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Gaza delle loro brame: ma che ‘Eldorado immobiliare’, un mare di gas

Gaza delle loro brame: ma che ‘Eldorado immobiliare’, un mare di gas

Politica Estera

19/09/2025

da Remocontro

Vittorio Da Rold

Il ministro delle Finanze israeliano Smotrich ha definito la Striscia di Gaza, un ‘Eldorado immobiliare’, dal giorno dopo la guerra. Progetto sul tavolo di Trump immobiliarista che ‘sta verificando’. Ma il vero tesoro è il gas nella terra dei palestinesi scacciati

 

Il martirio palestinese su un mare di gas

Ma quale Eldorado immobiliare! Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, che ha strangolato l’economia palestinese ritardando per mesi il pagamento dei tributi incassati in Cisgiordania e non versati nei tempi stabili alla Autorità palestinese, si è ‘dimenticato’ di un piccolo dettaglio. Nelle coste della Striscia di Gaza c’è uno dei più grandi giacimenti di gas naturale del mondo. Qualcosa di molto più appetibile (anche per farvi transitare gasdotti) per qualsiasi investitore a caccia di energia in un mondo che dice a parole di voler passare alle rinnovabili mentre è sempre più a caccia di nuove fonti di energia fossile che si stanno esaurendo.

‘Gaza Marine’

Si tratta del giacimento di gas denominato Gaza Marine situato a circa 36 chilometri dalla costa di Gaza. Scoperto nel 1999 dalla British Gas, ed è ritenuto uno dei maggiori giacimenti di gas naturale non sfruttati nel Mediterraneo orientale. Le sue riserve sono stimate in 32 miliardi di metri cubi. Certo poca cosa rispetto all’immenso giacimento Leviathan (623 miliardi di metri cubi) e quello denominato Tamar (200 miliardi) che oggi formano le principali risorse dello Stato di Israele, che lo usa per sé e lo esporta in grandi quantità a Egitto e Giordania per finanziare fra l’altro le sue costose guerre perpetue.

Ancora sorprese energetiche

Gaza Marine ha solo 32 miliardi di riserve, ma è pur sempre un tassello importante per di più ancora da esplorare e che magari potrebbe rivelare qualche sorpresa al rialzo. Nel frattempo, la British Gas ha venduto Gaza Marine alla Dutch Shell nel 2016, che a sua volta l’ha restituita all’Autorità Palestinese (AP) nel 2018 riportando le lancette all’inizio di tutta la trattativa. Nell’agosto 2019 uno studio UNCTAD ha confermato che anche nei Territori occupati ci sarebbero notevoli riserve di petrolio e gas naturale, nell’area C della Cisgiordania, quella guarda caso appetita dai ministri più estremisti del Governo Netanyahu.

Potenza energetica armata

Ovviamente chi mette le mani sui giacimenti si assicurerebbe energia per sé e royalties per la vendita a paesi terzi. In passato si è cercato di assegnare una licenza di esplorazione per Gaza Marine ma senza successo. Comunque, che l’operazione di esplorazione possa dare risultati positivi è avvalorato dal fatto che l’Eni, la compagnia di stato italiana, ha già scoperto e sfruttato, nella stessa zona del Mediterraneo orientale, il giacimento di gas naturale denominato Zohr, davanti alle coste egiziane.

Un tesoro a pelo d’acqua

Per la cronaca il prezzo del gas alla Borsa di Amsterdam è attualmente a 32,87 euro al megawattora ma nella stagione invernale tende a crescere di molto e a pesare sulle bollette energetiche di paesi importatori come l’Italia. Si dirà che la transizione energetica ridurrà in prospettiva il peso dei combustibili fossili, ma secondo recenti studi il cammino è ancora lungo ed accidentato. Secondo un recente studio S&P Global Commodity Insights nella Ue la decarbonizzazione a lungo termine è prevista indipendentemente dagli scenari ma considerando adattamento e frattura ‘verrà meno’ il target net zero al 2050:

  • “Questo non significa che la decarbonizzazione scompaia completamente dall’agenda politica europea – spiega l’analisi – ma altri imperativi, come la crescita economica e la lotta al caro energia emergeranno maggiormente”. Insomma il gas servirà ancora per molto tempo.
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