti di raggiungere un accordo sul transito continuo.

L’Europa consuma le sue scorte

L’UE sta svuotando i suoi impianti di stoccaggio del gas al ritmo più veloce dalla crisi energetica di tre anni fa, poiché il clima più freddo aumenta la domanda e il continente è alle prese con un calo delle importazioni via mare, avverte il Financial Times. Il volume di gas nei siti di stoccaggio del blocco è diminuito di circa il 19% dalla fine di settembre, quando termina la stagione di rifornimento nei mercati del gas, a metà dicembre. I due anni precedenti hanno visto solo cali a una cifra nello stesso periodo, quando temperature più alte del normale hanno assicurato che lo stoccaggio rimanesse relativamente pieno fino alla stagione di riscaldamento invernale e le industrie hanno frenato la domanda a causa dell’aumento dei prezzi.

Prezzi del gas naturale ai massimi da due anni

I prezzi del gas naturale sono saliti a un livello record in due anni a causa delle preoccupazioni per un inverno freddo, delle incertezze geopolitiche e dei vincoli di fornitura. Preoccupazioni per l’aumento della domanda e la diminuzione dell’offerta. Si prevede che quest’anno le temperature medie nell’emisfero settentrionale, tra cui Europa, Cina e Giappone, scenderanno sotto la media, portando probabilmente a un aumento della domanda di riscaldamento. Sul fronte dell’offerta, l’intensificarsi delle tensioni geopolitiche tra Russia e Occidente potrebbe causare ulteriori sanzioni sulle forniture di gas della Russia.

A breve termine, i prezzi del gas naturale potrebbero rimanere volatili con la presidenza Trump. Il presidente eletto degli Stati Uniti probabilmente incoraggerà un aumento dell’offerta di combustibili fossili. Secondo S&P Global Commodity Insights, “la domanda globale di energia aumenterà di un terzo nei prossimi dieci anni, e “il gas naturale svolgerà un ruolo importante come fonte di energia di base”.

 

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