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A Gaza c’è la tregua, ma Israele lancia un’operazione militare in Cisgiordania. Sette morti. Smotrich: “Difendiamo i coloni”

A Gaza c’è la tregua, ma Israele lancia un’operazione militare in Cisgiordania. Sette morti. Smotrich: “Difendiamo i coloni”

Per il premier Netanyahu i raid, che dureranno diversi giorni, servono a sradicare il terrorismo, ma il suo alleato di estrema destra, ministro delle Finanze, parla di espansione delle colonie

A Gaza resiste le armi sono ferme per il terzo giorno, ma la tregua non significa la fine della violenza nei Territori palestinesi. In Cisgiordania, Israele ha lanciato un’operazione congiunta dell’esercito e dei servizi segreti dello Shin Bet contro i gruppi militanti islamisti locali. Lo ha annunciato martedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

L’Idf ha lanciato prima un raid con un drone a Jenin, poi, via terra, le forze speciali sono entrate in città dal checkpoint di Dotan. L’operazione, battezzata “Muro di ferro”, ha l’obiettivo a “sradicare il terrorismo” e per il premier è “un altro passo verso il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati: rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria”, il nome che con cui la destra israeliana chiama la West Bank, rivendicandone l’appartenenza a Israele.

Hamas e Jihad islamica hanno esortato i palestinesi dei territori rispondere con le armi: “Il lancio dell’operazione Muro di Ferro in Cisgiordania è un anello della serie di genocidi lanciati dall’entità usurpatrice contro il nostro popolo”.

Nelle prime ore l’Idf ha ucciso 7 palestinesi e ne ha feriti almeno 35, secondo le autorità sanitarie dell’Autorità nazionale palestinese che amministra i territori della Cisgiordania. L’operazione dovrebbe durare diversi giorni e impiegherà molti uomini. “Stiamo operando in modo sistematico e deciso contro l’asse iraniano ovunque invii le sue armi, a Gaza, in Libano, in Siria, nello Yemen e in Giudea e Samaria” ha detto Netanyahu.

Lunedì un riservista dell’Idf è rimasto ferito dopo che una mina ha fatto saltare il veicolo militare su cui viaggiava, ferendo altri due commilitoni. In Cisgiordania si è appena conclusa una lunga operazione antiterrorismo portata avanti dalle forze dell’Autorità nazionale palestinese contro i gruppi islamisti riuniti nella “Brigata Jenin”. L’operazione è durata settimane e ha provocato proteste dei residenti contro l’Anp ed esacerbato i rapporti tra Hamas e il governo di Abu Mazen.

Dopo l’accordo di cessate il fuoco temporaneo con Israele a Gaza, le due anime della politica palestinese hanno annunciato una tregua interna, volgendo lo sguardo alla ricostruzione di Gaza e alla questione della sua futura gestione amministrativa. L’Anp ha chiaramente espresso la volontà di subentrare al governo di Hamas, che controlla la Striscia dal 2007 dopo una guerra civile interna.

L’annuncio dell’accordo raggiunto tra Hamas e Israele già lunedì aveva infiammato la rabbia dei gruppi di coloni di estrema destra, che lunedì notte hanno attaccato i villaggi palestinesi di Ramat GiladJinsafut e Al-Funduq con sassi e molotov. La polizia israeliana è intervenuta e ne è scaturito uno scontro a fuoco in cui sono rimasti feriti gravemente due coloni israeliani. Martedì l’agente è stato interrogato e rischia un processo per cattiva condotta davanti alla magistratura di Tel Aviv. Nessun colono è stato arrestato. L’Autorità palestinese di Ramallah ha riferito che negli attacchi sono rimaste ferite 21 persone. Le violenze dei coloni sono state condannate dal Ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che martedì alla Knesset ha detto di “condannare severamente qualsiasi forma di violenza contro i palestinesi”.

Ma intanto l’operazione a Jenin per Netanyahu sembra avere anche un valore di scambio politico interno. Appare come un’offerta rivolta ai suoi alleati di estrema destra, che si sono opposti all’accordo con Hamas con e hanno accusato il premier di tradimento. Mentre il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha rassegnato le dimissioni, l’altro leader estremista Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader di Sionismo religioso, ha scelto di rimanere nel governo.

Smotrich ha salutato ieri l’operazione a Jenin come una mossa per “cambiare la situazione della sicurezza” nella Cisgiordania occupata e lo ha chiaramente legato alla guerra contro Hamas a Gaza. “Dopo Gaza e il Libano, oggi, con l’aiuto di Dio, abbiamo iniziato a cambiare la percezione della sicurezza in Giudea e Samaria”, ha scritto Smotrich su X, “Questo fa parte degli obiettivi di guerra che sono stati aggiunti alla richiesta del gabinetto del sionismo religioso venerdì scorso”.

Muro di ferro, ha svelato Smotrich, sarà una campagna “forte e continua” non solo contro il terrorismo, ma anche “per proteggere l’insediamento e i coloni, e per la sicurezza dell’intero Stato di Israele, di cui l’insediamento è la cintura di sicurezza”.

L’obiettivo dell’estrema destra Israeliana è l’annessione della Cisgiordania. Smotrich ha minacciato di abbandonare la coalizione di Netanyahu, aprendo così una crisi di governo importante per il governo di Tel Aviv, se Hamas non verrà completamente distrutto. Il premier e il suo ministro hanno negoziato per giorni attorno all’accordo.

22/01/2025

da Il Fatto Quotidiano

Riccardo Antoniucci

 

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