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Gaza City, ultimo assalto agli ospedali. Bombardati i palazzi vicino all’al-Shifa

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Politica estera

30/09/2025

da Il Manifesto

Eliana Riva

Terra rimossa. Aumentano di numero e intensità gli attacchi alle strutture sanitarie. In Israele approvato in prima istanza il disegno di legge che prevede la condanna a morte per i prigionieri politici palestinesi

Uno dopo l’altro le bombe colpiscono gli edifici civili intorno all’ospedale al-Shifa di Gaza City. A distanza di pochi minuti i palazzi al-Baba, al-Qishawi, al-Madhoon, Saqallah vengono distrutti. Il fumo e la polvere invadono tutto il quartiere, seminando il panico tra i palestinesi che resistono alla deportazione.
Nuovi ordini di evacuazione sono stati emessi e in soli cinque giorni le Nazioni unite hanno registrato 57mila spostamenti forzati dal nord di Gaza verso il centro e il sud.

Dalla metà di agosto i movimenti sono stati 400mila e spesso hanno riguardato le stesse persone, costrette a fuggire più volte. L’esercito israeliano ha fatto sapere che i carri armati continuano la propria avanzata nel centro urbano palestinese. Dopo l’incursione di domenica, i militari si sono ritirati dal quartiere Nassr, lasciando le strade distrutte e un vuoto spettrale. Solo dopo il ritiro le squadre di soccorso hanno potuto raggiungere l’area e recuperare almeno nove corpi, abbandonati all’aperto, scempiati dagli animali randagi.

Aumentano di numero e intensità anche gli attacchi alle strutture sanitarie. In una dichiarazione l’Onu ha denunciato diversi raid nelle ultime settimane: «Dal 16 settembre, l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite nei Territori palestinesi occupati (Ohchr) ha registrato almeno 17 attacchi israeliani contro o vicino alle strutture sanitarie a Gaza City. La protezione immediata e l’accesso all’assistenza sanitaria e all’assistenza umanitaria sono imperativi. Tali attacchi stanno lasciando civili malati e feriti senza un posto per le cure salvavita, perché l’escalation degli attacchi a civili e infrastrutture civili sta portando a innumerevoli vittime». Il ministero della salute ha lanciato l’allarme sull’esaurimento completo delle forniture di sangue: mentre i feriti aumentano, nel giro di pochi giorni potrebbe diventare impossibile effettuare trasfusioni.

L’Ohchr ha registrato l’intensificarsi dei bombardamenti nell’area nord-occidentale di Gaza City, soprattutto a Nuseirat e Zuwaida. In questi luoghi, tra il 24 e il 28 settembre, l’ufficio dell’Onu ha contato 12 raid che hanno ucciso almeno 89 palestinesi tra cui molte donne e bambini. A Nuseirat vengono sempre più spesso presi di mira i profughi: anche ieri una tenda è stata colpita, così come è accaduto nel campo profughi di Bureij, con diverse vittime. Anche nei siti della fondazione israelo-americana Ghf si continua a morire. Quattro palestinesi che tentavano di raggiungere gli aiuti sono stati ammazzati nei pressi di Rafah.

Nell’area di Gaza City le brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas, hanno dichiarato di aver colpito alcuni mezzi militari. Due razzi sono stati lanciati dal nord della Striscia, senza causare danni.

Intanto, domenica è stato approvato in prima istanza il disegno di legge che prevede la condanna a morte per i prigionieri politici palestinesi. La proposta è passata all’interno del Comitato per la sicurezza nazionale della Knesset, con quattro voti favorevoli e uno contrario, aprendo la strada all’iter parlamentare che prevede tre votazioni prima che diventi legge. I gruppi per i diritti umani che si occupano dei prigionieri palestinesi hanno descritto il disegno come un «atto di ferocia» e i familiari degli ostaggi si sono detti preoccupati per gli effetti che potrebbe avere sui prigionieri israeliani ancora a Gaza.

Per questo motivo il coordinatore per gli ostaggi, Gal Hirsch, aveva chiesto al premier Netanyahu di bloccare il voto, senza ottenere risposta. Se la legge dovesse passare, i tribunali potranno condannare a morte i palestinesi che commettono omicidi politici con motivazioni che Israele definisce «nazionaliste».

La pena non sarebbe la stessa per un cittadino ebreo israeliano che dovesse compiere la stessa azione. La proposta è stata presentata da Limor Son Har-Melech, membro del partito Otzma Yehudit (Potere ebraico), guidato dal ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. Il suprematista ebraico ha già provveduto a limitare le razioni di cibo per i prigionieri palestinesi, motivo per cui l’Alta corte di giustizia israeliana ha stabilito che lo Stato non sta adempiendo ai suoi obblighi legali.

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